The Passenger celebra l'album di debutto All The Little Lights: "Che emozioni" INTERVISTA

Musica
Valentina Clemente

Valentina Clemente

Foto di Mila Austin

Speciale, come la prima versione dell’album. E come questa, pubblicata dieci anni dopo l’uscita di "Let Her Go": The Passenger celebra "All The Little Lights" e le sue canzoni, con la preziosa collaborazione di Ed Sheeran, Foy Vance, Nina Nesbit e tanti altri. "Rifare queste melodie è stato importante: mi ha fatto rivivere tante emozioni, è stato bellissimo", ci ha detto Michael David Rosenberg in un’intervista. Ecco il nostro racconto

 

C’è un ricordo personale che lega la mia memoria alla musica di The Passenger: un concerto, in una piccola piazza di Roma, nel luglio 2013. Mike era in città per uno show, ma aveva deciso di suonare alcune canzoni per tutti, in mezzo alla gente, con la sua chitarra. Nulla più. Pochi mesi prima era uscita la sua Let Her Go, una canzone che non mi usciva dalla testa. La musica, le parole: così delicata ma allo stesso tempo così significativa. Nel testo Mike dice: "Ti rendi conto che sei stato bene quando ti senti male/ti rendi conto di amare una persona quando la lasci andare". L’avevo ascoltata in continuazione e non vedevo l’ora di sentire The Passenger dal vivo. Quel pomeriggio un amico mi chiama e avverte di questo concertino improvvisato. La chiacchierata con Mike parte proprio da quell’episodio, di dieci anni fa: "Sì, mi ricordo perfettamente! È stata la prima ed unica volta in cui ho suonato dal vivo in una piazza in Italia… è stato bellissimo. E come hai scoperto la mia canzone?", mi chiede Mike.

"Prima di pubblicare Let Her Go nulla andava per il verso giusto. Poi, però, tutto è cambiato"

L’ho sentita alla radio, ma poi mi sono appassionata alla tua storia: credo sia molto coraggioso dedicarsi interamente alla musica, scegliendo di fare il busker in giro per l’Europa. Dieci anni fa c’erano tante possibilità, ma tu hai scelto la via del cantautorato, partendo dalla strada. Suonavi davanti alla gente, ovunque. Non dev’essere stato facile…

No, per niente. Prima di Let Her Go sembrava che nulla andasse per il verso giusto: suonavo in giro, sì. Un giorno ero in una città, il seguente in un'altra, ma di concreto non stava accadendo nulla. È bellissimo ascoltare i racconti che legano le persone alle mie canzoni: grazie a questo ho capito, e ancora oggi lo riconosco, che bisogna crederci sempre. Perché, alla fine, la musica arriva alle persone giuste.

 

Ma sai Mike, le canzoni ti fanno provare emozioni che poi durano nel tempo. Ho riascoltato Let Her Go e, anche se è passato del tempo e siamo tutti cambiati, ho risentito quelle stesse sensazioni di dieci anni fa. Capita anche a te?

Mi sento molto fortunato perché tanti artisti scrivono canzoni bellissime (ho molti amici che lo fanno), ma che nessuno ascolta. Riconosco che questa canzone è molto bella, ma ce ne sono altre che lo sono molto di più…

"Con questa versione di All The Little Lights le canzoni hanno la maturità di cui hanno sempre avuto bisogno"

E con questo album vuoi celebrare i momenti in cui tutto è iniziato?

Amo tantissimo All The Little Lights come album, e soprattutto tutto quello che ha ottenuto: è stato accolto molto bene in tutto il mondo. Ma quando è uscito, nel 2013, ero un’altra persona. In dieci anni si cambia molto. C’era sempre qualcosa di me, quando ascoltavo l’album, che diceva: "Vorrei rifare questa canzone in un altro modo, perché la voce è cambiata, magari aggiungendo un po’ di esperienza"… Volevo che in qualche modo quei testi e quelle melodie crescessero con me. Come dicevi prima, in dieci anni una persona cambia, evolve, e succede anche alla musica. Ora sono felicissimo perché posso suonare con un gruppo di musicisti eccezionali. Una sera, dopo un concerto, stavo bevendo una cosa con il mio produttore e gli ho detto che mi sarebbe piaciuto rifare All The Little Lights. Dall’inizio, dalla base. Registrando le canzoni, di nuovo. Sono entusiasta all’idea di averlo fatto, anche perché in alcuni momenti mi chiedevo se alle persone sarebbero piaciute queste nuove versioni, perché di fatto sono gli stessi testi, ma con un arrangiamento diverso. Non ero molto convinto. Amo questo album: credo che ora le canzoni abbiano finalmente il peso, la maturità e la profondità di cui hanno sempre avuto bisogno.

