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Emma Nolde, l'album NuovoSpazioTempo: "Evadiamo dalle abitudini creative"

Musica

Fabrizio Basso

L'artista toscana dipinge con musica e parole un tempo quotidiano dove non esistono solo la terra e il cielo ma anche Google Earth e iCloud. Il tour debutta il 29 novembre da Livorno. L'INTERVISTA

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NuovoSpazioTempo ci restituisce, dopo lo smarrimento del precedente album Dormi, una Emma Nolde consapevole e prodiga di suggestioni. NuovoSpazioTempo è il suo terzo disco ma il primo per Carosello Records. Il nuovo lavoro discografico include le inedite collaborazioni con Niccolò FabiNayt e Mecna, un incontro di mondi apparentemente diversissimi tra loro ma che si accomunano a Emma per la grande capacità di soppesare con cura parole e messaggi all’interno della loro musica. Il NuovoSpazioTempo Club Tour, prodotto da Locusta, parte venerdì 29 novembre dal The Cage di Livorno e prosegue il 7 dicembre al H2NO di Pistoia, il 13 all’Arci Bellezza di Milano, il 14 al Locomotiv Club di Bologna, il 27 al MAT Laboratorio Urbano di Terlizzi, il 28 allo Spazioporto di Taranto, il 29 al Lizard Club di Caserta, il 17 gennaio al New Age Club di Roncade, il 27 febbraio al Monk di Roma, il 7 marzo all’Hiroshima Mon Amour di Torino e l’8 marzo al Glue di Firenze.

Emma partiamo dalla storia di NuovoSpazioTempo, dunque da come è nato e da questo titolo che senza spazi toglie il fiato, sembra annullare lo spazio del tempo. Calcolando anche che il precedente Dormi era un album dove parlavi di non avere controllo.
Mi piace non avere gli spazi, è come inventare una parola nuova, come era già stato in Toccaterra. Mi piace pensare a un nome che non abbia alcun precedente. L’unione è frenesia. In Dormi era centrale il non controllo, ora è cambiato molto, nella mia vita personale accadono cose belle e sono entrata in una nuova filosofia creativa. Dormi era la stasi, ero in casa da sola, qui sono sopraffatta dalle cose da fare e un po’ ho sofferto della velocità. Anche l’immagine della cover passa dall’idea di me dormiente a me che vado di corsa.

L’Intro pone già una domanda immensa: saremo felici mai? E getta inquietudine sul futuro con quel poi che si ripete. E’ il ritratto di una generazione?
Forse sì perché non abbiamo alcun tipo di sicurezze sul futuro e non solo ambientale, anche nel nostro piccolo quotidiano. Comprare casa e mettere su famiglia fa paura quindi ci si attacca al presente e tutte le distrazioni possibili diventano una soluzione effimera.

A proposito di felicità, in Sconosciuti dici “ci sentiremo mai felici più di adesso?”: è un invito al carpe diem oppure l’accettazione di una società che crea solitudine e spaesamento? Per altro in Pianopianopiano inviti a goderci la strada aprendo così alla speranza.
Il verso che citi è una domanda che io mi pongo spesso. Il mio babbo mi parla del bello dei vent’anni ma oggi non sembra l’età più bella proprio per le domande che ci ruotano intorno. Spero in un futuro migliore ma se questo è il picco perché non me lo devo gustare davvero?

Sempre Pianopianopiano mi ha ricordato Il Sabato del Villaggio di Giacomo Leopardi nel senso che è ancora domenica ma è già lunedì nei pensieri e si sogna il prossimo venerdì. La fantasia di dove stai tu è figlia del provare a salire sulle stelle o dello stare a guardarle?
Lo stare a guardarle, ma l’attesa del venerdì successivo che parte dal lunedì precedente è esattamente quello che muove speranza e felicità. Quando arriva la prossima cosa bella? L’attesa può essere una condanna. Guardare le stelle e non raggiungerle sposta la prospettiva e io mi godo comunque il paesaggio se quello che desidero non arriva.

Sirene nella mitologia è un canto che ipnotizza, nelle tue parole è accoglienza, libertà, identità ma soprattutto accettare il prossimo per quella che è la sua natura. L’idealizzazione dell’altro e la non accettazione di quello che è sono il baratro delle relazioni?
Parlo proprio di questo ma nell’ambito famigliare, mi riferisco a quando i genitori senza accorgersene idealizzano il futuro dei figli. Parlo di una persona i cui sogni hanno sofferto per le ambizioni della famiglia. Inizialmente volevo parlare a un alieno poi ho visto un bambino seduto con le gambe a penzoloni, le cuffie e uno zaino pesante come non mai. In quell’attimo mi sono chiesta che cosa lo aspetta se a 7 anni ha questa realtà? E’ lo sbagliare per amore.

Se qualcuno ti regalasse un cannocchiale per vedere dove puoi arrivare avresti paura? Remi contro l’ignoto o lo sfidi?
Col cannocchiale non vorrei vedere. Meglio tornare nel passato che scrutare nel futuro. C’è un film, Se Dio esiste abita a Bruxelles, che mostra Dio come un signore con un enorme pc che controlla le persone. Ma la figlia gli fa un dispetto e manda a tutti la data di morte e dunque iniziano a vivere senza aspettative e Dio ha perso la sua missione. Mi sento attiva nello sfidare l’ignoto.

Se quello che fa paura è solo un punto di vista come si può cambiare la prospettiva?
Mettendosi dal punto di vista di un’altra persona. Non spaventarti per una cosa semplice dico io, Niccolò Fabi invece sostiene la legittimità della paura. Cambiandosi gli occhi ci si comprende e ci si aiuta e il messaggio è te lo dico perché ti voglio bene di non avere paura.

Punto di Domanda è la canzone dei dilemmi esistenziali: cosa ti fa più paura oggi? Cambiare, restare uguale, rischiare o restare a guardare?
Oggi restare a guardare in primis ma anche restare uguale seppure ci sono cose che ci tengo a mantenere salde. Le opinioni cambiamo ma su alcune cose vorrei costruire una protezione.

Avere pochi giorni per innamorarsi, come dici in 2 sembra un amore scadenza. Che storia ha questa canzone?
Parlo di una relazione che era a distanza e sapevamo destinata a finire. Non era possibile trasferirsi ed eravamo consci che ci saremmo stancati della dinamica. Ci sono biglietti d’aereo che non permettono cambi di programma per cui in quei giorni fai in un secondo quello che uno fa in una vita. Ecco perché dico che faremo tutto prima e poi torneremo soldati della quotidianità. E comunque ti dico che le situazioni, anche se a scadenza, bisogna viversele comunque se no aspettiamo la morte.

E, sempre a proposito di 2, quali sono i due dischi da portare sempre con sé?
Il rischio di non sembrare interessanti e di fare qualcosa che la fai ma sai che non ti piace. Una canzone se non arriva a me come può arrivare a chi la ascolta? Esci dalle abitudini creative, liberati dai paletti.

Alla fine possiamo dire che non vuoi più nasconderti e sei una esploratrice alla ricerca di “un’altra visione del mondo del tempo e dell’amore”?
Mi ci sento assolutamente.

Cosa mi puoi dire del tour e di quello che accadrà nelle prossime settimane?
Finiamo le prove e poi partono i concerti. Vorrei creare, con i tre dischi e le canzoni che ho sulle spalle, una storia. Riarrangiamo il passato e nascerà un viaggio: con Nuovospaziotempo ho riempito le caselle delle idee-live che mi mancavano.

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