Il musicista non saliva su un palco da due anni, nel mezzo della sua battaglia contro il mieloma multiplo. All'Ariston racconta: "All’improvviso mi è crollato tutto, ma era come se il dolore mi porgesse anche degli inaspettati doni". Prima di sedersi al piano: "Non potendo più contare sul corpo, suonerò con l'anima"
Sale sul palco e l’Ariston scoppia in uno degli applausi più lunghi di questo Festival. Giovanni Allevi ha scelto Sanremo (GLI AGGIORNAMENTI LIVE - LO SPECIALE DI SKY TG24) per tornare a suonare dopo quasi due anni, i più difficili per lui: quelli della diagnosi di mieloma multiplo. Prima di suonare la sua Tomorrow, ha ringraziato i medici che lo hanno aiutato, i pazienti che come lui condividono l'esperienza della malattia: "Guerrieri, anime splendenti". Emozionatissimo, trattiene a stento le lacrime ma torna subito sorridente, si toglie il cappello che gli copre la testa e mostra a tutti "il nuovo Giovanni" e la nuova cascata di riccioli grigi. Poi si siede al piano e si esibisce. Amadeus la chiama "una delle pagine più belle del Festival di Sanremo". E gli augura di tornare "a calcare i palchi di tutto il mondo".
Il monologo di Giovanni Allevi a Sanremo
Allevi, 54 anni, ha raccontato del suo percorso con la malattia: “All’improvviso mi è crollato tutto, non suono più il pianoforte davanti a un pubblico da quasi due anni. Nel mio ultimo concerto, alla Konzerthaus di Vienna, il dolore alla schiena era così forte che sull’applauso finale non riuscivo ad alzarmi dallo sgabello e non sapevo ancora di essere malato. Poi è arrivata la diagnosi, pesantissima. Ho guardato il soffitto con la sensazione di avere la febbre a 39 per un anno consecutivo. Ho perso molto: lavoro, capelli, certezze. Ma non speranza e la voglia di immaginare, era come se il dolore mi porgesse anche degli inaspettati doni”.
"Non so cosa darei per suonare davanti a 15 persone"
Allevi racconta di quando - "prima che accadesse tutto questo" - durante un concerto, in un teatro pieno, si accorse di "una poltrona vuota". Si sentì mancare. "Eppure - ha continuato - quando ero agli inizi ho fatto concerti davanti a 15-20 persone ed ero felicissimo". E riflette: "Oggi, dopo la malattia, non so cosa darei per suonare davanti a 15 persone". Poi elenca qualche "dono" che gli ha portato il dolore. Parla della "gratitudine nei confronti della bellezza del creato: non si contano le albe e i tramonti che ho ammirato da quelle stanze d'ospedale". Poi menziona la certezza che, "quando tutto crolla e resta in piedi solo l'essenziale, il giudizio che riceviamo dall'esterno non conta più".
"Non potendo contare sul mio corpo, suonerò con l'anima"
Prima si sedersi al piano, Allevi avverte il pubblico: "Ho due vertebre fratturate, tremore e formicolio alle dita. Nome tecnico: neuropatia". Ma subito rassicura: "Non potendo più contare sul mio corpo, suonerò con tutta l'anima". Standing ovation, anche dell'orchestra.