No Borders Music Festival, Benjamin Clementine chiude la 28esima edizione. INTERVISTA

Musica
Valentina Clemente

Valentina Clemente

Omar Breda

Dulcis in fundo, nella musica e al No Borders Music Festival, la cui ventottesima edizione si è conclusa sulle note di Benjamin Clementine, pianista inglese. “Sono fortunato e grato di essere qui: mi sento legato alla natura e i luoghi del No Borders che mi ricordano dove abito, in California, e dove creo la mia musica” ci ha detto prima di salire sul palco a Fusine, per un concerto con pianoforte e voce, in cui ha sottolineato che la musica, per lui, “è una passione, non un lavoro”

 

Nell’ultimo finesettimana del No Borders il protagonista è il pianoforte. Quello di Stefano Bollani, insieme a Trilok Gurtu, e quello di Benjamin Clementine. Due luoghi differenti, ma entrambi suggestivi, perfettamente in grado di fare da scenario alla musica di questi artisti eccezionali. Per Benjamin Clementine, artista britannico dalla voce pacata e intensa, non è la prima volta al Festival: lo scorso anno aveva già avuto modo di raccontarsi attraverso la sua musica e il suo pianoforte, e quest’anno il suo concerto è stato la conferma delle sue incredibili doti, di artista e comunicatore. Sì, perché Clementine si racconta attraverso la musica che crea e che porta in tutto il mondo.

Benjamin Clementine No Borders Music Festival 2023
Omar Breda

Improvvisazione

È uno dei pochi artisti che, in questa occasione, sceglie l’improvvisazione: il suo concerto a Fusine, tra i colori dei laghi, non ha una scaletta predefinita (anche se ci sono i brani più noti, tra cui Condolence, London, Won’t Complain, Adios, God Save The Jungle, Cornerstore), ma si fa guidare dall’ispirazione e dai luoghi che lo circondano. “Questo posto magnifico, così pittoresco, mi ricorda molto dove abito, in California. Ed è più semplice, per me, ricevere ispirazione da ciò che vedo e sento” ci racconta prima di salire sul palco, e suonare scalzo. Sì, senza scarpe, proprio per sottolineare la sua necessità di trarre energia dalla terra.

"La musica, per me, non è un lavoro"

“La musica per me non è un lavoro: è una passione” ammette, con un timido sorriso, nella nostra intervista. “Non avrei mai immaginato di viaggiare così tanto grazie alle mie composizioni. E cercherò sempre di mantenere la musica come passione, per non potermi annoiare mail. Poter vedere tanti posti in tutto il mondo e conoscere culture diverse è fondamentale e vitale. Voglio solo continuare ad essere paziente e costante nella mia arte” aggiunge Clementine.

Passione e gratitudine

La parola che riassume al meglio l’arte di Benjamin Clementine è passione, che l’artista mantiene viva anche viaggiando: “Viaggio moltissimo ed è stupendo. Poi penso sempre che ogni show sia il primo. Non penso mai di essere un volto noto, come del resto la mia musica è conosciuta, anche se di fatto lo è. Credo sempre sia la mia prima volta su un palco, per offrire al pubblico ciò che ho. È qualcosa che ho imparato all’inizio della mia carriera e ho portato avanti nel mio percorso. Va bene così”.

 

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Simone di luca

L'amore per la famiglia...

C’è la passione, certo, ma questo immenso senso di gratitudine, anche verso suo figlio, a cui Clementine ha dedicato un post sui social, ringraziandolo per averlo scelto come papà: “Diciamo sempre che noi diamo vita ai nostri figli, ma loro lo fanno con noi”, ci dice l’artista. “È una responsabilità immensa fare i genitori, soprattutto quando hai un figlio fantastico. Ascolta la mia musica, ma gli piace di più la matematica, un po’ come mio papà…ma gli voglio bene lo stesso” dice ridendo il musicista.

...e la musica

Amore, verso la famiglia e la musica, che compone ovunque: “Sono un piccolo aspirapolvere, prendo tutto quello che sento, vedo, ascolto…e lo faccio mio. E quando sono a casa, ovunque essa sia, mi metto a scrivere. Uso la macchina da scrivere, perché mi fa pensare e soprattutto mi permette di restare paziente. Dopo aver scritto, mi metto al pianoforte per vedere cosa esce. Questo è stato il mio modus operandi per tanto tempo. Recentemente, però, mi stanno aiutando le letture…e spesso suono ancor prima di comporre la musica in sé. È più difficile, ma è un continuo processo di scoperta. Dipende sempre da come mi sento” dice con la sua bellissima calma, prima di salire a suonare. E a incantare i presenti al No Borders. Che bello questo festival.

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