Carlotta Sillano è immaginifica nell'album Nella natura vuota dei simboli appassiti
MusicaÈ il primo disco in italiano dell'artista vercellese e ospita dieci brani che esplorano temi sulla natura, la conoscenza e la memoria. L'INTERVISTA
Nella natura vuota dei simboli appassiti è il nuovo album di Carlotta Sillano, il primo in italiano. L'artista vercellese ha all'attivo tre dischi in lingua inglese sotto il moniker Carlot-ta, dove sperimentazione musicale e una poetica colta si intrecciano creando canzoni dall'anima pop, capaci di stupire e raccontare grandi poeti del passato, luoghi sacri e profani. Nella natura vuota dei simboli appassiti è un’opera composta da dieci brani che esplorano temi sulla natura, la conoscenza e la memoria. Attraverso un raffinato chamber pop, che fonde eleganza e oscurità, l’album si muove tra sonorità folk ed elettroniche: pianoforti, tastiere, synth, archi, organi e percussioni si intrecciano a liriche complesse ma dirette, dipingendo un immaginario vivido e fuori dal tempo che evoca scenari che spaziano tra luoghi naturali, simbolici e privati.
I brani sono ambientati in spazi ampi e affascinanti, come montagne sacre, laghi artificiali e giardini rinascimentali, ma anche in universi simbolici ricchi di monumenti, icone e wunderkammer. Al centro di tutto si trovano anche elementi personali e intimi, legati agli oggetti, alla memoria e al pensiero.
Nella natura vuota dei simboli appassiti è un album di immagini e immaginazione, di memoria e di ricordi, elementi uniti da una sacralità laica. Che storia ha?
È il mio primo progetto in italiano, ho iniziato a lavorarci nel 2021, nel periodo post pandemico per dare un orizzonte temporale. Ho imparato a scriverlo mentre lo facevo, fino a questo momento non avevo trovato un metodo di scrittura in italiano che mi soddisfacesse. La prima scritta è stata vanitas che ha portato al titolo dell’album ed è una canzone apocalittica anche se poi il disco non è dark, non è pessimista. La memoria diventa un focus consapevole, per me la musica è sacra, nella vita posso anche essere sciocca ma la musica è una questione importante.
Moderata Fonte parla di sole e della terra: Aristotele e Tolomeo erano per la terra ma già Aristarco iniziava a dubitare, poi con Copernico, Galilei e Keplero siamo approdati al sole come elemento centrale. Tu a quale pensiero appartieni anche se il brano è una circumnavigazione dell’essere umano.
La metafora dell’eliocentrismo e geocentrismo l'ho usata per contestualizzare il Cinquecento, quando si valuta un’altra prospettiva. Il nome Moderata Fonte mi ha molto colpito, era lo pseudonimo di Modesta Pozzo, poetessa veneziana del Cinquecento, dotata di grande intelligenza che mi ha affascinato per la sua storia e il suo solo ritratto iconico. Ho paragono i nostri percorsi, mi sono chiesta cosa era un’opera di conoscenza quando tutto era avventuroso mentre oggi abbiamo tutto ma non sappiamo spesso che farcene. Non mi colloco in una corrente filosofica e astrofisica ma comparo un’epoca che posso solo immaginare.
In lineare A citi il compositore Alban Berg celebre per i suoi lavori sull’atonalità e sulla dodecafonia, un anticipatore ma anche un incompreso se pensiamo alle sue incursioni nel romanticismo-irrazionalista: ti senti anche tu, a volte, anticipatrice e incompresa?
La meta non era approdare a un termine di paragone bensì mi interessava il suo lavoro sui codici. Immagino questo villaggio che non ha avuto contatti con un mondo civilizzato con queste persone che sono impegnate in una danza che può essere ritenuta tribale o ineducata ma potrebbe anche essere un linguaggio non codificato. È un viaggio verso un ignoto culturale, è il pianeta parallelo che si evolve insieme al nostro ma che forse è più codificato del nostro mondo conosciuto. Spesso ignoriamo un ignoto più grande di noi, più interessante e progredito.
Sempre con Lineare A ci porti a Creta circa duemila anni prima di Cristo ed è una scrittura oggi non ancora decifrata con precisione: è simbolo di una tua cripticità artistica?
Non sono così incodificabili le mie canzoni. La scrittura cretese è un esempio di questo ignoto e mi faceva piacere comparare l’ignoto a una cultura da sussidiario, come la chiamava Franco Battiato.
wunderkammer ovvero “apri la tua porta all’orizzonte delle cose”: oggi quale orizzonte c’è davanti a te?
