"Rome", Matt Berninger dei The National: "A Roma il concerto perfetto. Ora è un album"
Musica Foto di Graham MacIndoeUn concerto diventato album, perché in quel live "tutto è stato perfetto". La scaletta, con brani dei primi dischi ma anche dei più recenti, affinché tutti possano ascoltare le loro canzoni preferite. La volontà di non conoscere la scaletta perché "è come vedere il trailer di un film che guarderò dopo". E far vivere a tutti una vera fan experience: abbiamo incontrato Matt Berninger dei The National, che ci ha raccontato il live album "Rome", registrato all’Auditorium Parco della Musica il 3 giugno 2024
"A Roma il concerto perfetto. Ci siamo detti: perché non farne un live album?!"
Perché lo show a Roma è stato così speciale tanto da farne un album? La chiacchierata con Matt Berninger, frontman dei The National, inizia proprio con questa mia domanda. Il gruppo, infatti, ha trasformato lo show dal vivo dello scorso giugno in un album, che si intitola proprio Rome. Che Roma sia speciale, beh si sa molto bene. E non lo dico perché in questa città ho trascorso molto tempo, ho parte della mia famiglia e alcune delle mie più care amiche. La Cavea dell’Auditorium, dove Berninger & Co. hanno portato la loro musica davanti a migliaia di fan in festa. La risposta alla mia domanda non si fa attendere: “Erano giorni in cui eravamo particolarmente in sintonia, suonavamo bene. Tu ci hai visti al Primavera Sound a Barcellona, e anche quello è stato un gran bel live. A Roma, però, è successo qualcosa di ancora più speciale: abbiamo sentito quel feeling bellissimo alla fine del concerto. Ci siamo guardati e ci siamo detti: wow! Come ti dicevo, il periodo era particolarmente positivo: andava tutto bene, eravamo proprio felici dei concerti, suonavamo bene tutti insieme. Non c’è una ricetta precisa per il concerto perfetto, succede e basta. Noi eravamo convinti fosse stato un live perfetto, ed è quello che ci ha detto anche il nostro tecnico del suono quando gli abbiamo chiesto se, secondo lui, potevamo trasformare qualche live in un album dal vivo. Lui non ha esitato neanche un istante: Roma, ci ha detto subito. Sai, sono quelle cose che non si organizzano a priori: arrivano e basta. E poi ricordiamoci che è difficile far sì che un album dal vivo suoni come un disco registrato in una stanza. Volevamo che tutti potessero sentire quell’energia, proprio di quel concerto. E ci siamo riusciti” racconta Berninger, soddisfatto del risultato.
"Non leggo mai la scaletta: è come vedere il trailer di un film che guarderò dopo"
Proseguiamo la nostra chiacchierata parlando anche della durata delle canzoni di questo live, che sono molto lunghe rispetto ai canoni attuali. Ma anche della scelta dei brani, cosa non sempre facile. Ma come fanno a mettersi d’accordo tutti i componenti della band? “A dir la verità, Bryan, Aaron e Scott fanno la scaletta ogni sera. Lo scelgono ogni canzone. Io non ne so nulla e non ne voglio sapere nulla. A me basta avere il foglio con la scaletta davanti a me, sul palco, ma non la guardo quasi mai. È come se non volessi guardare il trailer di un film che poi vedrò. Ci sono alcune canzoni dei primi dischi, altre di quelli più recenti…ma ci sono anche alcuni brani che piacciono molto a me. Credo sia questo uno dei motivi per cui il live è stato così bello: abbiamo messo insieme i nostri favs, i nostri preferiti. Ogni sera la scaletta è diversa, e non la so. E voglio continuare così. E poi, la cosa ancora più bella nel risentire la registrazione è stata non ricordare assolutamente nulla di quello che era successo! Mi sono goduto lo spettacolo proprio come un fan: non l’avevo mai fatto e non riesco mai a farlo. Sì, credo che questo album sia proprio una fan experience, che non vivo mai!” (ride)
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"In passato provavo a cambiare la tonalità della mia voce. Ora la lascio andare"
Chiedo a Matt se è critico con se stesso e se, riascoltandosi, trova errori e imperfezioni. Ammette che per molto tempo è stato quasi ossessionato dal trovare imperfezioni nella sua voce, e di non farla risultare troppo bianca: “Ho sempre cercato di cantare con una voce più black possibile” - aggiunge parlando proprio con quella tonalità – “e infatti nei primi dischi lo si sente benissimo. Negli anni, però, ho capito che forse non è la cosa giusta. O meglio: ho imparato a lasciare andare la mia voce, e a farle fare quello che è meglio per lei, senza modificare sfumature o accenti. Quando parliamo, ridiamo o urliamo la nostra voce ha piccole caratteristiche che la contraddistinguono, che ora evidenzio anche nei brani che canto. Non voglio assomigliare a nessuno, ma essere solo me stesso. Quando ascolto le registrazioni dei live, però, mi accorgo quando ho fatto delle modifiche alla mia voce. Diciamo che mi trovo a metà tra sembrare un metallaro e un fiore molto delicato quando parlo (ride). È normale che una registrazione fatta in studio sia diversa rispetto a quella di un concerto, ma quando risento entrambe le versioni mi rendo conto di quanto i nostri live siano così meravigliosamente caotici!
