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Fulminacci, ecco l'album Infinito + 1: "Racconto l'incompletezza umana sulla terra"

Musica

Fabrizio Basso

Credit Filiberto Signorello

Il cantautore romano prova a mettere un limite all'infinito per renderlo comprensivo e accettabile. Il tour, che ha già alcune date sold out, debutta il 4 aprile 2024 da Milano. L'INTERVISTA

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All’interno di Fulminacci ci sono sempre state due anime: una eccezionalmente sensibile e un’altra impareggiabilmente ironica. Negli anni Filippo Uttinacci non ha mai smesso di stupire, le sue canzoni sono passate da ballad senza tempo a brani dissacranti che raccontano la società che ci circonda con uno stile unico: il suo. Con Infinito +1 (Maciste Dischi/Artist First), il nuovo album, tutto questo trova la sua massima espressione.

 

Filippo partiamo dalla storia dell’album e dalla cover con te in versione puzzle, tra mistero e incompletezza.
L’incompletezza è la base della vita umana sulla terra. Il puzzle nasce dal fatto che le cover dei singoli e del disco raffigurano una moltitudine di cose e il puzzle è un insieme di cose. In Infinito + 1 è interrotto ma la mia faccia dentro c’è. Il titolo è riferito noi esseri umani e, in particolare a me che ho bisogno di dare regole matematiche e mettere gabbie anche alle cose illimitate per creare una libertà che parla la mia stessa lingua che è quella degli insiemi. Il +1 è aggiungere una cosa finita a una infinita: il messaggio è mettiamo un limite all’infinito per renderlo comprensibile e accettabile.

Mi dici un ricordo degli anni della scuola?
Non mi sono divertito tanto ma non ho sofferto troppo. Ero uno studente mediocre ma non scarso, concentrato su quello che mi interessava: suonavo la chitarra e parlavo dei film che mi piacevano. Ma non volevo essere bocciato, chi non ama la scuola vuole finire il prima possibile. In Spacca creo un personaggio maledetto che non sono mai stato, ero definito un perfettino: sono un umano della mia età!

Scambiare un sogno per la realtà è salvifico oppure aumenta la confusione di una generazione?
Forse aumenta la confusione ma è anche vero che bisogna avere un obiettivo cui si tende, un ideale in testa. Aumenta la confusione ma è l’unico modo per vivere.

Hai pensato di chiudere Puoi anziché con senno del poi col senno di puoi? Avrebbe rafforzato il senso di rinascita e liberazione che il brano trasmette.
Ho consegnato i master se no lo avrei fatto, avrebbe un senso in più. Lo potrei fare nei concerti però.

La tua musica e il tuo ragù da cantautore ci possono liberare dalle prigioni culturali? La musica ha di nuovo assunto quel potere sociale degli anni Sessanta e Settanta oppure è la poetica dell’illusione?
Il problema sono i tempi contemporanei, tutto è all’acqua di rose e credo di essere vittima anche io di questo sortilegio. Diciamo poche cose ma io ci provo a dare un passo oltre, credo di avere detto cose in cui credo ancora e altre in cui non credo più perché a volte mi ricredo. E’ un periodo strano tra tanto spazio e un po’ di vuoto del quale mi sento complice. Siamo tutti un po’ spenti, c’è una demotivazione generale ma si tende a salvare un determinato status per non sporcare la carriera. Non sono cantautore politico e non credo di averne le competenze, ma se parlo di cose sociali le dico come stanno nella mia testa. C’è ipocrisia in tutto il mondo e in Italia in modo specifico. In Italia non si ascoltano i testi, la priorità è la canzone: sono in pochi ad apprezzare o a criticare le parole, viviamo un’epoca di attenzione parziale.

Simile trasmette un senso di solitudine, al punto che il desiderio dici di guardarlo e poi lasciarlo andare: è questo il destino dei pensieri strani?
Ho scritto il brano pensando a un figlio che non ho. Per la prima volta ho provato a risolvere problemi dando consigli immaginari a una persona immaginaria. Dico che non saremo mai uguali, che penserai cose che danno fastidio, sentirai cose brutte di te e di altre persone ma tu concentrati sul fatto che il tuo cervello funziona in un determinato modo e un pensiero è modificabile, è un attimo.

Dove sono oggi quegli Occhi Grigi?
Non esistono perché sono una fusione tra esperienze mie e di Giovanni Truppi, col quale condivido il brano. Siamo di due generazioni diverse, si potrebbe dire maestro e allievo ma siamo confinanti dunque non in quel rapporto. Abbiamo avuto una crescita diversa e fuso le nostre esperienze: lui ha una sua famiglia, io no…ci siamo raccontati quello che siamo ed è venuta fuori una storia. E’ uno dei brani più onesti e coinvolgenti del disco.

Baciami Baciami sembra la versione moderna del carpe diem: basta un po’ d’ombra nel giorno più lungo dell’anno per credere nell’amore?
Io ci credo nell’amore. Mi fa vivere bene. Sono un ateo della vita che crede nell’amore come unica salvezza. Nella religione non credo perché non vedo un Dio.

In Tutto Inutile dici che San Valentino è solo “una scusa per fare un bambino”; anche in Occhi Grigi dici che ti sarebbe piaciuto fare una figlia…il tema della paternità ti affascina?
Mi spaventa. Poi io trovo un gusto sadico nello stare scomodo. Dove non c’è la confort zone arriva una energia particolare. Me lo dicessero oggi che divento padre impazzirei, ma magari rileggendo questa intervista tra qualche anno e da padre…ci sorriderò. La vita è così, non ha regole.

In Così Cosà racconti un amore che scende a patti: la regola dell’amore è il compromesso?
La regola della vita lo è. Stai male quando hai l’anelito alla libertà e alla felicità, che è una invenzione del capitalismo, del consumismo. Poi ci sono situazioni di difficoltà reale come fame e povertà. So che se accolgo quello che c’è e mi comporto bene sto meglio. Se penso a quello che voglio avere sto peggio. E’ una regola. La felicità capita, non è un diritto: mi viene in mente la frase che dice che le vacanze sono un diritto ma non lo è trovare il bel tempo.

Che differenza c’è tra la tua siepe e quella di Giacomo Leopardi? Quella nascondeva tanto dell’ultimo orizzonte, la tua cosa nasconde?
Ci sono legatissimo, La Siepe è il primo scritto di questo disco. Parla di paranoia che è una parola abusata ma a me fa paura, è un tema importante, una tematica non leggera, è sentirsi chiusi in un recinto e farsi idee strane su quello che la gente pensai di te. Per me è anche la responsabilità di quello che dico dal palco.

Alla fine possiamo dire che il vero nemico, cioè l’io e non gli altri, lo hai sconfitto? O quanto meno esorcizzato?
Forse un pochino e concordo con te: esorcizzare è il verbo giusto. Le canzoni nascono per esorcizzare e non per sconfiggere, per avere più chiaro qualcosa.

Che accadrà da oggi fino alla partenza del tour il prossimo 4 aprile e dalla soddisfazione di avere dei sold out prima ancora che esca Infinito + 1.
E’ bellissimo, è stupendo. Ho un pubblico incredibile. Ogni persona potrebbe essere mia amica. La musica mi ha dato fortuna di conoscere tante persone potenzialmente a me affini e di ricevere un affetto fuori dal comune. Ho accolto varie sfide nel precedente tour tra coreografie e sfide particolari, ora deve essere ancora più denso. La gente mi dà affetto e io devo dare uno spettacolo all’altezza.

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