Miele: “Chiudo gli occhi perché voglio essere me stessa e il mondo dentro la musica”

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

miele

L'artista siciliana riassume il suo album Una (1000Nessuna) in una sola che è contraddizione, un concetto universale e vive in ognuno di noi. L'INTERVISTA

E' un progetto polifonico Una (1000Nessuna), il  nuovo lavoro di Miele, artista siciliana di rara sensibilità. Manuela Peruzzo, questo il suo nome anagrafico, ha creato un album multiforme che, nonostante tocchi temi di universale umanità (e umanesimo) risulta autobiografico. Una (1000Nessuna) nasce dall'urgenza di mettere ordine nella vita e nei suoi paraggi e conferma che vita e ordine raramente possono andare d'accordo. Miele mostra e accetta con serenità i suoi molti volti attraverso un viaggio semplice e complesso al contempo, dove ogni singola canzone è indispensabile per tutte altre.

Manuela iniziamo dalla storia di Una (1000Nessuna): sei partita da te per poi affrontare le altre mille te sempre in un clima di incoerenza interiore. Come definisci questo viaggio artistico?
Se lo dovessi definire con una sola parola ho pensato a contraddizione, che è universale e vive in ognuno di noi. Che poi è anche evoluzione, cresciamo e finché siamo piccoli crediamo che le scelte siano bianco o nero. Poi arrivano le sfumature e si fa pace con questa contraddizione quando si accetta che ognuno abbia tanti colori: in questo modo vengono fuori cose inaspettate.

Se torniamo indietro di qualche anno è andiamo al 2016 e a Mentre ti Parlo, già lì l’incipit parlava di uno specchio e centrali erano i riflessi: quello dell’identità è un tema centrale nell’arte e nella vita?
E’ molto importante, prima ero convinta che si andasse alla ricerca del proprio essere da soli, senza scambi col mondo esterno, ora ho cambiato opinione perché l’idea si fortifica anche nello scambio con altre persone, col mondo esterno e con i generi musicali. Identità è viaggio, è incontro.

Hai fatto pace con te o esiste ancora un mondo, inascoltato, di donne che sanno piangere e fingere bene? E in cosa si integra questo pezzo, col quale hai vinto Musicultura nel 2020, col tuo progetto attuale?
Quel brano mi ha dato la spinta per ultimare il nuovo disco. E’ stato importantissimo. Ho preso consapevolezza di parti del mio carattere che non conoscevo e del mio rapporto con la musica. So cosa è ora il rapporto con la musica, sono un uragano che costruisce e demolisce, sono una costante rivoluzione. Ora so di più cosa voglio e cosa voglio almeno fino a oggi.

Ti sei riappacificata anche con i fantasmi? Riesci ad addormentarti senza pensarci?
Il mio rapporto col sonno è un disastro. Intanto non tutto dipende da noi, siamo consapevoli che arriveranno momenti che non possiamo controllare in toto. Infatti ora so che ci sono momenti che vanno accettati e gestiti.

Parlami di Speranza e del suo spaesamento visto che vuole cambiare nome e ha un portachiavi senza chiavi.
E’ una canzone agrodolce e anche la produzione è così. Cerca la luce ma è anche imprigionata in un ruolo dato dal suo nome. Oggi c’è la tendenza a dovere stare bene, invece le fasi complicate della vita vanno accettate. Questa ragazza affronta una incognita e la madre le affibbia un nome che è un controsenso con quello che stava vivendo.

Il filo d’erba tra la fessura di cemento di Interminabile è la versione 2.0 dei fiori che nascono dal letame di Fabrizio De André?
E’ quella immagine lì. E quello che mi hai detto è un complimento

E’ più rassicurante girare il mondo ad occhi chiusi? Peraltro, Vergogna d’Infanzia è un testo molto crudo: nasce da una storia reale?,
E’ un brano molto personale. Da piccola ero strabica e mi hanno operata ma mai ho vissuto atti di bullismo eppure non amo farmi fotografare e guardare negli occhi. E’ una sfida con me stessa ma anche un gesto puro. Da lì espongo le mie emozioni, amo cantare a occhi chiusi per trasportare le canzoni nel mondo interiore.

Dopo avere ascoltato Violenza resta l’angoscia delle ultime tre parole: “solo panico rimane”. Raccontami cosa è questo panico.
Descrive il tormento delle fasi in cui non si trova la luce, quando l’incertezza vince sulla razionalità. Bisogna viverli e imparare a gestirli, devi a volte passare nel caos per fare ordine.

Resistenza è il brano manifesto dell’album, almeno per me, ed è anche un brano motivazionale: oggi sai quanta forza ci vuole per sollevarci da noi stessi?
Una forza incredibile. E’ il mio brano preferito, racconta la mia attitudine di questo periodo. Nei momenti più bui mai una resa, so che arriverà il giorno di mettere da parte certe cose del passato, io combatto per arrivare alla rivincita.

Che valore ha, per la tua generazione, la parola resistenza?
Dal punto di vista musicale è un po’ confusa, arrivano le generazioni successive e spesso si pensa che bisogna adeguarsi al panorama di vita attuale: invece va visto come un valore aggiunto che bisogna raccontare una generazione per quello che è, bisogna testimoniarlo. Bisogna manifestare tutto quello che riguarda il contatto della musica suonata, i concerti dal vivo, il bello del buona la prima. E’ un impegno che deve assumersi un trentenne.

In Svegliami c’è la collaborazione con Nava che canta in farsi: è più bello il mondo con gli occhi chiusi?
Non solo di bellezza, quando mi approccio a occhi chiusi sono in toto dentro la canzone. Non mi guardo da fuori, chiudo gli occhi perché voglio essere dentro la musica.

A casa tua le finestre sono sempre chiuse per non fare scappare i sogni?
A Milano è più complicato perché il panorama sovente va immaginato, in Sicilia guardi fuori e immagini un po’ di cose.

Fa parte della tua storia sfogliare le margherite recitando “m’ama non m’ama”?
E’ un gioco nella canzone, è una canzone d’amore perché è un sentimento universale e sincero, si parla di quello che si vive. E’ un gioco della sorte.

Cosa puoi anticiparmi delle prossime settimane della tua vita artistica?
Sto lavorando a nuovi brani, ho bisogno della musica suonata. Ci sarà un ritorno, cerco qualcosa che poi dal vivo non sia confezionato. Sto scrivendo proprio pensando al live.

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