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I Punkreas tornano con Electric Déjà-Vu: "La fiducia è il viatico per ricominciare"

Musica

Fabrizio Basso

Un album ruvido e attuale, dove le braccia alzate sono accoglienza e non resa. Vi racconto il nuovo progetto della band di Parabiago insieme a Gabriele "Paletta" Mantegazza, il bassista del gruppo. L'INTERVISTA

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Con undici album di inediti alle spalle, oltre trent’anni di carriera celebrati nel 2022 con il tour XXX e… Qualcosa che ha registrato tanti sold out nei principali club della penisola, i Punkreas continuano a lasciare il segno con l'attitudine e l'impegno che li ha resi tra i principali esponenti del punk rock e ska punk in Italia, suggellando il loro percorso con un nuovo ed energico lavoro discografico. In Electric Déjà-Vu la band lascia da parte gli arrangiamenti acustici portati avanti nel live show Funny: The Best Story of Punkreas e nel disco Funny Goes Acoustic del 2021, per tornare all’elettrico. L’album, scritto in parte prima della pandemia, ha come filo conduttore il concetto dei corsi e ricorsi storici. Infatti da sempre nel corso della storia si assiste a situazioni che richiamano avvenimenti precedenti paragonabili a circostanze del periodo attuale. Politica, economia, cultura, lotta sociale: si ripetono come un eterno ritorno, mostrando come la storia tenda a vivere in un continuo déjà-vu.

Paletta, partiamo dalla storia dell’album: quando ci avete lavorato e come? L’attualità è molto presente.
Alcune canzoni nascono prima della pandemia e seguono un progetto. Attualità… nel disco, come nella vita, ci sono le destre come nel 1920, le guerre… ma tutto è attualizzato. Prima non si parlava di vita reale e virtuale, è tutto un deja vu.
Partite con Le mani in Alto brano che tutto è tranne un segno di resa. Anzi è un incentivo a prendere per mano la vita e non guardare più le scarpe davanti all’ingiustizia.
In momenti in cui tutti hanno difficoltà, chi c’è rimasto sotto deve avere qualcuno che allunghi le braccia e lo accolga. Noi ci fidiamo quando saltiamo dal palco sulla gente. Mani in alto sono sicurezza e la fiducia è il viatico per ricominciare. Mani in Alto è rinascita.
Dai Dai Dai ha un testo violento: il futuro dell’umanità è in bicicletta come il delivery?
Non so come immaginarmi il futuro. A causa della pandemia abbiamo capito cosa significa essere chiusi in casa e distanti dalla gente. Il delivery sembra facilitare la vita ma secondo noi allontana dai valori umani. A parte qualche società che ha regolarizzato i dipendenti siamo al cospetto di un nuovo caporalato. Ora che c’è una certa normalità bisogna resettare e cercare di capire che spesso accettiamo che vengano sfruttate le persone per la comodità di avere il panino in casa. Dobbiamo difendere queste persone.
"Nessuna scusa e nessun compromesso adesso si va"... Dove si va? La sensazione è che si vada avanti solo a parole nonostante "Greta Thunberg-Pippi Calzelunghe" (così come nella canzone, ndr). Another world è davvero possibile?
È la sola soluzione. Dobbiamo comprendere che questo è il nostro mondo. Dobbiamo infondere la cultura dell’ecologia e di evitare gli sprechi. Per cambiare il mondo bisogna comunicare.
Il titolo è Battaglia Persa ma gli eroi che popolano la canzone, da Rosa Parks ad Albert Sabin fanno pensare il contrario, che non ci saranno altri libri bruciati. Nonostante l’attuale situazione politica.
Ho paura. Siamo ancora titubanti a pensare allo ius soli e siamo alla terza generazione, parliamo di persone nate e cresciute in Italia. Fa ancora paura parlare di integrazione nonostante siamo un Paese super multirazziale. Siamo molto indietro e la situazione politica mi inquieta non poco.
"Ma poi pensi che tutto sia cambiato che sei rimasto solo tu". Vi sentite dei sopravvissuti? O dei resistenti?
Siamo highlander. Una volta anche andare solo a comprare un disco era un rito. Ci sono generazioni che ci supportano. Non ho la sfera per darti una risposta.
"La solita fake news come un vecchio blues". Hai un musicista di riferimento?
Assolutamente sì. Sono tanti ma non posso fare i nomi altrimenti faccio una brutta fine. Nel mondo virtuale non si capisce cosa è la fake e cosa la realtà. Vedo talenti che non riescono a esprimersi per carenza di locali e c’è chi occupa spazio con qualità mediocri a discapito di chi meriterebbe un palco.
I Signori della Guerra è la versione moderna de La Ballata dell’Eroe di Fabrizio De André?
Secondo me sì, è una analogia giusta. La crisi in un Paese spesso si risolve con la guerra. Farla finire mandando armi è assurdo, è sbagliato: per spegnere una guerra serve il dialogo.
Siamo un popolo di disagiati? È quasi gaberiano come testo.
Assolutamente sì. La parola da un decennio è stata sdoganata. Finché non ci riprendiamo in mano la vita capendo che il disagio ce lo creiamo noi, saremo dei disagiati.
Ti ricordi l’ultima volta che hai trovato il tuo giorno perfetto? E credi che non seguire le mode oggi sia una filosofia che fa stare bene anche se non conviene.
Nel 1996 quando la Juve ha vinto la Coppa Campioni. Il giorno perfetto è quando inizi a fare quello che volevi conscio che servono delle rinunce.
Quale è il confine tra la paura infondata e l’ossessione?
Il confine è rapportarti con qualcuno che ti spiega che la paura si supera e per vincere l’ossessione si torna indietro di un passo. La forza sta nel non restare soli e parlare, confrontarsi.
"E capisci davvero quello che vuoi…" è il finale che si apre alla speranza? Anche se non è facile essere quello che sei.
Bisogna ragionare in maniera positiva. Chiudersi ti fa perdere la speranza.
Il tema ricorrente dell’album è il tempo. Ci sono passaggi rapidi tra presente e passato. Quando questo lavoro è condizionato da promesse disattese? E che rapporto hai col tempo?
Il futuro non si può leggere e serve un bilancio tra passato e presente per trovare un equilibrio. È una analisi che porta all’equazione giusta. Io vivo seguendo il carpe diem accompagnato dal bagaglio di quello che ho vissuto. Mi sento un po’ più razionale. Equilibrando il bello e brutto del passato e quello dell’oggi puoi trovare il giusto rapporto col tempo.
Che accadrà nelle prossime settimane?
Faremo le ultime date di aprile al chiuso e poi si va open air, presto annunceremo le date estive. E ci saranno altre sorprese, tra cui una collaborazione importante e destinata a diventare un progetto.

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