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Max Pezzali: "Un concerto al Circo Massimo è il sogno di una carriera"

Musica

Fabrizio Basso

L'artista pavese ha presentato l'appuntamento romano del 2 settembre. Si tratta di una data speciale con numerosi ospiti e lo spazio deejay time. L'INTERVISTA

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Da Circo Massimo a Circo Max il passaggio è lieve, è un gioco di parole, di qualche omissione in cambio di una x che è il passe partout per la storia. Ieri a Roma, nel fascino del Campidoglio, Max Pezzali ha presentato il suo concerto del prossimo 2 settembre a Roma, in quel luogo che si chiama Circo Massimo e che tutto il mondo ci invidia. Alessandro Onorato, assessore Grandi Eventi, Turismo, Sport e Moda di Roma Capitale, ha introdotto la serata sottolineando che “avevo 12 anni quando è uscito Nord Sud Ovest Est: chi è nato tra il 1976 e il 1989 sa che Max ha un primato assoluto per come ci ha legato a quegli anni. Certo le sue sono anche canzoni legate a momenti di melanconia ma soprattutto la sua musica è gioia. Aggiungo che questi eventi portano soldi che vengono poi reinvestiti nella città”.

MAX PEZZALI, L'INTERVISTA

Stadi e palazzetti sold out, Ma Pezzali è un dreamer che regala sogni. Ha una musica trasversale, che raccoglie almeno tre generazioni e per ognuna a messaggi e poesia. Il 2 settembre, giorno in cui il Circo Massimo diventerà casa sua, è lontano ma non troppo. E in questa chiacchierata romana, con vista sui Fori Imperiali, ci accompagna verso quel palco.
Max nei tuoi concerti c’è quella nostalgia sana che non diventa essere patetici. Non è facile restare sul crinale e tu in questo sei una abile guida.
Noi avevamo ingenuità e semplicità quando scrivevamo e oggi vorrei rappresentare un modello facile nell’epoca in cui si tende all’eccellenza su tutto; pensa agli 883 di allora: eravamo due tamarri qualunque di provincia senza caratteristiche da campioni, eravamo l’uomo medio che raccontava le sue cose. Oggi ti dico che ho vissuto momenti speciale con delle canzoni.
E’ vero che qui a Roma sei arrivato in moto?
Sì perché Roma per me è il viaggio in moto. Ci sono destinazioni che in auto e treno ci vai ma in moto le conquisti chilometro dopo chilometro. In questo caso ci sono fasi mentali: arrivi a Firenze che ti lasci alle spalle l’Appennino ma lo scavallamento è ad Arezzo quando ti dici che sei quasi arrivato ma è solo una suggestione anche perché arrivi a Roma Nord è comunque mancano ancora 30 chilometri e sei tutt’altro che arrivato. Per altro io ho molti amici tra i motociclisti.
Cosa ha di speciale per te questa città, oltre la sua storia intendo.
Roma dall’alto del Gianicolo ti dice che non sei solo e che le cose si aggiustano sempre: è fondamentale nei momenti di melanconia, qui capisci che non hai il controllo su tutto. A Milano ti fanno sentire in colpa per ogni cosa. Roma è megalopoli ma è anche quartiere, conserva un po’ di provincia.
Il 2 settembre l’Urbe ti festeggia al Circo Massimo.
E’ uno dei luoghi più importanti del mondo e non solo per i live. Sono quei momenti che il giorno dopo potresti smettere, sono quei momenti che da soli ripagano una carriera. Posso condividere la serata con amici quali gli Articolo 31, Paola & Chiara, Colapesce e Dimartino, Dargen D'Amico, Sangiovanni e Lazza che veniva ai miei concerti all’Idroscalo. E arriveranno altre sorprese.
Le grafiche delle serate sono gladiatorie!
Le ha curate Sergio Pappalettera che lavora con me da 30 anni. La missione è trasferire i colori dalle copertine degli album, anche se ormai non esistono più, al Circo Massimo. Prevedo oltre le due ore e mezza di live ma c’è il Deejay Time - Special Set con Fargetta, Albertino, Molella e Prezioso e dunque si parte già dal pomeriggio. L’idea è quella di ricreare un circo degli anni Novanta, d'altra parte è più facile trovare la nostalgia in una musicassetta che in un file, la memoria ha bisogna di fisicità e gli anni Novanta sono l’ultimo momento di quell’epoca.
Possiamo aspettarci qualche nuovo brano? O magari un album?

Mi è tornata anche la voglia di scrivere post covid, epoca in cui mi ero disamorato. Ora andando in giro si creano situazioni divertenti ed è tornata la voglia di scrivere e sperimentare un po’. Qualcosa farò ma nulla uscirà prima del Circo Massimo, per ora l’attività discografica non è una priorità.
Si parla di un progetto con Paola & Chiara.
Al momento non è previsto nulla. Il mondo non sente alcuna necessità di un mio nuovo pezzo; solo se diventa funzionale a quello che faccio procedo, ma l’esigenza di nuova musica deve essere motivata. Mi chiedo serve un nuovo album? Sono cresciuto in un’epoca in cui l’album era centrale ma oggi mi chiedo se esiste un senso nel 2023 per un mio album e se qualcuno fosse interessato ad ascoltarmi.
Andresti in gara a Sanremo nel 2024?
No. Sanremo prevede una attitudine mentale da 3 minuti e io ho tempi lunghi. Il Festival è da centometrista. Poi funziona se hai un progetto funzionale. Io ho sempre più bisogno di stimoli nuovi, la memoria ha bisogno di tempo per processare. Il vantaggio dell’album è che ti fa conoscere l’artista in senso ampio.
Dove nasce la tua serenità?
Si può arrivare a un punto dove non hai l’obbligo di entrare nelle playlist, ragionamento che non può fare una major. Mi piace imparare a scrivere con altri, è stimolante entrare nelle dinamiche di scrittura dei più giovani che si soffermano anche a lungo su una sillaba. Mi piace avere stimoli da chi è più giovane.
Infine come commenti questo rosario di sold out e l’approdo al Circo Massimo?
Senza Clemente Zard non sarebbe successo, non avevo la percezione di quello che avremmo potuto costruire.

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con la sua Vivo Concerti è uno degli artefici che hanno elevato la poetica artistica di Max Pezzali. Oltre al lavoro manageriale c’è dietro un fattore affettivo: “Io sono cresciuto con lui e la sua musica. I suoi sono concerti che fa bene, l’empatia che crea è incredibile. A San Siro doveva andarci da tempo e quando lo abbiamo annunciato il suo pubblico la ha vista come una chiamata alle armi che ha creato valanga positiva”. Infine, Max Brigante, il manager dell’artista pavese. Al centro del suo lavoro ci sono cura e rispetto del tempo, non c’è l’urgenza di fare le cose ma tutto si pondera e si lascia maturare: “Il concetto di tempo interessante, oggi tutto è più corto e la soglia di attenzione si accorcia. Il nostro lavoro prevede la cura, ci vuole “balance” per capire dove siamo e chi siamo. Se in futuro un disco atterrerà nella nostra orbita è perché ci divertiamo ed è una urgenza; ma oggi ti faccio un altro ragionamento: quando da fuori vediamo il successo del tour capiamo che raccoglie più generazioni e la musica non è solo per i giovani. Bisogna leggere quotidianamente i numeri che l’industria porta per vincere le sfide che ci attendono”.

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