Lamo: "Resto una sognatrice nonostante la disillusione della crescita"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

Credit Agnese Carbone
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L'artista lombarda debutta con un album, "Fantapunk", che oltre a mostrare la sua anima ingenua e quella ribelle, ci porta a osservare la contemporaneità da una nuova prospettiva e ci avvicina a una nuova concezione dell'idea di tempo. L'INTERVISTA

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E' un titolo evocativo "Fantapunk", album di debutto di Lamo, all'anagrafe Daniela Mornati. L’atmosfera delle canzoni, composte da una parte fanciullesca scanzonata e soffice e da una parte istintiva, ruvida e tagliente, è ipnotica. La ricerca sonora è fatta di piccoli dettagli, di melodie e armonie che sembrano cucite sopra ai testi e di un’originale ricerca di atmosfere sognanti ma distorte e vissute. I testi sono personali e contraddistinti da un’ ironica leggerezza, sotto la quale campeggiano temi sociali ed esistenziali. La produzione è stata curata da Lamo stessa insieme a Rabbo Scogna (che ha composto le musiche insieme a lei) e da Federico Carillo in alcune tracce. "Fantapunk" contiene due featuring: Matteo Gabbianelli, storica voce della band romana Kutso, e OBI, giovane promessa della scena rap torinese.

Daniela partiamo dalla storia dell'album e dal tuo nome d'arte.
Per anni ho fatto la pianista e la batterista in diversi tour, ho scritto per Angelica e un pezzo per Bugo. Ma sentivo la necessità di mettermi alla prova in prima persona e in questo è stato fondamentale il lockdown perché, fermi i concerti, ho avuto la possibilità di dedicarmi alla scrittura. E sono felice che quell'urgenza ora sia diventata "Fantapunk" che è una distorsione di Pentafunk, il mio gruppo giovanile. Mio padre ha sempre storpiato il nome in fantapunk ed è diventato il titolo del disco. Ed è perfetto perché unisce la mia anima ingenua e quella più ribelle, che mi ha portato ad abbandonare gli studi di Giurisprudenza per dedicarmi alla musica. Lamo perché in Lombardia si usa mettere l'articolo davanti ai nomi: per i miei amici sono sempre stata la Mornati ma come nome d'arte era un po' lungo e quindi è nato Lamo.
Quali sono gli ultimi libri che hai in tasca iniziati e non finiti?
Sono tantissimi. In questo periodo in fase di lettura c'è un libro di Simone de Beauvoir e la società liquida declinata da Zygmunt Bauman: mi piacciono i libri che analizzano la società contemparanea anche perché toccano temi che sono presenti in molti dei miei testi. 
“Fluorescente” sembra distopico ma è la nostra quotidianità nella quale più cerchi di trovarti e più ti senti perso: perché abbiamo ancora paura a chiedere aiuto quando siamo in difficoltà?

C’è ancora uno stigma sui disagi, soprattutto sui disturbi mentali tipo ansia e attacchi di panico, che io ho vissuto anni fa. Credevo di essere l’unica al mondo poi parlando con gli amici ho scoperto che in tanti ci sono passati. Il problema è questa società social che ci deve mostrare vincenti, come fosse una classifica. In realtà l’ansia in adolescenza è in crescita. Io ho scoperto lavorando al disco la possibilità di essere debole, sono sempre stata una trascinatrice anche in famiglia e ora so che posso mostrarmi fragile.
Soffi ancora i desideri ai compleanni?
Sono ancora una sognatrice nonostante la disillusione della crescita. Quel soffio ci aiuta a ritrovare chi eravamo e a pensare a quei desideri.
Come nasce “Lasciami come vorresti ritrovarmi”? E’ una storia fisica, forte: il titolo più giusto non sarebbe stato “prendimi come vorresti abbandonarmi”?
Ci potrebbe stare il cambio titolo. Nasce in tour: entrando nel bagno dell’autogrill leggo “lasciami come vorresti ritrovarmi” e quell’ispirazione da bagno la ho trovata romantica. Tra i 21 e 27 anni ho vissuto una relazione travagliata e ho pensato alle relazioni che un po’ ti consumano: perché ci si lascia quando si è ridotti a brandelli. Lasciamoci al meglio e non al peggio. Ci aggiungo che la relazione solida si vede al momento della fatica.
“Non ne ho mai abbastanza di quello che mi manca” è lo specchio di una società dove hai tutto ma non è mai abbastanza e perdi il senso del valore delle piccole cose che fanno stare bene?
Sì ma può anche esprimere l’insoddisfazione che molti vivono. Io tendo a gioire delle piccole cose e dunque è una frase per me positiva: non sono mai stanca di essere affamata di vita e conoscenza.
Hai capito se l’ingenuità è un dramma o la salvezza?
Ti fa prendere tante batoste soprattutto se lavori nell’ambiente della musica, tra vanità e competitività. Ma sul lungo percorso è positiva, il bello è mantenere il proprio lato infantile. Preferisco l’ingenuità ed essere sorpresa dal bello e brutto della vita.
Uno dei temi presenti in molti testi è il tempo a volte abbinato ai ricordi: di notte pensi e di giorno dormi, di notte piangi di giorno risorgi. In “Inutile” c’è il passato che non ritorna e il futuro che ci confonde; in “Soap Opera” vivi un anno intero al giorno; c’è quasi sempre una partenza e una attesa ma mai un ritorno: che rapporto hai col tempo e coi ricordi?
Nel disco non sempre mi sono data risposte, ci sono tante domande. Fotografando il momento della crescita, quando arrivi ai trent’anni, comprendi che del tempo è già passato: il mio pensiero è che per quanto sia difficile in una società che dà obiettivi per età, la risposta giusta è trova il tuo orologio senza farti troppe domande e sii sempre fedele a te stesso. Io non ho l’orologio al polso dall’età di 15 anni perché voglio vivere il momento.
In questo periodo bibite energetiche o calmanti? E sei più santa o pecora nera?
Sempre più pecora nera di indole per essere nata in provincia e figlia di un ceto medio. Il mio limbo culturale mi trasmette un senso di inadeguatezza da pecora nera. Ora bevo cose energetiche perché ho superato la fase dell’ansia.
Alla fine possiamo dire che non sei più in ritardo e il tuo destino lo hai raggiunto? E magari superato?
Mi sento in linea col mio metro di tempo. Il disco è stato, ed è una grande gioia e mi sento al passo col mio tempo. Non essere ferma all’idea ma avere costruito “Fantapunk” mi fa sentire in linea con la mia idea di tempo.
Che accadrà nelle prossime settimane?
Una settimana di vacanza. E poi prove con la band, sia per video live che per i concerti di luglio, ora mi dedico a suonare le canzoni del disco. E continuerò dopo l’estate nei club.

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