Lina Simons: "Con la mia musica spero di aiutare chi è in difficoltà"
MusicaIl titolo P.A.S. rappresenta un ritorno all'infanzia: quando era piccolina desiderava dedicare il primo album alla sua famiglia e dunque ogni lettera è l'iniziale di un componente. In più è un diminutivo di Pasqualina, il suo vero nome. L'INTERVISTA
Lina Simons debutta con P.A.S., un album tutto supervisionato, prodotto o co-prodotto da Gransta MSV per MINE Music. Il disco contiene anche i quattro singoli finora usciti per MINE Music: In The Block, Nuda, Shaku Shaku e Guardami Ora. Il P.A.S. è un ritorno all'infanzia: quando era piccolina immaginava di dedicare il primo album alla sua famiglia e dunque ogni lettera è l'iniziale di un componente. In più P.A.S. è un diminutivo di Pasqualina, il suo vero nome. L’acronimo è talmente significativo per Lina che è anche uno dei tatuaggi che ha sul collo.
Lina partiamo dalla storia P.A.S.: quanto c’è della tua storia e in cosa rappresenta te oggi?
L’album c’è sempre stato ma all’inizio credevo non fosse il momento esatto per liberarlo. Poi col team abbiamo deciso di pubblicarlo, c’erano pezzi che volevo che le persone sentissero. Le canzoni sono sfaccettature della mia personalità e delle mie emozioni. Arrabbiata o romantica sono sempre io con la consapevolezza però che le persone cambiano ogni giorno.
Il mistilinguismo è un valore aggiunto alla tua musica. Dal punto di vista compositivo, però, ti crea difficoltà? Penso alla metrica, al ritmo, alla vocalità.
Agli inizi della mia musica la missione era di fare solo canzoni in inglese. L’italiano arriva quattro anni fa poi ho scoperto quanto sia complesso, ho dovuto pensare molto a livello musicale ma ora ho la pratica. Col napoletano è più facile perché è una lingua più musicale.
Aaanimal parla di salute mentale: un tema del quale solo negli ultimi anni si è iniziato a parlare: perché secondo te resta un tabù?
Le persone hanno paura di ciò che non conoscono e con la salute mentale a volte non ci si vuole confrontare per diverse motivazioni. Spaventa scoprire cosa abbiamo dentro, le aspettative della società…la fragilità può fare paura.
In In the Block dici che grazie a Dio t’è rimasta la dignità: è un concetto così dimenticato secondo te?
E’ un concetto soggettivo. Finché ognuno fa ciò che vuole ed è suo agio con se stesso, la dignità c’è. Serve più integrità per una giusta dignità. Nessuno è perfetto ma ci si può lavorare. Di certo ci sono situazioni più accettabili a livello sociale rispetto a una volta.
Suck my Dick è una bella rivincita: c’è sempre chi ora ti messaggia e prima ti dileggiava?
Ci sono persone cui non piaceva quello che facevo. Nella mia carriera tante volte mi sono sentita dire che stai facendo? Perché? Oggi le cose sono un po’ cambiate e quelle persone si stanno ricredendo. Non li biasimo, vogliono vedere prima cosa fai, all’inizio la visione era solo mia, non la conoscevano ora è diverso.
Cosa intendi per pioniera del mio stile ovvero “i’m the first on the line”?
Mi hanno detto che nella musica servivano più afro-discendenti e che non ci sta nessuno che fa le cose che faccio io: mai mi ero vista così, mi consideravo solo una che faceva musica.
“Sai in quanti mi hanno voluta Non hanno saputo tenermi”: è la frase della tua rivincita? Una frase che rappresenta sia la Lina artista che la Lina femmina? Per altro nel video ti fai in tre dando al tutto un senso di mistico, di adorazione laica.
Concordo in parte, c’è chi capisce cosa ha perso solo quando ti ha perso. Nel video il farmi in tre è una ispirazione che ho mutuato da diversi artisti, racconta e mostra le diverse me.
Sta Nera Qua è un brano identitario, un brano di appartenenza: ne faccio di tutti i colori per chi i colori a volte non li ha. Ti senti, vista la tua posizione, un punto di riferimento per chi ha meno forza di affermare la propria identità?
Non voglio dare io questo appellativo. Dico quello che devo dire attraverso la mia arte, se qualcuno vede che faccio la differenza sono contenta, spero di aiutare chi è in difficoltà. Spero comunicare alle comunità afro-discenti e non solo.
Il concetto di soldi, di money è una costante dei tuoi testi: una provocazione o una assicurazione per il futuro?
Se devo provocare lo faccio, ma anche oggi quando si parla di hip hop si parla sepsso solo di soldi perché è quello che vogliamo. Sono cresciuta sotto la soglia della povertà, fare soldi lo devo a me stessa e alla mia famiglia. Quando non ne hai…hai la spinta in più se no non mangi. Da piccola facevo le treccine per guadagnare qualcosa dunque capisco il valore che hanno e ne parlo tranquillamente.
Quando ti svegli la mattina vorresti sempre che sia meglio di ieri oppure oggi va sempre bene?
Proviamo ogni giorno a fare meglio del giorno precedente, è un lavoro continuo e quotidiano. Già esistere e vivere è un lavoro.
Scrivere pezzi come Bene non fa dove affronti temi delicati quali sono i problemi di alimentazione è emotivamente complicato?
Sì perché ogni persona la vede in maniera diversa e può essere un po’ difficile che riescano a connettersi col tuo pezzo. E’ difficile esporsi e mettersi a nudo così tanto. Sono cresciuta nascondendo le emozioni e questo pezzo dunque è liberatorio.
Alla fine possiamo dire che oggi sai proteggerti come fossi un animale?
Per forza, questo sì. In senso figurativo sì ma ogni giorno cerco nuovi mezzi di protezione meno aggressivi.
Che accadrà nelle prossime settimane?
Stao lavorando a delle date. Verrò in Italia (Lina Simons vive a Londra, ndr) perché resta la mia terra e lì devo ritornare. Ma rimango a vivere a Londra, anche qui è casa, ma per la musica torno in Italia. Sui miei canali social ci saranno tutte le novità.