Isotta: "Meno montagne russe emotive e meno paure, cerco il mio equilibrio"
MusicaL'artista toscana esprimere la parte di sé che non riuscirebbe a manifestare se non con la musica. L'INTERVISTA
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Il mondo osservato (e raccontato) da essere umano, tra gioie e dolori, forza e fragilità. Questo è “Minuscola” (etichetta Apollo Records, distribuzione Ada Music Italy) il nuovo disco di Isotta, giovane artista toscana la cui arte, la cui sensibilità non passano inosservate. Ha vinto il Premio Bianca D'Aponte nel 2021, il Premio della Critica e il Premio Afi a Musicultura nel 2022 e in quello stesso anno è entrata nella cinquina finale dei Premio Tenco, categoria Opera Prima, con l'album "Romantic Dark". E ora "Minuscola" che nasce dall’esigenza di esprimere la parte di sé che non riuscirebbe a esprimere se non con la musica. L'album declina la sensazione di come minuscoli ci sentiamo nel mondo, di fronte alle nostre paure, insicurezze e al nostro senso di inadeguatezza.
Isotta partiamo dalla storia dell’album: quando ha cominciato a prendere forma e perché in un’epoca super performante hai scelto la visuale minuscola cioè di noi piccoli atomi dell’universo?
Ho iniziato a scriverlo appena uscito il recedente “Romantic Dark”, il primo brano nato è stato “Hikikomori” che arriva dopo tanti ascolti di “Romantic Dark” fatti per capire cosa non mi rendeva soddisfatta al cento per cento. Ho cercato di capirmi al meglio. Ho cercato di cantare di più e rendere le canzoni più belle per i live. “Minuscola” a era già presente in Hawaii e mi piaceva sviluppare quel tema. Poi cercavo un titolo che non combaciasse con quello di una canzone e “Minuscola” accomunava il tutto perché mi trasmetteva una sensazione unica in ogni canzone anche se in forma diversa.
“Ho provato rabbia per molto tempo pensando di non meritare o meritare altro” è una frase dura ma che cela una rinascita: quanto è autobiografica e hai raggiunto quell’altro che meriti? Anche perché in “Finché noia non ci separi” parli di “lune distanti”.
La frase è totalmente autobiografica. Ci sono frasi dirette nella canzone, riflettono quello che mi capita di dire o che penso. “Non c’è pace nel mio sangue” era in un biglietto per il mio compleanno. A volte la provo ancora la sensazione del meritare di più o che hai più di quello che meriti, dipende dai momenti: ricerco un equilibrio per fare meno montagne russe.
“Hikikomori” è un brano abbastanza ansiogeno tra amicizia che non vale niente e ansia porno: hai licenziato il guardiano del faro spento?
Parla della prigionia della mente: non siamo padroni dei pensieri, a volte sfuggono di mano ed è la mente al servizio dei pensieri mentre io vorrei la mente padrona dei pensieri…tipo faccio una passeggiata e mi vengono cattivi pensieri. Vorrei essere il mio guardiano del faro.
Hai usato il concetto di rate tipo a scuola si muore a rate, è a rate l’amore dell’estate: è così che vedi la vita, come un infinito mutuo?
No ma a volte è un morire a piccoli passi. Poi odio i mutui e tutto quello che gli gira intorno. Ogni giorno c’è sempre qualcosa che ti porta a morire e non a vivere, pensa alla chiusura in casa dell’Hikikomori.
Spesso i testi sono al maschile, racconti una prospettiva maschile, cito per tutte “L’Amore quando non si fa”: perché ti sei messa in una ottica da uomo?
E’ una storia mia che è successa, non ho colto se c’è mai stato un amore, è rimasta pura e sospesa. Mi piace l’idea che il sentimento non si sporca, esce la mia parte maschile che vede me innamorata.
“Minuscola” è il racconto di una donna illusa, delusa e disillusa: sei tu in questa stagione della tua vita? Penso alla città che sta contando i tuoi pezzi in “Licantropo”.
In realtà sì. Il disco non parla di amore, ma lo ricerca, si ricompongono i pezzi. La città la vedo con io che ci vado ad abitare per esaudire il sogno della mia vita e finisco a fare un altro mestiere che mi assorbe e non riesco a dare respiro al mio sogno.
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A proposito di “Licantropo” hai il dono della luccicanza?
Lo spero. E’ una capacità di andare oltre e vedere oltre la realtà. Spero di riuscirci.
“Mi piace il caso” eppure non ti credevo una fatalista: quando ti guardi allo specchio e dici “chi sono io” ti dai anche una risposta? Potrebbe essere “Ho voglia di rinascere di ricominciare”?
La risposta può essere quella ma il caso è per me il destino con la sua energia che ti spinge in determinate situazioni o a fare determinate scelte. Ma siamo corresponsabili di quello che succede, non è solo una questione di destino.
“Ho cercato un uomo più sincero”: su google è morto ma nella tua quotidianità qualcuno lo incontri?
Il mio babbo è l’uomo sincero. Tendo a non fidarmi anche di un fidanzato.
Quando è l’ultima volta che hai tirato un pugno al muro?
Ho provato tanto dolore per una cosa successa a casa. Quando ho scritto la canzone ero alla stazione di Firenze e ho dato un pugno a quel marmo: mi sono immaginata dall’esterno, mi sono messa nei panni di qualcuno che mi osservava. In un secondo tempo ho rivisto gli appunti e la rabbia.
Possiamo concludere che questo album è un altro viaggio controcorrente al di là della felicità e sei felice e contenta di toccare le stelle senza la noia?
Sono molto soddisfatta dell’album e ne sono contenta. Dovrei essere più soddisfatta di quanto sono, ho sempre una spinta interiore che mi trasmette ansie e ci sto lavorando. Non bisogna dire sempre ad maiora ma godersi il momento, stare bene con quello che si ha e concentrarsi sul presente, a volte è come se scrivessi per dire a me stessa certe cose.
Che accadrà in estate?
Voglio fare dei live, portate in giro “Minuscola”.