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Kaze: "L'album Post Buio è un viaggio al termine della notte: ora basta paura di parlare"

Musica

Fabrizio Basso

Credit Sara Scanderebech

Dieci brani indie-pop che attraversano la notte per poi radicarsi nella nostra anima. L'artista, nata a Nairobi da madre burundese e padre napoletano, ha partecipato all'edizione italiana di Call My Agent. L'INTERVISTA

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Post Buio (Island Records) è l’album d’esordio della cantautrice Kaze. È un progetto intimo e personale, interamente scritto da Paola Gioia Kaze Formisano e co-prodotto da Wolfgang e Plastica, che si compone di dieci tracce e con cui l'artista prende per mano l’ascoltatore e lo invita a partecipare a una notte di festa insieme a lei, coinvolgendolo in ogni momento: dalla fase iniziale, di attesa e di preparazione, quella trascorsa in casa con gli amici mentre si apportano gli ultimi ritocchi al look scelto per l’occasione, a quella finale, quando si ritorna a casa con un misto di malinconia e adrenalina, quando si è ancora febbricitante dopo aver ballato tutta la notte ma al contempo ci si rilassa e si accoglie l’alba che avanza. Le differenti situazioni trasformano Post Buio in un mix di brani indie-pop, perfetti per il pre-serata, pezzi da club, che evocano il caos e l’energia della festa, e ballad, da ascoltare quando la notte volge al termine. Un susseguirsi di sonorità differenti che mostrano l’universo caleidoscopico di colori, parole, forme e suggestioni di cui la musica di Kaze, tra l'altro protagonista della serie TV targata Sky Original Call My Agent ITA (GUARDA LO SPECIALE), si compone.

Kaze partiamo dal progetto discografico: l’ascolto è la narrazione di una notte ma artisticamente è un calendario: come è nato?
È stato semplice perché i pezzi sono nati in momenti diversi, l’ultimo ad esempio è stato uno dei primi, altri sono venuti dopo, dunque non nello stesso periodo ma sono sfoghi nati alla fine della notte nel posto buio. Avevo brani da attesa, da serata e da post serata che mi ricordavano le sensazioni del momento.

L’intro è Amplesso, un brano intenso e carnale: è curioso che il viaggio parta proprio da due corpi che si uniscono. È così perché “il sesso è solo un altro mondo” per cui si può subito dopo ritornare nel proprio?
In realtà sì, non ho mai visto il sesso fine a se stesso e poi in italiano significa anche abbraccio. Vedo il sesso anche da un punto di vista olistico, che coinvolge la mente. Mai l'ho slegato dalla persona che ho a fianco. Qui ho desiderato mostrare un lato più sensuale, che è un punto di partenza verso orizzonti più profondi.

“Come una canzone di cinquant’anni fa se nessuno la canta chissà poi dove va”: c’è una canzone di questo album che vorresti fosse cantata fra mezzo secolo?
Sicuramente Caramelle, l'ho scritta per mia sorella. Finché dicono il tuo nome tu vivi, il nome tramanda vita a mia sorella per sempre e così sarà anche se una delle due non ci sarà più.

È più romantico il rumore delle rotaie di un tram o un areo fermo nel centro di Milano? Col primo il valzer resta lontano, col secondo voli ma forse perdi il tempo dei sospiri.
La rappresentazione dell’aereo mi piace, mi sono sempre sentita in un centro ingombrante. L’immagine dell’aereo che occupava uno spazio non suo ci stava bene, so che c’è, dunque se vorrò volerò, altrimenti resto a terra.

Caramelle è cura del prossimo: nella canzone resta il dubbio ma per quella che è la tua esperienza il tempo cura le ferite dell’anima oppure le cicatrizza soltanto?
Non le cura, almeno non le mie più profonde. Mai mi sono sentita guarita: con la cicatrice non sei la stessa persona ma il tempo rende il ricordo meno pesante.

L’amore travolgente lo paragoni all’ecstasy, è MDMA: nel testo lui porta i fiori del male, nella vita ti è capitato di portarli tu? Inoltre ti chiedo se “per un’ora d’amore darei un grammo di me” è la versione moderna di “per un’ora d’amore non so cosa darei”.
È proprio quello il quesito che mi sono posta: cosa darei per un’ora d’amore? Per un periodo della mia vita è stata un modo per amarmi. Avevo una considerazione di me bassa e quella persona mi faceva sentire bella e apprezzata: qualsiasi cosa valeva nonostante fiori del male.

“Quanto spreco questa gioventù”: ti senti parte di una generazione che paga gli errori dei genitori e dei nonni? E credi che la tua generazione possa essere quella che si riprende il mondo?
Credo che ci sia stato lasciato un mondo incasinato. Per la generazione dei miei genitori era più facile comprare casa, oggi è più complesso. Credo che la generazione che ha voce sia quella che viene dopo la Gen Z, sono coraggiosi, noi ci siamo arenati e ora i più piccoli ci trascinano.

“Amami come gli spigoli”: è così la passione amorosa? Che duri un’ora o una vita deve lasciare i lividi sul corpo e nell’anima?
È una idea tramandata dal racconto dell’amore che è sempre travagliato. Le favole non raccontano mai quel che avviene dopo il vissero felici e contenti. Io ho fatto un percorso con la psicologa per accettare un amore sano e di scambio.

Ti chiedo se Senza Sonno e Mon cœur sono due capitoli della storia: il letto vuoto, le gocce di sudore che sono anche di memoria e poi torna il cuore di roccia e se cade la pioggia non senti nulla. Insomma una persona nuova e pacificata.
Ho sistemato cose dal punto di vista relazionale e ho aggiustato la percezione che ho di me. Il difficile era chiudermi e non sentire le emozioni. Ora lotto con la rabbia ma non verso le persone bensì verso cose successe, voglio vendicarmi ma non so con chi. Mon cœur è per me una canzone emotivamente forte.

Possiamo considerare Chi si Ama Davvero un esorcismo contro gli amori complicati e, a volte, condivisi?
Non sapevo se metterla nel disco. È la prima che ho scritto da innamorata, anche se durante una relazione complicata, tra due persone non fatte per stare insieme. Dopo ho capito che non stavo scrivendo un amore bello però mi ha fatto analizzare e chiudere il capitolo.

Hai lasciato la Mamma per il gran finale e più che una canzone sembra una confessione: come ha reagito la tua famiglia ascoltandola?
Mia mamma per la prima volta la ha ascoltata live. Era un inedito e quando venne a un mio concerto mi sono detta "gliela canto", non avevo il coraggio prima. Ha pianto e le è piaciuta, mi ha chiesto il testo. Io non riuscivo a parlarle, lì ho fatto la figlia. Da quel momento abbiamo una comunicazione più lineare.

Parlami della tua esperienza a Call My Agent.
Complessa perché c’è stato un allontanamento dalla serie francese come sceneggiatura nella seconda stagione. Dopo quella esperienza mi sento più sicura di me; inoltre ho legato con i miei colleghi, ci vogliamo bene. La considero una bella sorpresa nella mia vita.

Prometti che d’ora in avanti dirai più spesso quello che pensi?
Dopo averlo scritto in una canzone me lo sono ripromesso.

Che accadrà nelle prossime settimane?
Non vedo l’ora di suonare dal vivo Post Buio, le mie due carriere vanno avanti. Voglio continuare e sperimentare, leggo sceneggiature. Mi piace molto tutto ma avendo scelto la musica come arte principale nel cinema ho il privilegio di decidere senza pressioni.

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