Olly in concerto con l'album Tutta Vita che narra incanto e disincanto di una generazione
MusicaIl giovane artista genovese sta portando avanti un tour tutto sold out a conferma di una credibilità, umana e artistica, ormai consolidata. Tanti tifosi della sua Sampdoria tra il pubblico, dotati di sciarpe, magliette e bandiere. A febbraio sarà in gara al Festival di Sanremo nella categoria Big. IL COMMENTO
La grande ammucchiata non è più solo un film, ora è la festosa folla che si ammucchia, si stipa per condividere con Olly dubbi, gioie, incanto e disincanto di una generazione allargata. Perché il suo live, che ho visto nello scomodo e architettonicamente penalizzante Fabrique di Milano, raduna sì adolescenti e universitari, quelli che anagraficamente sono più vicini a Federico, un classe 2001, ma anche bambini e genitori che non sono semplici accompagnatori ma protagonisti attivi dello show. Perché ascoltare i testi di Olly è entrare nella mente di chi oggi oscilla tra i 16 e i 25 anni e dunque significa comprendere meglio una generazione inquieta. Tutta Vita è un album di formazione: frasi come "tasche vuote e anima piena" sono esplicative più di testo sociologico. E proprio per questa sua capacità di leggere le anime, per la forza dei suoi testi e per la condivisione che generano mi permetto un consiglio... non accendiamo sigarette sul palco, non è garantismo legislativo e non c'è bisogno di "imparare a memoria la Costituzione" è solo accortezza umana.
OLLY PORTA SUL PALCO L'ANIMA INQUIETA DI UNA GENERAZIONE
L'attesa di Olly è ritmata da pezzi di Vasco Rossi che il pubblico canta all'unisono e che bisserà quando il giovane artista genovese proporrà la sua versione di Vita Spericolata. Il live del Fabrique parte con È Festa, Una Vita e Polvere. È impressionante la sua energia. E vada che ha una storia da rugbista ma quello che colpisce è la sua elasticità poiché è lui ha dettare il ritmo e le canzoni lo seguono che fosse il pifferario magico: sa essere Elvis the Pelvis e il John Travolta di Saturday Night Fever, sa essere caraibico e punk. È totalmente padrone del palco, inusuale per un ragazzo di 23 anni. Ci sono suoi brani che sono già iconici e penso a Bianca ("Bianca è in un momento della vita di quelli un po' particolari / ha finito di studiare, è laureata
però, ha paura del domani"), Un'altra Volta e Paranoie. Per La Lavatrice si è Rotta appare sul palco una lavatrice naif che dona un po' di colore a un testo melanconico. Un altro elemento vincente del live di Olly è che il momento acustico non (inter)rompe il ritmo, porta una pausa ai tentativi di pogo e all'incessante saltare della folla, ma il flusso emotivo tra palco e platea non ha cortocircuiti. Il finale è scoppiettante, Olly ringrazia più volte il pubblico, in alcuni momenti si capisce è che incredulo per quello che gli sta accadendo: e non scordiamoci che a febbraio sarà in gara al Festival di Sanremo (GUARDA LO SPECIALE) nella categoria Big. Per Due come Noi è cantata da tutti e l'esecuzione live di Scarabocchi è struggente. Dopo I cantieri del Giappone, un processo di umanizzazione personale dell'artista, ci si avvia al finale che è fatto da L'anima balla, Il campione, Devastante e Menomale che c'è il mare. Perché, non dimentichiamolo, Olly è un Ulisse del Pop, un apolide, ma se deve pensare a un porto sicuro... c'è Genova. Sponda blucerchiata.