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Coca Puma: “Panorama Olivia è un album libero, ne sono fiera e mi sento fortunata”

Musica

Fabrizio Basso

La giovane artista racconta le ansie e le aspettative di una generazione attraverso il racconto di sé: “I miei testi sono per immagini e dunque aperti a ogni interpretazione. Mi piace il fraintendimento perché stimola le discussioni”. L'INTERVISTA

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Ipnotico, evocativo, ricercato e audace, Panorama Olivia (Dischi Sotterranei e ODD Clique) è il primo album da solista di Coca Puma. Tra elettronica, dream pop, ambient e post-rock Panorama Olivia è un disco che alterna produzioni eleganti dalle atmosfere oniriche e rarefatte a tracce più oscure e malinconiche. Una raccolta di dieci brani, di cui due intro strumentali e un interludio, in cui Coca Puma dà libero sfogo a una viscerale esigenza creativa frutto di esperienze, ricerche e sperimentazioni degli ultimi tre anni. A ottobre, ospite del MEI (meeting delle etichette indipendenti), Costanza Puma, questo il suo nome anagrafico, verrà premiata come artista emergente dell'anno oltre a essere candidata nella categoria miglior videoclip.

Costanza partiamo dalla storia di Panorama Olivia: quando e come è nato? E il titolo?
Ho iniziato a buttare giù le prime idee senza pensare che diventasse un disco, circa tre anni fa. Avevo un progetto di band che era agli sgoccioli ed era nata l’esigenza di provare a scrivere qualcosa di diverso e in italiano. Col tempo le idee hanno preso forma ed è nata la necessità artistica di fare un disco. Panorama perché i brani sono nati in luoghi e tempi diversi, a volte nella campagna viterbese e altre a Roma. Olivia perché nella casa dei miei nonni dove sono andata a scrivere la tesi c’era una gatta che si chiamava così ed è stato un omaggio a lei.

Utilizzi la voce in più modulazioni, come fosse uno strumento aggiunto: è un valore aggiunto alla narrazione?
Sì come possono esserlo la musica e la scrittura delle diverse partiture strumentali. Per i mezzi che avevo, e non erano molti, mi piaceva l’idea di inserire un elemento come la voce.

La scelta del cappellino che fa mistero è un po’ come gli interludi nelle tue canzoni, che segnano e passano, oppure è un accordo destinato a restare?
Non lo so, ovviamente ci sono momenti in cui vorrei toglierlo, a volte diventa un problema ma per ora lo tengo. Esiste un po’ per timidezza e un po’ per protezione. Volevo che la musica parlasse per prima e non fosse condizionato da quello che sono come donna. E’ diventato anche merchandising: dal palco vedo alcuni che ce l’hanno e mi fa tenerezza.

In Tardi chiedi di stringerti e non abbandonarti poi arriva quella mattina che illumina a metà e porta cambiamento: temi l’abbandono e di perdere l’abbraccio?
Il termine di abbandono è inteso come non lasciare che io mi abbandoni a me stessa, alle mie manie e ai miei vuoti. Non lasciare, tu che ci sei, che io perda la forza di reagire.

“Mi è restituito tutto quello che ruba la vita”: ti sei sentita scippata spesso? Oggi ti senti in pari, in credito o in debito con la vita?
Non direi che mi sono sentita scippata ma quella frase e il senso di quel momento è come se in qualche modo venissi ripagata di qualcosa di cui mi sono sentita defraudata. In debito di certo no. In pari neanche, cerco di migliorare, di riscoprirmi e di crescere. Quello che faccio è perché ne ho bisogno e mi fa stare bene.

Porta Pia trasmette ansia, solitudine, bisogno di cura…visto che lì attraverso la celebre breccia fu costruita l’Italia, credi che oggi quella breccia porti all’amore?
Mi piace pensare di sì, una lettura che ci sta, speranzosa e bella. Mi piace il fraintendimento ed è una delle ragioni perché i miei testi sono per immagini ma con apertura tale da più interpretazioni.

Oggi ti vedi dentro una carezza o sei ancora quella che si assenta un po’?
Nessuna delle due, ogni tanto mi assento ma è anche bello che certe preoccupazioni si sciolgano in una carezza, nell’affetto e nell’amore di qualcuno.

“Tanto fai come vuoi”: in questa frase c’è più rabbia o impotenza? E non credi che oggi una relazione, qualunque essa sia, paghi il fatto che idealizziamo l’altra persona e non la accettiamo per quello che è?
Non c’è rabbia. Uno accetta l’individualità dell’altro e non puoi fare nulla di fronte a una scelta. E’ una canzone che porta liberazione, è andata così segui il tuo percorso.

Come ti immagini il sonno di una dea e quando è l’ultima volta che un semplice sfiorare ha fatto nascere in te l’idea di un nuovo mondo?
Me lo immagino tranquillo, cullato, una cosa sospesa, quasi magica. Lo sfiorare del testo è più ideologico che fisico, è una suggestione legata al mondo dell’inconscio e dei sogni. Quando avviene questa cosa in me, parte una nuova idea che può arrivare nel mondo reale.

Cosa accadrà nelle prossime settimane della tua vita artistica?
C’è un nuovo progetto cui sto lavorando, legato alle immagini e ne sono contenta perché spero che arrivino lavori dal mondo del cinema e delle immagini. Sarò in concerto a Pescara e poi a Milano. Il 28 poi in concerto a RomaEuropa e aspetto con ansia ed emozione quel giorno perché chiude il lungo tour estivo. Prima di partire avevo verso il tour pensieri preoccupati, ma ora dico che è stata una esperienza irripetibile. Ero in buone mani e in ottima compagnia con i miei musicisti nonché cari amici Stefano Rossi e Davide Fabrizio. Al MEI di Faenza sono candidata tra i migliori videoclip: leggo certi nomi nell’elenco e mi sembra assurdo trovare il mio.

Direi che ti attende dopo una estate magica ti attende un autunno altrettanto magico. E hai visto i tuoi fan lievitare.
Mi si spezza il cuore a pensare che la gente che viene ai miei concerti. Quelli di Dischi Sotterranei dal giorno zero hanno creduto in me. Sono contenta di avere resistito a offerte che non contemplavano la mia visione creativa e oggi posso dire che ho fatto una cosa autentica. Mi ritengo fortunata e fiera.


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