"I nostri concerti? Un caos bellissimo. Sì, ai live ci sono anche degli Swifties"
Esatto – è un caos bellissimo! dico a Berninger, prima di chiedergli se ai concerti dei The National nell’ultimo periodo hanno partecipato molti Swifties (la band e in particolare di Aaron Dessner ha recentemente collaborato con Taylor Swift, popstar da record). “A dir la verità non moltissimi. Ma ieri sera, ad un nostro concerto, mi hanno dato un braccialetto…sì proprio un frienship bracelet, proprio come quelli che si scambiano tutte e tutti gli Swifties ai live di Taylor. C’era il titolo di una canzone e mi sono chiesto: Ma che brano è? Pensavo fosse uno dei The National e invece era proprio una canzone di Taylor! Se guardo alle persone che vengono a vederci, vedo tanti genitori con figli che sono Swifties allo stesso tempo, quindi potremmo dire che circa il due, cinque percento dei nostri fan amano anche Taylor Swift…Da quando Aaron ha collaborato con lei tante ragazze e tanti ragazzi hanno iniziato a venirci a sentire dal vivo e hanno provato ad avvicinarsi il più possibile a lui, ma spesso è complicato perché non sanno chi tra Aaron e Bryce sia effettivamente Aaron!” (ride)
Esatto! Dico a Matt – Al Primavera Sound abbiamo chiacchierato un po’ insieme e capire chi fosse chi non è stato facile – aggiungo. “Sono molto diversi ma capisco anche come le persone non riescano a distinguerli. Per me è strano perché li conosco da talmente tanto tempo e so esattamente chi sono” aggiunge Berninger sorridendo. Continuiamo a parlare del Primavera e della dedica con “Mr. November” fatta dal palco alle donne, in tutto il mondo, che lottano ogni giorno per il diritto di aborto. La nostra chiacchierata avviene alcuni giorni prima delle elezioni americane e con Matt parliamo molto di Donald Trump e Kamala Harris, ma soprattutto dell’impegno concreto della band per il Partito Democratico. Nei giorni successivi al nostro incontro lo vediamo cantare per Harris e sostenere pubblicamente la candidata. Ora, però, guardiamo al futuro con un album speciale, dedicato a una città bellissima, con l’idea che sì, la nostra amata Italia ha lasciato il segno nel cuore dei The National. Enjoy Rome, anche e soprattutto in musica.
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ROME TRACKLISTING
Side A
1. Runaway
2. Eucalyptus
3. Tropic Morning News
4. New Order T-Shirt
5. Don't Swallow The Cap
6. Side B
7. Bloodbuzz Ohio
8. The System Only Dreams In Total Darkness
9. I Need My Girl
10. Lemonworld
11. The Geese of Beverly Road
12. Lit Up
Side C
13. Alien
14. Humiliation
15. Murder Me Rachael
16. England
17. Graceless
Side D
18. Fake Empire
19. Smoke Detector
20. Mr November
21. Terrible Love
22. Vanderlyle Crybaby Geeks