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Alfredo, il brano dei Baustelle dedicato ad Alfredino Rampi. L'analisi

Musica

La canzone, contenuta nell'album "Amen" (2008), racconta l'incidente di Vermicino portando l'ascoltatore tramite la musica e le parole quasi sul luogo della tragedia. Francesco Bianconi in alcune strofe canta come se fosse il bambino a parlare, mentre quando la sua voce si mescola con quella di Rachele Bastreghi offre una prospettiva di un osservatore esterno

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Ci sono storie e vicende che in qualche modo segnano un’epoca, la storia di Alfredino è una di quelle. Dopo 43 anni, ancora oggi si ricorda l’incidente di Vermicino, in provincia di Roma. Alfredo Rampi, detto Alfredino, un bambino di 6 anni il 10 giugno 1981 cade accidentalmente in un pozzo in località Selvotta, vicino alla Capitale. Dopo quasi tre giorni, con inutili tentativi di salvataggio, il bambino muore a circa 60 metri di profondità. La vicenda ha avuto un enorme impatto sulla stampa e sull'opinione pubblica, anche per via della lunghissima diretta televisiva trasmessa dalla Rai che lo ha reso uno dei casi mediatici più rilevanti della storia italiana. Nel corso degli anni Alfredo e la sua storia sono stati ricordati e omaggiati con serie tv, murales e targhe, ma a dedicare una canzone alla vicenda sono stati i Baustelle. Alfredo, contenuta nell’album disco di platino Amen (2008) della band di Montepulciano, racconta la tragica storia del bambino e aggiunge anche una critica sottile all’eccessiva spettacolarizzazione mediatica del dolore.

L’analisi della canzone

Il brano comincia raccontando l’accaduto dalla prospettiva di Alfredino. Francesco Bianconi si immedesima nel bambino e canta descrivendo la sua prospettiva dal fondo del pozzo: “Un pezzetto bello tondo di cielo d'estate sta sopra di me. Non ci credo, lo vedo restringersi, conto le stelle, ora. Sento tutte queste voci, tutta questa gente ha già capito che ho sbagliato, sono scivolato, son caduto dentro il buco”. Nel ritornello, quando alla voce di Bianconi si aggiunge quella di Rachele Bastreghi, la prospettiva cambia: non è più Alfredo a parlare, ma una sorta di osservatore esterno. Le parole offrono uno spaccato non solo della vicenda, ma anche del contesto italiano di quegli anni: “Intanto Dio guardava il Figlio Suo. E in onda lo mandò. A Woytila e alla P2. A tutti lo indicò. A Cossiga e alla Dc. A BR e Platini. A Repubblica e alla Rai. La morte ricordò.”. Nella canzone ritorna poi a parlare il bambino che, tramite la voce del cantautore, racconta un episodio chiave della vicenda: un volontario, Angelo Licheri, soprannominato “Spiderman” si cala a testa in giù nel pozzo e prova a salvare Alfredo. Gli toglie il fango dalla bocca per aiutarlo a respirare, ma nel tentativo di sollevarlo gli spezza il polso. Il momento viene spiegato così nel brano: “Scivolo nel fango gelido. Il cielo è un punto. Non lo vedo più. L'Uomo Ragno mi ha tirato un polso. Si è spezzato l'osso.” Nella parte finale la band lascia un senso di vuoto che descrive la sensazione provata da tutti nel non essere riusciti, nonostante gli sforzi, a salvare Alfredino: “. E Lui guardava il Figlio Suo. In diretta lo mandò. A Woytila e alla P2. A tutti lo mostrò. A Forlani e alla Dc. A Pertini e Platini. A chi mai dentro di sé il vuoto misurò”.

Riguardo al significato del brano Francesco Bianconi aveva spiegato in un’intervista a La Stampa: “Se devo raccontare la storia di Alfredino, preferisco essere cinico, che banale o retorico. È una tragedia così grossa che preferisco trattarla dall'esterno, come uno scienziato, piuttosto che cercare l'empatia che può sfociare nel melodramma”.

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Il testo

Un pezzetto bello tondo di cielo

D'estate sta sopra di me

Non ci credo, lo vedo restringersi

Conto le stelle, ora

Sento tutte queste voci

Tutta questa gente ha già capito

Che ho sbagliato, sono scivolato

Son caduto dentro il buco

Bravi, son venuti subito

Son stato stupido

Ma sono qua gli aiuti

Quelli dei pompieri, i Carabinieri

Intanto Dio guardava il Figlio Suo

E in onda lo mandò

A Woytila e alla P2

A tutti lo indicò

A Cossiga e alla Dc

A BR e Platini

A Repubblica e alla Rai

La morte ricordò

Scivolo nel fango gelido

Il cielo è un punto, non lo vedo più

L'Uomo Ragno m'ha tirato un polso

Si è spezzato l'osso, ora

Dormo oppure sto sognando

Perché parlo, ma la voce non è mia

Dico "Ave Maria", che bimbo stupido

Piena di grazia, mamma

Padre Nostro, con la terra in bocca non respiro

La tua volontà sia fatta

Non ricordo bene, ho paura

Sei nei cieli

E Lui guardava il Figlio Suo

In diretta lo mandò

A Woytila e alla P2

A tutti lo mostrò

A Forlani e alla Dc

A Pertini e Platini

A chi mai dentro di sé

Il vuoto misurò