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Cesare Cremonini e l'album Alaska Baby: “Il pericolo stimola le nostre abilità”

Musica

Fabrizio Basso

Un viaggio nella macchina del tempo, uno zigzag tra passato e futuro con pause nel presente. Un album contemporaneo e intimo che debutterà sul palco l'8 giugno 2025 a Lignano Sabbiadoro. INTERVISTA

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Alaska Baby è una avventura in dodici canzoni in cui Cesare Cremonini ci accompagna in un viaggio animista, che poi è considerata la prima religione dell'umanità, e ben si sposa con Alaska Baby che con brani quali San Luca equilibra sacro e profano. Cesare Cremonini si muove libero come mai prima d’ora per provare ancora una volta ad andare oltre i propri confini, alzare l’asticella del pop e creare opere senza tempo. Il Cremonini Live 25 debutta l'8 giugno a Lignano e prosegue il 15 (sold out) e il 16 a Milano, 19 (sold out) e 20 (sold out) a Bologna, il 24 a Napoli (sold out), il 28 a Messina (sold out), il 3 e 4 luglio a Bari, l'8 luglio a Padova (sold out), il 12 luglio a Torino (sold out) e, infine, il 17 e 18 luglio a Roma.

 

Cesare partiamo da Alaska Baby che è un album di ripartenza.
Prevaricarsi è mettersi in discussione, è dare una possibilità a se stessi e anche dare a se stessi un piccolo barlume di quello che può essere il futuro: aprire una discussione su questo è una scelta legata alla necessità di mettermi in discussione, è ritrovare l’energia del disco d’esordio oggi che il peso specifico di quello che ho fatto si sente. Mi metto in pericolo e ci metto pure la carriera. D’altra parte le nostre più forti abilità le tiriamo fuori quando siamo in pericolo.

Cosa intendi per pericolo?
Morire come artista e non servire più a niente. Specchiarsi in una immagine di sé riflette la copia di se stessi ma ancora peggio è dimenticarsi del proprio compito. C’è una idea di mercato attraente ma che anche confonde e fa fare sciocchezze come quelle di assecondare il pubblico. L’idea di un pubblico orfano di queste idee è una sfida che mi piace, a volte porta risultati deludenti altre porta orgoglio.

Hai dubbi?
Ne ho sempre, ho una inquietudine personale che non è legata ai numeri ma alla capacità di essere artista. Fa parte dell’essere umano e io ne sono una varietà, non mi accontento di un risultato numerico per dire che ce l’ho fatta.

Però hai un pezzo, Ora che non ho più Te, da due mesi in classifica.
Sono parte di una generazione di artisti ponte, vissuti nel Novecento ma con lo sguardo nel Duemila. Sono però contemporaneo stando al centro della mia energia. Produco canzoni che ambiscono a essere eterne, quando è uscito il singolo ho capito che io sono questo, uno che cerca di proporre qualcosa che tiene insieme non in modo premeditato.

Di riflesso ti chiedo cosa manca ai pezzi che invece non restano?
Non so cosa gli manchi perché non li faccio io. Ci sono tanti modi di fare musica, ci sono sempre stati, consiglio sempre, parlando ai più giovani, che per la mia generazione era importante non derubare il presente e seguire quella linea mi ha fatto faticare molto.

Non derubare il presente come è possibile?
Io mi sono buttato nel fiume e ho visto dove mi ha portato, mi ha portato da Elisa, da Luca Carboni, dai Meduza e in quel seguire il flusso ho anche capito il senso di fare un disco. Ho chiesto a Luca di tornare a cantare in San Luca dopo due anni per lui difficili e ti dico che non l’opportunità di vivere questa esperienza con lui non è paragonabile con quello che accade di numerico. Elisa è amore e speranza perché vedere una mia coetanea che è una donna meravigliosa in tutti i sensi, nel lavoro e nel privato, è speciale.

