Olly, l'album Tutta Vita: "Le mie canzoni raccontano chi ha sempre la forza per rialzarsi"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

Credit Andrea Bianchera

Il cantatutore genovese, in questo progetto prodotto da JVLY, parte dalla sua generazione per abbracciarle tutte. Tra incanto e disincanto. L'INTERVISTA

Si intitola Tutta Vita, l’album di inediti di Olly (Epic Records/Sony Music Italy) prodotto da JVLI, un disco collettivo che parte dal cantautore per raccontare il “noi” che lo circonda, che abbraccia la sua generazione per poi arrivare a tutti. Le dodici canzoni indagano l'ultimo biennio del cantautore che attraverso le sue esperienze personali e quelle dei suoi amici coinvolge persone che, a vario titolo, sono entrate nella sua vita fino a comprendere una intera generazione. E arriva dalla quotidianità di Olly anche il titolo poiché quel Tutta vita è l’espressione che si usa quando qualcosa va storto, ma comunque ci si rialza e si va avanti, è un segnale di positività, una frase che ci si dice tra amici e che rappresenta modo dell'artista di affrontare la vita.

Federico partiamo dalla storia dell’album che descrive una quotidianità che si muove con descrizioni che sono intergenerazionali: come è nato e cosa ti ha ispirato in questa visione così ampia della vita?
La vita… la vita, questi ultimi due anni di vita con Jvli (il produttore, ndr) vicino, a fare musica sono stati mettere in parole la vita. Le esperienze mie e delle persone a me vicine, delle persone a me lontane e che vorrei vicine, quello che è, quel che vorrei fosse, che è stato, che sarà… Insomma un po' di tutto ma alla fine ognuno la vive come vuole.

“Tasche vuote, anima piena” è il manifesto della tua generazione? Di una generazione che nonostante le difficoltà vive la vita come una festa? O almeno ci prova?
Esatto. Ci prova sempre direi e aggiungo che fare festa sempre è un po' un modo per autoconvincersi. Di base questo disco è stato fatto per me, mi aiuta a sentirmi dire le cose che vorrei ogni tanto sentirmi dire, come se all'interno dell'album ci fossero due persone, Olly che canta e Ico che mi prende per il culo; c'è stato un approccio divertente, mi son divertito molto.

Alla partita della domenica ci vai spesso? Come vedi oggi la Sampdoria?
Ehh male! Per lo più si gioca di sabato perché è Serie B. Quando riesco vado, vivere il lato conviviale spiega cosa significa andare allo stadio davvero. Io venivo da rugby, e calcio e rugby son due scuole di pensiero diverse.

Citi la tredicesima, la laurea e un lavoro: ti senti parte di una generazione disillusa? Che per ritrovarsi scappa e lascia tutto perché è stanca di aspettare di vivere e ora vuole vivere?
I Cantieri del Giappone è stato un modo di umanizzarmi, mettere i problemi della gente e i miei sullo stesso piano. Nella nostra generazione o sminuisci per invidia o invidi qualcuno perché ce la sta facendo. Con una persona arrivata c'è sempre questa tendenza. il disco serve per far capire che sì certo, lavoro con la mia passione, guadagno bene, la mia è una situazione privilegiata, eppure ho la stessa quantità di problemi e la fragilità che hanno tutti i ragazzi miei coetanei. Non è vittimismo, ma è umanizzazione, relativizzazione, come a dire raga sereni siam tutti sulla stessa barca.

Quei ricordi là è una proiezione nel futuro... ma parli anche di brividi pensando al passato: è il destino di chi è in mare aperto quando tira forte il vento?
È possibile, mi piace questa analisi, molto, è come avrei voluto spiegarla io agli altri giornalisti oggi (ride, ndr). È una proiezione nel futuro con ricordo del passato ma anche fiducia nel pensare che seppur con tutte le difficolta sarà bellissimo tutto quello che vivrò ancora, come fosse un abbraccio che mi regalo tra un po’ di anni, quando sarò su un'amaca sotto a un baobab e ripenserò al passato e sarò felice.

Canti proprio “tra qualche anno mi vedo su un'amaca sotto un baobab, solo e fuori dai radar”: hai in mente un luogo preciso nella tua mente come ambientazione di questa immagine? In che parte del mondo?
C'è un po’ di tutto in questo album, c'è la Bolivia, la Repubblica Dominicana, c'è Genova. La realtà è che mi vedo a Genova, finirò lì, è lì dove voglio vivere. Quando penso a comprar casa penso a Genova.

