Come è cambiato il modo di realizzare colonne sonore e quali sono le prospetive? Nell'intervista con il compositore di tante importanti musiche per il cinema affrontiamo l'argomento e parliamo anche del suo prossimo concerto e del desiderio di dedicarsi di più alla musica sinfonica, da camera e all'Opera
Con Nicola Piovani, il decano dei compositori italiani di colonne sonore, l’intervista arriva presto a un punto cruciale: l’intelligenza artificiale nella creazione musicale.
"La musica per film è cambiata totalmente. Un tempo le colonne sonore erano partiture che costituivano delle drammaturgie parallele. Cicognini, Lavagnino, Rota e poi Morricone scrivevano musiche che venivano registrate e costruite insieme al film. Oggi per due motivi, che sono la tecnologia e il trionfo del linguaggio pubblicitario, si tende a usare musiche spesso già esistenti o a fare commistioni con fasce sonore. Secondo me il nuovo cinema non ha bisogno di nuovi compositori, anzi fra un po’ l'intelligenza artificiale farà quei lavori molto meglio di Beethoven.”
È una provocazione?
Sì, ma non tanto. Le cose sono cambiate.”
Nel frattempo Piovani, in carriera da oltre 55 anni, ha una attività fittissima, dividendosi tra composizione e concerti. Il prossimo appuntamento dal vivo è al Teatro Trianon di Napoli il 20 aprile.
“Presenteremo l'evoluzione di altri spettacoli: la prima versione era una commissione del Festival di Cannes del 2006, che là era intitolato ‘La leçon’, la lezione. Ai francesi piacciono questi titoli. Abbassando un po’ il tono abbiamo cambiato il titolo, la scaletta e la formazione. Questa versione l'abbiamo intitolata ‘Trio al Trianon’, ma poi si è aggiunto un altro musicista, un percussionista, e quindi faremo il trio in quartetto….”
In questo spettacolo si ascoltano alcune delle sue colonne sonore e le sue introduzioni. Ce ne parla?
“Non dico cose profonde, esaustive o concetti di interpretazione, ma racconto alcuni aneddoti che hanno accompagnato la nascita di quelle musiche, gli interventi di Fellini, di Monicelli, oppure racconti che riguardano la mitologia greca, di cui sono molto appassionato. Sono tutte cose un po’ marginali, ma che aiutano l'ascolto, almeno così mi sembra dalle centinaia di repliche che abbiamo fatto finora delle diverse versioni di questa formula.”
Le chiedo anch’io qualcosa su alcune di queste colonne sonore, per esempio Caro diario. Come è nata la collaborazione con Moretti per quel film?
“Con Nanni avevamo già lavorato insieme e mi chiamò per fare ‘Caro diario’. Per una serie di intoppi mi chiamò quando mancavano quindici giorni al missaggio del film: è stato quindi un lavoro fatto molto precipitosamente, però con molto amore e molta attenzione e questo magari mi dice che non sempre i lavori cui dedichiamo il sudore di mesi e mesi poi riescono meglio di altri. Fellini mi diceva che Rota aveva fatto la musica di ‘8 ½’ in quindici giorni”.
Difficile eh?
“Difficile anche crederci”.
Veniamo a La vita è bella. Il premio Oscar per quella colonna sonora, vinto nel 1999, dopo tanti anni rischia di diventare una gabbia dorata per lei?
“Non l'ho mai vissuto come una gabbia, ma è normale che alla fine di ogni concerto se non metto in scaletta la musica di ‘La vita è bella’ il pubblico lo chiede. Una volta addirittura andai a suonare uno Stabat Mater con l'orchestra sinfonica e il soprano, insomma una cosa abbastanza impegnativa. Alla fine uno del pubblico è venuto e mi ha chiesto di fare ‘La vita è bella’…. A parte queste note di colore, ho scoperto che è il premio Oscar è un titolo, è come fosse Cavaliere. Prima del nome mettono Oscar, ma poi tutto è uguale.”
Lei compone non soltanto musica per il cinema, come divide le sue energie?
”Ho musicato circa 220 film e per fare questo ho trascurato molto la musica da concerto, sia da camera che sinfonica. In questa fase finale, complice anche la strada che ha imboccato il cinema, voglio un po’ ripianare i conti e dedicarmi principalmente a scrivere Opere. A breve debutterà al Petruzzelli di Bari un'Opera per ragazzi che ho finito di scrivere pochi giorni fa e poi debutterà al Festival di Lecce un brano per archi e pianoforte che sto scrivendo per Beatrice Rana. Poi ci sarà un'altra cantata per coro e orchestra. Insomma, mi dedico principalmente a quello, però il cinema è un vizio difficile da perdere. Di recente ho musicato un film molto interessante, ‘I bambini di Gaza’ e sto lavorando al prossimo film di Cristina Comencini. Quando capita soprattutto un amico con un soggetto interessante, io non resisto.”