Mahmood al Fabrique di Milano: "Che bello tornare a casa"

Musica
Laura  Alberti

Laura Alberti

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Reduce da un tour europeo praticamente tutto sold-out, Mahmood torna in quella Milano che l'ha visto crescere. Alterna balli, atmosfere intime, chiacchiere con il pubblico. Canta con i fan, esegue canzoni fuori scaletta per renderli felici. E, alla fine dello show, prende per mano la sua band e s'inchina. Perché, di dire grazie, Alessandro Mahmoud non smetterà mai

"Posso suonare su tutti i palchi di questo mondo, ma quando torno a Milano...siamo felici di suonare a casa nostra". Più volte, nel corso del concerto al Fabrique, Mahmood dice grazie. Grazie per la vita che sta vivendo, grazie per il successo che sta avendo. Grazie per quei fan che, insieme a lui, cantano brani usciti, solo una manciata di settimane fa. Tuttie a memoria, urlati o sussurrati. Cantati da fan fedelissimi, da genitori che, arrivati al Fabrique per accompagnare i loro figli, sono felici nel vederli...felici. E scoprono che in fondo è forte, quell'artista dalla voce inconfondibile, che sorride sempre, che ti coinvolge, a cui non servono scenografie per incollare al palco il suo pubblico. 

 

Per Mahmood, quello di venerdì 17 maggio è stato il primo concerto al Fabrique. Lo racconta quando, dopo aver eseguito Bakugo, ricorda l'Alessandro ragazzino, arrivato qui per ascoltare i suoi idoli. Mai si sarebbe immaginato, di suonarci. Mai avrebbe immaginato di riempire i palazzetti, di cantare a Parigi e ad Amsterdam, a Londra e a Barcellona. Le 17 date del tour europeo, molte delle quali sold-out, sono per lui una consacrazione. Sono la rivincita sulla vita, su un'infanzia segnata da un padre che non ha saputo essere padre, sulle botte prese a scuola, su una strada che non perdona. "Mi domando se anche in paradiso piove (piove) | E se diranno a Dio che siamo di cattivo umore", canta in Paradiso, con Tedua e Chiello che lo raggiungono a sorpresa. È il blocco del concerto dedicato a Nei letti degli altri: Tutti contro tutti, Nei letti degli altri. Vicinissimo al pubblico, Mahmood travolge e coinvolge. Canta insieme al pubblico, lascia che le parole le prouncino loro. Fa gli auguri a un fan dodicenne, che ha scelto di festeggiare insieme a lui. Scherza con un bambino, che spiega d'aver perso la scuola per essere lì, in prima fila, a cantare canzoni di cui non perde una parola. Legge i cartelloni, riceve in regalo una maglia di Moon Slayer ("Guardatelo tutti!), si accerta che tutti stiano bene, perché al Fabrique fa caldo.E quando si balla ancora di più. 

 

Sulle note di Inuyasha, Mahmood si emoziona. Su quelle di Brividi improvvisa un ritmo lento. Una fan gli chiede di cantare una delle sue prime canzoni, che lui non ricorda. Ma si fa guidare da lei, e il pubblico esplode in un boato. Infila, una dietro l'altra, Araba e Ghettolimpo, Dorado, Proibito, Talata e Klan. Le coriste s'improvvisano (bravissime) ballerine, e tutti cantano Personale, Overdose, Neve sulle Jordan e un'improvvisata (ma straordinaria) Icaro.

Mamhood, Tedua e Chiello
Mamhood, Tedua e Chiello

Tocca poi a Stella cadente, la prima canzone che Mahmood ha scritto per Nei letti degli altri. Una canzone in cui c'è tutto Alessandro: "Mi dicono un bimbo sereno | 
Perdo tempo a chiedermi | Se piaccio a chi non ho mai visto perché | Forse è che da quando ho fatto cinque anni | Mi hai lasciato un triste ricordo di te". Dopo Cocktail d'amore, è la volta di Gioventù bruciata. Che arriva dal suo passato, e che racconta di ricordi svaniti, di abbandoni, di sorrisi che nascondono la polvere. Intona Sempre / J'amais ("Per i miei amici francesi"), Nel tuo mareRapide. Improvvisa Urumaki e balla, come lui solo sa fare, su Barrio, Kobra e Remo. A svelare la sua complessità, e tutte le sue anime. Anime fatte di bassi, di ritmi elettronici, di pensieri messi a nudo, di cliché decostruiti.

 

Infine, il saluto. Mahmood, con Francesco Fugazza, Marcello Grilli ed Elia Pastori, da sempre al suo fianco sul palco e nella vita, e con le coriste Arya Del Gado e Debora Cesti, finge di andarsene. Per poi tornare. Impossibile chiudere un concerto senza Soldi e Tuta Gold. Senza quei successi che l'hanno fatto grande, trascinatori d'una discrografia che non smette di sorprendere. Sul palco, il Mahmood artista lascia il posto all'Alessandro persona. Che prende per mano la sua crew, e che s'inchina davanti a chi lo ama. Grato alla vita, e a ciò che gli ha dato.

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