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Carl Brave: "Migrazione è un viaggio sentimentale e umano nel cuore di Roma"

Musica

Fabrizio Basso

Il nuovo lavoro dell'artista romano è un piano sequenza sulla sua vita, con l'Urbe sullo sfondo a fargli da scenografia. L'INTERVISTA

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Carl Brave
svela la sua "Migrazione" (s.p.q.r Music/Columbia Records/Sony Music Italy). L’album è stato anticipato dal brano "Lieto fine": come il singolo ci ha accompagnati per le strade del Gianicolo e tra il calore dei tifosi della curva sud dell’Olimpico, il concept del disco sarà fortemente romanocentrico. Il rapporto dell'artista con la sua città è un rapporto d'amore viscerale e in "Migrazione" ci saranno le strade, i quartieri, le luci, le atmosfere nostalgiche e le sensazioni che solo una grande bellezza decadente come Roma può dare. A oltre due anni di distanza dall'ultimo album "Coraggio"Carl Brave riparte da sé e da casa sua, da ciò che è familiare e autentico per raccontare, con uno stile che si apre sempre di più al pop e al cantautorato, un viaggio ricco di storie: "Migrazione" è un piano sequenza sulla sua vita, con Roma sullo sfondo a fargli da scenografia.

Carlo partiamo dalla storia di “Migrazione” e dalla scelta di dedicare un album alla tua città, un gesto d’amore ma anche di appartenenza: quanto sono importanti oggi le radici?
Le radici danno personalità. Io porto in alto la bandiera romana, come fanno anche a napoletani: arriviamo molto sinceri. La regola che mi sono dato è dare genuinità alla musica. Ho scritto molto a Roma ma anche in giro per il mondo, ho affittato case e studi di registrazioni e lavorato con musicisti del posto e con i loro strumenti. Ho mischiato tante culture. C’è molta migrazione sia geografica che del mio suono. “Biscotti” è il mio vecchio suono che arriva a sonorità diverse, è la spinta verso il futuro.
Dopo la caccia ai “surfisti abbronzi in California” sei passato a “uno tsunami sulla tavola da surf” nella tua città: tra queste due tavole cose c’è? Un cuore che scoppia di rimorsi?
Ho il rimorso per non avere mai surfato e continuo ad avercelo in testa. Ho fatto due lezioni e mi sono bastate.
Esistono ancora le notte alla Bukowsky? Le fai al Gianicolo? Per altro nel testo parli anche di leoni da tastiera e della call che avrai domani, concetti in antitesi con certe notti. Dove è il “lieto fine”?
Il lieto fine è la davanti e io continuo a cercarlo, è come l’orizzonte quendo sembra di toccarlo si sposta. Le notti alla Bukowsky ci stanno ma vado molto a periodi. Ora sono molto sano per il disco e il tour, ho una vita abbastanza diritta. Nel tour però sono tutte notti bukowskyane!
Sai mantenere un segreto? La protagonista di “Forse” parrebbe di no, ma tu? E i segreti sono quelle cose che si raccontano a una persona per volta…tipo telefono senza fili?
So mantenerlo io il segreto. Non si dice a nessuno deve rimanere dentro di te.
Davvero non credi al destino? Non toglie poesia alla vita il pragmatismo? Meglio il mondo come un bingo?
Non ci credo, quello che fai dipende dalle tue scelte, da come ti poni, da come pensi al mondo che vorresti.
Se tu oggi potessi andare in reverse, dove torneresti?
Forse rivivrei tutto l’inizio della mia musica, quando è cominciata ad andare, ma senza cambiare nulla: mi rigodrei quel momento. Il successo è arrivato in un lampo!

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E’ più friccirarello il vento di Lisbona o il ponentino?
Il vento di Lisbona ha un suo perché ma pure il Ponentino non scherza.
“Un’altra vita” inizia con “non ricordo niente di noi”: che rapporto ai con i ricordi? Li archivi tutti o fai una selezione?
Ho un rapporto strano, tendo a non ricordare niente, poi faccio una selezione inconsapevole. Di quanto ero piccolo istintivamente non ricordo nulla, i flash arrivano solo se mi concentro.
In questo periodo c’è un nome che appare sul display oppure chiamano solo call center?
I call center li evito e ormai c’è spesso una voce registrata che quando la senti attacchi e lei ti richiama. Sul resto…mistero!
“Per andare avanti devo guardare indietro”…va fatto anche quando se ti volti ti prende la melanconia? E per guardare affidati ti capita di affidarti ai tarocchi?
Non mi capita di affidarmi ai tarocchi anche se la curiosità sul futuro c’è sempre. Il passato e gli errori devono farti capire che non devi ripeterli, non hai possibilità infinite nella vita.
“T’accompagno io che è di strada”: hai pensato di organizzare con i fan un viaggio in pullmann lungo i luoghi che citi in “Migrazione”? Magari mentre tu fai qualche pezzo.
C’ho pensato perché tanta gente manda foto e video che fanno il tour di Roma andando a vedere i posti che cito. Ricordo che l’album “Coraggio” lo ho presentato navigando sul Tevere così da poter vedere le sponde di Roma.
La sensazione è che in molti testi ci sia una presenza che in realtà è una assenza è così? La frase simbolo di questa riflessione per me è “Serrande chiuse su da te per le tue pare stupide” abbinata al “ormai siamo un miraggio” di “Roma è sempre la stessa”.
Il fantasma sono anche un po’ io con la mia personalità composta di momenti bui e felici; è più un riferimento alla mia persona, cambio molto il carattere di momento in momento. Ho un bipolarità caratteriale per fortuna non psicologica.
Alla fine possiamo dire che è comunque adrenalinico sporgersi dal precipizio e in questo album lo fai in ogni canzone?
Sì assolutamente, mi butto in tutte le cose. E’ così che ce le godiamo anche senza corda.
Cosa può dirmi della tua estate in tour?
Debutto il 23 giugno a Bologna e poi si snodano le altre date. Siamo in prova in questi giorni, arrangiamo i pezzi nuovi. Io devo anche impararli a memoria. I vecchi mi escono dal cuore i vecchi, i nuovi non è così facile. Musicalmente mantengo un po’ le differenze tra le mie diverse epoche artistiche, “Polaroid” e “Notti Brave” le ho fatte centinaia di volte penso a proporle un po’ diverse, ho voglia di fare qualcosa di nuovo.

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