Dior Cruise, Roma diventa un grande teatro e la moda una straordinaria rappresentazione

Spettacolo
Crédits photographe: Adrien Dirand Crédits ©️ Fondazione Torlonia

Dopo Siviglia, Atene, Città del Messico ed Edimburgo Maria Grazia Chiuri è tornata nella sua città per presentare la collezione Dior Cruise 2026

Siamo a Villa Albani Torlonia, splendida dimora privata rinascimentale che in occasione della sfilata Dior Cruise 2026 ha aperto le sue porte al pubblico. Qui nell’immenso giardino di questo gioiello settecentesco Maria Grazia Chiuri, direttrice creativa delle collezioni femminili Dior, ha portato in scena il suo amore per Roma. La Roma del cinema, quel cinema che influenza l’immagine dell’Italia all’estero, così come influenza la moda. Quel cinema che Chiuri ha scelto per raccontare questa sua ultima collezione, grazie alla collaborazione con Matteo Garrone che per l’occasione ha realizzato il film “I fantasmi della moda”.

La collezione, un intreccio creativo

La moda è incontro tra arti, commistione di creatività differenti.

Si vuol sempre definire la moda come un mondo a se’, in realtà la moda è presente e può essere un terreno di sperimentazione per varie discipline. Ed è quello che abbiamo voluto fare con questa collezione. Abbiamo per esempio messo in dialogo l’atelier di moda, sia del prêt-à-porter che dell’alta moda, con un atelier da Oscar come quello di Tirelli”, ci spiega la direttrice creativa Dior donna prima dello show.

Il dialogo con l’atelier Tirelli, sartoria da oscar

“Era da tantissimi anni che desideravo collaborare con l’atelier Tirelli. Abbiamo per esempio scoperto un vestito creato dal grande Piero Tosi per “La Signora delle Camelie” realizzato in garza medica", ci spiega Maria Grazia Chiuri. "Nemmeno nella nostra couture, dove osiamo sperimentare, avevamo mai preso in considerazione questo materiale. Ovviamente la magia degli atelier come quelli di cinema e di teatro sta nel creare questa illusione. In qualche modo, quindi, abbiamo potuto anche noi provare questo materiale ed è stato per tutto lo studio stimolante. Credo però che allo stesso tempo sia stato stimolante anche per loro scoprire, attraverso gli atelier di Dior, tecniche che non avevano mai sperimentato. Lo scambio è sempre alla base di queste Cruise”.

 

Un dialogo tra atelier che in passerella si traduce in abiti couture e abiti pret-a-porter, fatti però con una precisione tale da sembrare pezzi di alta moda. Come la maglieria, ci spiega Maria Grazia Chiuri, “abiti quindi di prêt-à-porter ma è incredibile come oggi, anche grazie alla tecnologia, si arrivi a fare abiti con dei dettagli così perfetti – come per esempio dei fiori tridimensionali – da passare per abiti di alta moda. Questi sono gli abiti che mi hanno stupito di più.”

Ad ispirare l’intera sfilata la figura di Mimi Pecci-Blunt

Protagonista carismatica di Roma, ma anche di Parigi così come della New York del Novecento, Mimì Pecci-Blunt aprì in tempi di guerra prima la Galleria della Cometa e poi il Teatro della Cometa, dal cui palcoscenico si gode la vista del Campidoglio. Acquistato dalla famiglia Chiuri durante la pandemia, questo minuscolo teatro progettato da Tomaso Buzzi è stato poi ristrutturato e ora è tornato a nuova vita.

E a Mimì Pecci-Blunt, figura femminile forte e carismatica, è ispirata l’intera collezione, soprattutto a quel Bal Blanc che, ci spiega Chiuri, “organizzò nella sua casa di Parigi dove aveva invitato tutti i suoi ospiti a realizzare dei tableaux vivants. Queste foto sono quindi state il punto di partenza dello show e fanno vedere anche come a quel tempo l’abito fosse usato per trasformarsi e per rompere le regole di una società che probabilmente era molto più conservatrice.

Mimì Pecci-Blunt era una donna che, malgrado ci fosse la Seconda Guerra Mondiale, era interessata alle arti e faceva di tutto per promuovere gli artisti italiano all’estero perché aveva uno sguardo molto interessato a tutte le forme artistiche, dal teatro, alla musica, all’arte.”

 

In passerella i riferimenti si moltiplicano. C’è Mimì Pecci-Blunt; c’è il lavoro di Pietro Ruffo, con cui la Chiuri collabora dal 2015; c’è il dialogo con l’atelier Tirelli,  ci sono le grottesche della Domus Aurea.

C’è una Roma stratificata, ci sono rimandi culturali di epoche passate, c’è la storia della moda, ma tutto è in sintonia. In passerella i contrasti diventano armonici e la confusione diventa bella, come recita il titolo del libro di Francesco PIccolo "La bella confusione". Del resto, “Roma è una grande confusione”, ci dice la Chiuri, “ma forse è anche dalla confusione che nasce la bellezza.”

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