Allez Hop, l'opera di Luciano Berio e Italo Calvino rivive con l'IA. L'intervista

Musica
Elena Pomè

Elena Pomè

L'IA ha trasformato il racconto sulla pulce disobbediente, composto tra il 1952 e il 1959, in un video. Per Anna Leonardi, direttrice editoriale di SZ Sugar, l'arte interattiva può favorire la divulgazione di opere storiche, soprattutto tra i giovani. Allez Hop è anche un'opera moderna: esprime una critica sociale ancora valida nell'era dei social media e riconosce la centralità delle donne. Lo spartito è diventato un'opera d'arte di David Lieske, vincitore di una call in collaborazione con la fiera d'arte miart

«L’intelligenza artificiale è il cervello che raccoglie tutti i cervelli». Anna Leonardi, direttrice editoriale della casa editrice musicale SZ Sugar, non ha paura dell’IA. Anzi, «se utilizzata insieme alle intuizioni artistiche umane, può aumentarne i frutti in maniera esponenziale». Lo dimostra la rinascita di Allez Hop, il racconto mimico per mezzosoprano, 8 mimi, balletto e orchestra composto tra il 1952 e il 1959 da Luciano Berio su libretto di Italo Calvino e rappresentato per la prima volta al Festival di Musica Contemporanea a Venezia nel 1959. «Un’opera multidisciplinare che racchiude la collaborazione tra due grandi della storia culturale italiana, ma che non è più stata messa in scena dagli anni Settanta», racconta Leonardi. «Tenerla chiusa in un cassetto, però, sarebbe stato davvero un peccato». Dalla volontà di «agganciare opere storiche all’interesse contemporaneo e tecnologico» è nata allora l’idea di realizzare «un lavoro di squadra tra intelligenza “naturale” e intelligenza artificiale». Giuseppe Foglia, social media manager di SZ Music, ha guidato l’IA nella trasformazione delle parole di Italo Calvino in illustrazioni, che lo stesso videomaker ha poi animato e montato in un video. «L’intelligenza artificiale non aveva colto la profondità delle metafore contenute nell’opera», spiega Leonardi. «L’intervento dell’uomo è stato essenziale per suggerire alla tecnologia una lettura più nascosta tra le righe».

L'ATTUALITÀ DELL'OPERA, DALLA CRITICA SOCIALE ALLA CENTRALITÀ DELLE DONNE

Allez Hop critica infatti l’annoiata, insoddisfatta e immobile società borghese dell’epoca. «Siamo in un mondo dove non succede mai niente», esordisce la voce del doppiatore Ruggero Alessandro Rossi. All’improvviso, nel torpore generale, una pulce disobbediente fugge dal suo domatore e scombussola l’inerte pubblico di un night club. Salto dopo salto, il microscopico animale trasforma l’apatia in vorticosi passi di rumba, trasfigura l’indifferenza in corteggiamenti e gelosie e agita la stasi dei vertici politici e militari fino a sovvertire le istituzioni con una guerra. «La pulce è assolutamente moderna, perché scardina un mondo privo di partecipazione e stimola quel prurito di cui ancora oggi avremmo bisogno», spiega Leonardi. Un’intuizione che Berio aveva già enfatizzato in una messa in scena a Bologna alla fine degli anni Sessanta, quando aveva scelto di rappresentare i frequentatori del night club con gli sguardi fissi sulla televisione e non sullo spettacolo, «completamente alienati dalla realtà che li circonda».
L’immagine sembra quasi anticipare i divani, abbandonati a telecomandi in mano e le storie di sottofondo cantate da Franco Battiato nel brano Un’altra vita e ancora di più ha vaticinato l’attuale era dei social media, definita da Leonardi «un mondo fermo e incantato». La pulce, invece, «restituisce uno scambio di relazioni» fondamentale, anche se potenzialmente destinato a sfociare in rivolte o conflitti. La risoluzione della crisi, poi, è rimessa nelle mani delle donne. «Se pensiamo all’epoca in cui è stato scritto, il racconto di Italo Calvino che riconosce il ruolo pacificatore della donna è incredibilmente moderno e rivoluzionario. Ha origine nell’antica tragedia greca, dove la donna eredita la distruzione causata dalla guerra, riassesta i detriti e cambia le sorti della società per un nuovo inizio», spiega Leonardi, che sottolinea l’ennesimo legame tra l’opera storica e l’attualità: «Ancora oggi dobbiamo lottare affinché la donna possa avere un ruolo importante nelle vicende umane».

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LO SPARTITO COME OPERA D'ARTE

La contaminazione di letteratura e musica, già presente in Allez Hop, ha ispirato anche un progetto di arte visiva che è stato realizzato nell’ambito della collaborazione triennale tra SZ Sugar e la fiera internazionale di arte moderna e contemporanea miart. «L’artista berlinese David Lieske, rappresentato dalla galleria Corvi-Mora di Londra, ha reso la prima pagina della partitura un quadro», racconta Leonardi. L’opera ha trionfato nella competizione tra le 178 gallerie di tutto il mondo che hanno partecipato alla fiera d’arte milanese miart non solo per l’innovativa tecnica di stampa inkjet, ma anche per la rappresentazione della tensione tra scrittura e musica. «Raffigura un uomo e la sua ombra, il braccio proteso verso le note in alto sul pentagramma, un microfono stretto in mano» spiega Leonardi. «Il microfono amplifica e distribuisce le note per garantire un’ampia fruizione della musica nel mondo. Allo stesso tempo, registra quel preciso momento musicale per conservarlo e per restituirlo in futuro».

Allez Hop David Lieske
Foto di David Lieske

«L'INVENZIONE VA CERCATA OGNI GIORNO» E AVVICINA I GIOVANI

Lieske ha quindi espresso pienamente sia lo spirito di condivisione sia il motto di SZ Sugar: «L’invenzione va cercata ogni giorno». Dal lontano 1907, quando l’allora Edizioni Suvini Zerboni è nata a Milano, ai decenni successivi, quando ha accolto il meglio della musica colta contemporanea italiana da Ennio Morricone a Luigi Dallapiccola, fino al recente rilancio come SZ Sugar, annunciato lo scorso gennaio da Caterina Caselli e dal figlio Filippo, ceo di Sugar Music. «Invenzione non significa tanto scoperta di novità, dal momento che viviamo in un mondo in cui tutto è ogni giorno nuovo», spiega Leonardi. «Significa piuttosto invenzione di incontri, che ricerca sensibilità ancora non conosciute nei musicisti e nei compositori e le rende fruibili a più generazioni possibili, specialmente ai giovani». Proprio l’arte interattiva può avvicinare le nuove generazioni. «I ragazzi e le ragazze conoscono meno la scrittura a penna sul pentagramma e più la costruzione musicale attraverso gli strumenti tecnologici, con i quali nascono e che utilizzano quotidianamente. Immersi in una dimensione di multimedialità, si sentono a casa». Da qui la volontà di raccontare la musica contemporanea attraverso podcast, registrazioni, piattaforme digitali e l’intelligenza artificiale, già ampiamente sperimentata da compositori e creativi nel campo della musica elettronica. «L’IA è un argomento molto dibattuto nel mondo dell’arte, perché esiste la paura che possa sostituire “qualcosa”. Io sono invece convinta che non potrà mai sostituire lo spirito di profondità dell’uomo», conclude Leonardi. Anche Italo Calvino sembra suggerire di abbandonarsi alla vitalità del cambiamento: «Allora il domatore riapre la gabbietta, fa saltare le pulci ai quattro venti, e se ne va».

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