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"Ho rivalutato l'importanza del tempo"

Credi che gli inizi del tuo percorso artistico, che spesso hai definito “lenti” perché appunto sembrava nulla stesse funzionando, ti abbiano insegnato il valore del tempo e ad apprezzare la persona che sei oggi?

Sì, certamente. I primi anni sono stati molto difficili, proprio perché non vedevo la luce, nessuno ascoltava la mia musica e non sapevo cosa fare. Credo sia dovuto anche al fatto che ho lasciato la scuola a 17 anni, senza prendere il diploma: volevo solo fare musica, non avevo nessun altro progetto. Non avrei saputo che fare se la carriera di musicista non fosse iniziata… Ero molto ansioso. Sai, quando vuoi qualcosa, la vuoi subito, e non ti rendi conto che la vita scivola via. Si è così concentrati sulle cose da fare che non si riesce a dare il giusto valore a quello che si vuole realizzare. Ora, però, nella musica ma anche nella vita sto provando a fermarmi e dare importanza a ciò che creo, ed è bello. Ma credo faccia parte del diventare grandi, no?! (sorride)

"Rifare questo disco? Emozionante"

Credi che rifare il tuo primo disco gli abbia dato più luce e maturità?

Certo: è stato un percorso bello, più che altro perché mai avrei pensato di riuscirci. È stato un processo molto emozionante: ricantare quelle canzoni, riprovare le emozioni che sentivo quando le ho scritte… Sì mi è successo questo. Un po’ come assaggiare qualcosa dopo tanto tempo, o riaprire un diario rimasto chiuso: mi vengono i brividi a pensarci, perché era da tempo che non suonavo o cantavo queste canzoni. È tutto vero. È stata un’esperienza fantastica, a tratti difficile, ma felicissimo di averlo fatto.

"Crescere ti permette di capire chi sei"

I ricordi, però, a volte sono dolorosi…

E rifare l’album mi ha fatto pensare anche a questo. Quando guardo al me stesso di dieci anni fa mi sento a disagio, o meglio: mi dispiaccio molto della persona che ero. Ero molto solo, anche se stavo vivendo delle esperienze bellissime. Ma non sapevo chi ero. Diventare grandi ti dà un’importante opportunità: capire chi sei. Certo, ho mal di schiena, ma almeno so quello che voglio, mi conosco di più. Dieci anni fa ero un casino, ma un casino creativo (ride).

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Le collaborazioni con Ed Sheeran

Nel tuo album ci sono molte collaborazioni, e una di queste è con Ed Sheeran. Mi racconti il processo creativo che vi lega?

Ho conosciuto Ed quando aveva 17 anni, io ne avevo 23: abbiamo suonato in un pub a Cambridge, molto piccolo. Casualmente. Guardandolo mi sono detto: "Ma questo ragazzo è fantastico!". Tra me e Ed, sin dal primo istante, c’è stata un’affinità artistica importante: abbiamo lo stesso approccio alla scrittura, a me piacciono i suoi brani e lui ama i miei ma, a parte questo, credo sia una persona meravigliosa. È un ragazzo con i piedi per terra, oltre che un artista straordinario. Abbiamo fatto anche dei concerti insieme, sono stato anche il suo opening act: è stato molto generoso da parte sua portarmi in tour e Let Her Go è diventata molto importante anche grazie a Ed. Sin dall’inizio ha avuto un ruolo fondamentale nel mio percorso artistico e averlo con me, in questo disco speciale, era l’unica cosa da fare. Nulla più.

Concerti e busking

Continui a suonare nelle piazze, a fare il busker?

Mi manca moltissimo! Anche quando le cose sono cambiate, ho continuato a farlo…certo, non ho solo la chitarra, ma porto anche delle casse. Sai, sono le stesse sensazioni di cui parlavamo prima: suonare in una piazza, per tutti, condividendo le stesse passioni. Avremmo dovuto fare un tour così ma poi ci siamo fermati per la pandemia, ma ne faremo uno presto, prestissimo!

 

E farai concerti in Italia?

A giugno o luglio credo sarà in Italia, e ci sarà un tour.

"Più sono felice, inferiori sono le aspettative"

Che cosa auguri a chi ascolterà il tuo nuovo album?

Con il tempo, ho imparato che più felice sono, meno aspettative ho nei miei confronti. Il mio pensiero, a dieci anni da Let Her Go è godere di ogni momento, senza pensare a quello che sarà e verrà. Con me ha funzionato, e spero questo pensiero sia di aiuto per tanti altri!

 

 

 

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