Mirkoeilcane, il suo sguardo sul quotidiano è La musica contemporanea mi butta giù

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

Dodici canzoni che raccontano gli amori, le malinconie, i sogni e i turbamenti di una vita come tante. L'INTERVISTA

A distanza di 5 anni da Secondo me, Mirkoeilcane torna sul panorama musicale con un nuovo lavoro di inediti prodotto da Daniele “Il Mafio” Tortora. La musica contemporanea mi butta giù è un disco di cantautorato ironico ed elegante, dodici tracce in grado di esaltare la scrittura di un artista che nel corso della sua carriera ha ottenuto numerosi riconoscimenti di spessore. Lontano dalle logiche del mercato discografico contemporaneo che vorrebbe la musica dipendente dai social e dai loro tempi d’attenzione ridotti, ogni canzone all’interno di questo album si prende il suo spazio per raccontare gli amori, le malinconie, i sogni e i turbamenti di una vita come tante. Leggero ma mai superficiale, in questo nuovo lavoro Mirkoeilcane riassume gli ultimi anni della sua vita, unendo episodi prettamente autobiografici ad alcune sottili riflessioni sulla società e celebrando nel titolo la memoria di Franco Battiato, archetipo dell’artista fedele a se stesso e alla propria ricerca musicale.

Mirko partiamo dalla storia dell’album; in un periodo in cui tutti vivono la musica in modo catartico e terapeutico, tu hai scelto di guardare fuori dalla finestra, di raccontare momenti di cinque anni di quotidianità: cosa ti ha spinto in questa direzione?
Credo, anche da anche appassionato e ascoltatore, che la musica abbia sì un ruolo di autoterapia ma deve pure essere un luogo non fisico dove chi ascolta trova un po’ di vita, dove si può riconoscere. E’ troppo facile parlare solo di se stessi, non che sia sbagliato sia chiaro, ma serve condivisione nella mia concezione della musica.

Venissero oggi a cercarti qui ti troverebbero ancora in bilico oppure oggi, anche grazie a questo album, ti senti più stabile?
Mi sento ancora più in bilico, il disequilibrio per me non è negativo, essere troppo saldi è un errore. L’uscita dell'album ti pone a una esposizione dell’operato del tuo lavoro, vuoi sapere cosa ne pensano glia altri e se l’obiettivo di partenza è raggiunto.

“Meglio non partecipare, meglio non farsi notare, non proferire opinione se non hai nulla da aggiungere”: è il ritratto del qualunquista e dell’ignavia di questa epoca?
E’ una sensazione, non è necessario essere sempre presenti, si parla quando c’è qualcosa da mettere in più, quando si apre una finestra su una risoluzione. Non ho ossessione di apparire anche in contrapposizione al troppo che c’è di questi tempi.

Circa Una Storia ha una dedica oppure è dedicata quell’amore che incontri una volta nella vita?
Nasce da più sensazioni, non è una dedica precisa, ha quel senso di infinto che ti fa dire che bello se ci fosse qualcuno e qualcosa che per sempre mi accompagnasse. E’ la voglia di sperare che ci sia qualcosa che va oltre la settimana di conoscenza.

Quando scrivi di amore hai paura che la realtà diventi idealizzazione e dunque si perda il senso del quotidiano? E’ lo stesso concetto, secondo me delle “gambe leggere leggere” che “non si piegano al vento, all’invidia e agli sguardi di chi la vuole cambiare”. Credi che un problema dell’amore sia idealizzare anziché accettare?
Sono d’accordo con l’analisi che hai fatto però mi piace pensare che l’amore non sia legato a due esseri umani. E’ giusto pensare che si riconosca e che una funziona più larga del ti amo che due persone si dicono.

Li ha sempre in tasca due biglietti di sola andata per la luna?
A lungo andare uno andrà buttato, ho un po’ di disillusione. Ma bisogna puntare agli obiettivi, puntare alla luna per atterrare sulle stelle, come direbbe qualche poeta.

La vita che tagliuzza il cuore a pezzetti è un verso senza redenzione, non c’è l’afflato salvifico del “se ti tagliassero a pezzi” di Fabrizio De André: come sei uscito dalla tua prigione?
Una autoterapia, è la parte terapeutica della musica: c’è sempre nella vita di ognuno un ostacolo insormontabile che visto dopo tempo ci fa domandare perché mi sono incastrato lì dentro. Aiuta la volontà di dare un peso minore a certe cose soprattutto se legate alla fine di un rapporto.

“Vanessa belle tette e poca testa” è un tributo ad Anna e Marco di Lucio Dalla?
Quella canzone la avrei chiamata Vanessa e Matteo ma era troppo semplice. Serie B sta in quel punto del disco perché questo amore è frivolo, la successiva si intitola Qui e ci porta arriva quello poetico. Mi piacevano il contrasto e la saggezza di Lucio per giocare con i miei due personaggi.

Esistono davvero gli amori di Serie B?
Sì, ma negli amori si fa spesso confusione con la rapidità dei social è facile confondersi; talvolta le cose durano di più di quanto meritano. Rapporti serie B sono senza la parola amore.

Ti Aspetto Qui trasmette in senso bello dell’attesa, un concetto oggi perso visto che è tutto veloce: tu sei capace e hai imparato a rallentare?
Lo ho sempre fatto. Come nei rapporti o nel riferirsi a se stessi; quando ho seguito l’istinto non ho sempre ho vinto. Aspettare aiuta.

Chi è Giovanni? E’ il ritratto di un eroe di questa epoca?
Mi piace immaginarlo non mentre la scrivevo ma ora, mi sento io a 90 anni con la fortuna di arrivarci. C’è un minimo di autobiografia, le idee messe nella testa di Giovanni sono le mie, è un anti eroe. Infatti ha come miglior amico Gesù.

Pensando a Gesù ti chiedo quale è il tuo rapporto con la Fede. E ci aggiungo, pensando a “almeno smettetela di litigare per scegliere come si chiama”, alle migliaia di morti in nome della Fede, dalle catacombe alle crociate, dall’inquisizione all’integralismo religioso, se rifletti sul fatto che la religione nei millenni è stata più strumento di morte che di resurrezione. Tema per altro che affronti anche ne Il Nipote di Giovanni.
Il rischio è il qualunquismo. C’è voglia di dissacrare questa battaglia per scegliere il nome di un dio. I diktat delle religioni sono simili. Non sono credente ma sono cresciuto in mezzo ai credenti. Non provo astio però, non ho aderito perché è poco credibile. Parlarne è contestualizzare la magia di certe storie religiose che può diventare una astronave da posteggiare nel centro di Roma come una galassia che va all’indietro per vedere che accadeva.

Quindi la musica leggera è tutta una bugia, facce da osannare e parole da buttare via?
E’ un pericolo, è più un qualcosa che arriva da certe stanze. Nei quadernini miei e di alcuni amicic ci sono canzoni che hanno da dire anche se restano un po’ sotterrate nell’ombra. Prima c’era una diffusione eterogenea, oggi c’è una piega egemonica.

Chi è il caro amico cui scrivi?
Un amico vero, avrei voluto non scriverla. Li più che un ricordo ho immaginato un incontro, le prima parole mi sono venute passando sotto casa sua poi sono arrivate le altre.

Che accadrà nelle prossime settimane?
Ci saranno date di presentazione, poi il 25 gennaio sarò in concerto a Milano e il 15 febbraio a Roma. Saranno due concerti veri. E’ anche bello sapere che mi chiamano a suonare, le persone sperano di trovare nelle canzoni qualcosa che parli di loro.

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