Negramaro in concerto all'Arena di Verona: “Non è mai troppo tardi per vivere meglio”

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

Questa sera la band salentina chiude, col terzo concerto scaligero in altrettante sere, il tour del ventennale, un viaggio di due ore nella storia di una band che ha cambiato il modo di raccontare la vita e l’amore. LA RECENSIONE

C’è un prima e un dopo nella storia della musica italiana. Prima e dopo i Negramaro. Giuliano Sangiorgi, Andrea Mariano, Danilo Tasco, Emanuele Spedicato, Ermanno Carlà e Andrea De Rocco in questi vent’anni di carriera, celebrati con il N20 Tour che si chiude questa sera all’Arena di Verona, hanno rivoluzionato il modo di suonare, la scrittura, il concetto di band, insomma hanno scritto pagine di musica (e non importa che siano pop o rock…perché un bel libro è un bel libro a prescindere dal genere e per la musica la regola è identica) che da molti, molti anni erano codificate, ammantate di una sacralità che poi è diventata reliquia e in quanto tale intoccabile. Loro hanno rotto gli schemi e lo si è visto ieri sera in Arena a Verona quando in due ore, attraverso le loro canzoni e su un palco kubrickiano e proteiforme, hanno fatto cantare, ballare, piangere, ridere persone che con loro sono cresciute o che li hanno intercettati nel tempo. Ecco la grande, allargata, inclusiva famiglia dei Negramaro è una delle magie di questo millennio tortuoso e affannato.

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La sacralità non si discute: le luci si abbassano, la band entra e poi, sulle note di Contatto, appare Giuliano che apre la festa. Una festa non scevra di spunti di riflessioni e motivazionali. Perché ancora una volta la band fa sentire la sua voce sul tema migranti: su un accenno di Come è profondo il Mare dice che “salveremo ogni vita che è in mare, non deve esistere più quel cimitero liquido: per qualsiasi vita in mare Verona canta con me”. Quello che oggi i Negramaro rappresentano è figlio di un'amicizia iniziata quando erano bambini. Per questo accenno ad un elemento motivazionale nella loro storia: hanno inseguito un sogno, hanno urlato, anche ieri sera a Verona, che “non è mai troppo tardi per vivere meglio” e quella che è la loro epica accompagna il brano Sei: sul palco ci sono delle colonne che ricordano i monoliti di Stonehenge e lì si vedono filmati di repertorio dei ragazzi, di quando il sogno ancora lo coltivavano. Una tenerezza infinita, una gioia rivederli come nel 2007, quando ci siamo conosciuti in un pranzo a Piacenza. Loro stavano per uscire con l’album La Finestra e vivevano in quella Factory che è stata la loro casa a Parma. Fino all’Imbrunire, La Prima Volta, Nuvole e Lenzuola, Estate, Solo Tre Minuti, le palpitazioni che si innescano nel cuore già dalle prime note di Meraviglioso. E poi Via Le Mani dagli Occhi, Mentre Tutto Scorre e L’Immenso. Ecco questa è la parola giusta: Giuliano, Lele, Ermanno, Pupillo, Andro e Danilo sono i nostri fornitori di immenso!

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