Noi che è un brano di libertà, di rivendicazione di libertà: ti senti spesso costretto dalle convenzioni sociali in una vita che non è la tua?
No, almeno non spesso, non da convenzioni sociali, magari costretto da altre cose, ma è così un po’ per tutti. La musica è il mio modo per uscire dalla gabbia, ognuno ha il suo, faccio proprio un riferimento ai visual: si tratterà proprio di gabbia e di animali in gabbia!


Per altro Noi che è ricca di citazioni più o meno velate, da Figli delle stelle a Maledetta primavera fino a Gioventù bruciata e Rockstar, che può essere quella di Post Malone o di Sfera Ebbasta. Le citazioni sono una tua cifra stilistica frequente: cosa ti affascina di questa forma di scrittura?
È certo che siano più facili da usare essendo già state scritte. Sei figo solo a dirla e a replicare, a me piace portare queste citazioni dove nessuno si aspetta di trovarle, Maledetta primavera, Rino Gaetano e tutto un mondo cantautorale, un manifesto dichiarato di quanto io mi senta vicino a quel mondo, a dire che siamo ancora qui a cantar quelle canzone. A ballare mi scateno con Ozuna, però se poi parte A mano a mano di Rino Gaetano...

Devastante è una promessa d’amore. Un testo originale, ma anche anomalo, perché oggi la maggior parte delle canzoni d’amore sono cupe, parlano di storie finite: perché oggi ci si ama in silenzio e si scopa di nascosto quando sarebbe bello fare tutto in libertà?
Non lo so, sai? Me lo chiedo anche io. Noi ragazzi siamo sommersi di input, siamo cresciuti nel digitale, siamo stimolatissimi, anche quando non vuoi scegliere qualcosa devi scegliere qualcosa per forza. Forse è per questo, le cose vere, più impegnate come una storia d'amore possono portare ad atteggiamenti evitanti.

A Noi serve far l’amore, ma nell’ultimo verso hai tradito per amore: la storia che racconti tra l’incipit e il finale è pentimento o accettazione di una fluidità affettiva e fisica?
Un mix delle due cose, è tutto fittizio, non ho mai tradito fisicamente, poi ovvio dipende sempre cosa si intende per tradire, in senso lato posso aver mancato di rispetto, ma non ho mai tradito fisicamente. Ho voluto portar la situazione all'estremo con qualcosa che non è scritto da me. Tutto scritto nel diario della persona in questione, protagonista del brano, come leggessi il diario di qualcuno, volevo descrivere una sensazione, il mio modo di raccontare un disagio evidente che ho nelle relazioni.

Nella tua vita ci sono più scarabocchi o più poesie?
Tantissimi scarabocchi, anche se sto cercando di non arrivar al punto di prendere una penna quando conosco una persona. È importante essere onesto se ho voglia di conoscere qualcuno o meno fin da subito.

Alla fine possiamo dire che “per chi ci mette la faccia e se poi sbaglia ca**i suoi” è uno di quei vizi che, per citare Ligabue, non vuoi smettere smettere mai? Insomma che ogni salita è tutta vita?
Si può dire, si può dire. Ogni salita è anche una grande discesa, in cui non bisogna ingambarsi. Mi piace far questo esempio: quando vado a correre vado più lento in discesa, ho più paura in discesa, io peso e sono grosso e non voglio farmi male. Lo stesso accade nella vita e nella carriera per me. Da dentro mi sento un po' in salita, quando arrivo all’obiettivo poi parto subito in discesa e devo fare attenzione.

Infine cosa puoi anticiparmi del tour e ci saranno altre sorprese da qui a Natale?
Nel tour ci sarà una nuova band, nel senso che chi c’era l'anno scorso rimarrà ma aggiungiamo delle cose ma non ti dico cosa. Sono felicissimo che la prima parte sia andata sold out già prima dell’uscita dell'album; la seconda parte sarà a maggio 2025. Per i live, sono sincero, devo ancora costruire tutto, c'è solo la scaletta e devo ancora pensare a un sacco di cose, c'è tanto da fare.

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