Ne vedo di prossimi e mai troppo lontani: sono fatti spesso di oggetti frequenti e vicini che sono con me da tempo, vorrei però allargare lo spazio e i suoi contenuti.
In archeologie dici “e poi rimango ferma ad aspettare”: non è un controsenso per una persona che viaggia, e fa viaggiare, solo con le parole e le immagini che crea?
È una canzone sul restare e sull’evadere dal quotidiano con l’immaginazione. La nostalgia è una forma di immaginazione, nell’attesa si sviluppa l’immaginario che ha una forte aderenza al reale. Il disco è una proiezione sull’attesa di percepire cosa abbiamo intorno e poi trarne un’immagine lontana.
Quando dici che l’amore è “da sempre una scoperta accidentale” e ti riferisci all’etimo latino quindi che ci cade addosso? L’amore è un fattore casuale?
Penso che sia casuale come una scoperta archeologica, quando inizi lo scavo non sai se nasconde qualcosa o no.
“Cancellar la colpa come una preghiera” è un concetto catto-democristiano: sei credente? Il perdono è elaborazione o un atto di fede?
Non sono credente. Qui interpreto un altro personaggio, un killer, voleva essere una canzone senza il giudizio delle azioni. Però la frase che hai citato nasconde un giudizio. Sull’atto di fede… per me non è così.
In arco-gravità parli di una “città fantasma conosciuta solo a noi”: hai la mappatura delle tue? Sai cosa c’è dentro di te a 300 metri di profondità? E c’è chi può arrivarci o resta un mondo solo tuo?
È una canzone con geografie abbastanza reali, la città fantasma esiste, ha coordinate ben specifiche. L'ho trovata in occasione di un viaggio alle Svalbard e si chiama Pyramidem. Poi sai, magari a 330 metri di profondità esistono altre città che emergono solo a tratti come quando il bacino che racconto si svuota per motivi naturali o manutenzioni e riporta alla luce quello che quel luogo era una volta. Le dighe mi affasciano e organizzo dei viaggi per andarle a visitare, e anche se le considero cose efferate mi piace pensare a cosa c’è sotto.
furia iconoclasta mi ha fatto pensare a Prospettiva Nevskij di Franco Battiato: che storia ha, tra cemento brutalista, poeti stalinisti e pastori metodisti? E qual è il sogno inaccettabile che non tornerà mai più?
Nasce anche lei da un luogo specifico che non è in ambito ex sovietico, è la cattedrale di Delft: leggendo le informazioni, stranamente presenti anche in italiano, mi ha colpita la scritta furia iconoclasta. È una canzone ironica sulla cancel culture. Se non troviamo rispettate le aspettative dell’architetto o del poeta che scrive perché permeati da una cultura imposta dalla società… questi sono i sogni inaccettabili. E comunque non c’è una risposta, è un disco di domande.
Invece la canzone dell’oblio ha quella melanconia tipica di Luigi Tenco: più che della dimenticanza mi sembra la canzone della confusione e del dubbio. Se la memoria è un atto d’amore perché è nella canzone dell’oblio e della signora della dimenticanza?
Se è un atto d’amore è un’altra domanda che mi pongo. Sembrano dedicazioni a Madonne che paiono immaginarie ma andando spesso nelle valli alpine trovi chiese con dedicazioni animiste, la Madonna del latte, delle rose e quella del rumore che è una chiesa in Valsesia. Qui ci sono dimenticanza e reminiscenza, come il gioco tra addio e oblio che non sono stessa cosa.
In un desiderio nuovo citi la tenda di Pitagora, i suoi versi aurei erano inconfutabili e andavano applicati alla vita quotidiana. Da una parte della tenda c’era il maestro, dall’altra gli allievi. La tua tenda artistica cosa separa?
Il riferimento pitagorico si recupera alla fine della canzone e non è correlato a un rapporto allievo/maestro ma al desiderio. Di Pitagora mi interessava che si sentisse solo il suono, il suo insegnamento non doveva essere distratto dall’immagine. All’Università mi occupo di suoni e paesaggi sonori, sogno e desiderio lo cogli nell’hic et nunc.
Infine ti chiedo che progetti hai per le prossime settimane?
Iniziamo a suonare dal vivo, si parte con i release party di festeggiamento (30 novembre a Vercelli, 12 dicembre a Torino e il 13 a Milano, ndr) e stiamo allestendo un calendario futuro spero molto ricco. In scaletta il nuovo album e qualche brano del passato che verrà riarrangiato.