C’è poi il documentario dei tuoi viaggi, dall’America all’Alaska, che racconta molto dell’album.
Lo ho fatto senza sapere cosa sarebbe diventato eppure oggi ti dico che mi aiuta a spiegare il senso di Alaska Baby. Il segreto è lì dentro, è partire e mollare tutto quando potevo stare in piscina o frequentare i red carpet.

Torniamo alla Madonna San Luca?
Quella canzone è una preghiera, è figura religiosa ma anche laica, la canzone dice che siamo figli della luna e l’Emilia-Romagna è una regione godereccia e pagana anche se poi si distacca per avvicinarsi all’anima e allo spirito. Ci si va spesso anche per un raffreddore. Tutti eravamo preoccupati per Luca, ci siamo scritti messaggi blandi poi ho scoperto che era guarito. Gli ho fatto avere il testo, lui mi ha scritto e abbiamo trovato un piccolo miracolo, quando è venuto in studio mi sono messo da parte tanto era una sua cosa privata. La Madonna di San Luca è l’esempio massimo di equilibrio tra chi ha fede nel divino e chi non può non accorgersi della fede nell’umano.

Hai accennato a un disco artigianale: cosa intendi?
Ragazze Facili è un tempio in questo album, contiene cose di grande valore per me, significa non avere paura del dolore e ritrovare il coraggio di amare. Mi sono visto così scoperto in questa canzone nata in cinque minuti, ho provato a coprirla facendone più versioni. Ognuna è una armatura che prova a proteggerla ma non sono riuscito a proteggere me. Certe canzoni non sono opere di design ma pezzi di te. È l’unica canzone della mia vita nella quale ho perso, mi ha mandato ko.

Avevi queste prospettive lunghe anche ai tempi di 50 Special?
Dormivo nello studio di mio padre su un divano letto. Avevo 10, 11 anni e scoprivo le prime canzoni e pensavo già in maniera estremamente convinta che volevo essere una pagina di questa storia, non un capitolo. Oggi non so dirti se ho scritto una pagina, un capitolo o un libro ma quel periodo tiene in piedi tutto quello che ho fatto dopo.

C’è un forte senso di contemporaneità in tutto il disco, c’è una ricerca di quotidianità, tipo fare cose normali, stringersi le mani: è con questi piccoli riti che possiamo essere certi di “non rimpiangere il domani”?
Come è Profondo il Mare di Lucio Dalla non andava dietro alle mode, si rifaceva a modelli musicali in estinzione, non c’era ancora quel modello sbocciato a fine anni Settanta che ha trasformato la musica nel mondo. Mi manca come lettura la contemporaneità ma è affascinante.

E la quotidianità?
Non ho famiglia, vivo in una città in cui il senso civico, il rapporto con gli altri e la capacità di immaginare rendono alto il livello di umanità. A volte ci sono difficoltà in luoghi dove il contrasto sociale è più forte. Bologna fa pensare al bene non al male e questo si traduce in gesti.

Come la mettiamo con l’amore?
In Ragazze Facili ha i cori fatti da Elisa, le ho chiesto di creare una forza. C’è un momento in cui dico “vieni a vedere che faccia ha un giorno senza pietà” e io voglio esserne degno, voglio tornare a credere nell’amore, elemento che c’è in quasi tutte le canzoni.

La cover ha una sua simbologia?
All’inizio nessun concetto preciso, poi è diventato un’opera e dunque comanda lei. Non c’è scelta razionale nella copertina, è l’opera stessa che mi ha chiesto di essere rappresentata: il bianco è la luce dell’Alaska, poi c’è l’aurora boreale di cui mi sono nutrito e l’unione tra due corpi identifica la sinergia verso gli altri. È tutto molto semplice.

Chiudiamo col tour negli stadi nel 2025?
È un tour importante legato al mio percorso dal vivo ma non soffro lo status da stadi tutt’al più è uno status mentale, anzi uno stadio mentale. Ora mi sto liberando da certe sensazioni e credo di essere in condizione per starci bene su quel palco grazie anche ai 500mila biglietti venduti prima dell’uscita del disco.

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