L'artista gardesano porta all'Ariston una canzone autoprodotta e scritta con Federica Abbate e Lorenzo Vizzini, un brano autobiografico, intimo e sincero. L'INTERVISTA
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Mr Rain, l'’artista fuori dal coro, sempre capace di descrivere all’interno delle sue canzoni la parte più intima di sé stesso, con particolare attenzione alle parole, porta sul palco dell’Ariston una canzone autoprodotta e scritta con Federica Abbate e Lorenzo Vizzini, un brano autobiografico, intimo e sincero, dove Mr.Rain racconta l’esperienza di un periodo buio e del modo migliore per affrontarlo, per sentirsi Supereroi.
Mattia come stai? Che periodo stai attraversando?
Sto passando dei mesi bellissimi. Supereroi è la prima canzone scritta da quando collaboro con Francesco Facchinetti e nasce dalla necessità di raccontare quello che ho vissuto: non faccio musica per divertimento ma per condividere le mie esperienze. Il momento più bello è proprio quando capisci che dai una mano a chi ti ascolta. Ho sempre sognato di andare al Festival.
Dimmi di Supereroi.
Il brano parla di chiedere aiuto in un momento difficile. Ho iniziato un percorso di crescita personale e se fino a qualche tempo fa temevo a mostrarmi per quello che ero e per come stavo ora ho capito il valore del chiedere aiuto. Sto vivendo il mio sogno e sono felicissimo di diffondere questa mia esperienza.
Perché hai scelto Supereroi?
Credo nel destino e questo è il pezzo giusto nel momento giusto anche perché ci avevo provato già in passato a venire all'Ariston ma non era andata bene. Mi sento più grande e maturo, cercherò di vivere questa esperienza nel modo più positivo possibile. Sono emozionatissimo, essendo una persona chiusa riesco a esternare quello che ho dentro scrivendo canzoni: racconto quello che sono dopo essere riuscito a chiedere aiuto.
Cominciano a essere molte le canzoni che parlano di benessere mentale.
Abbiamo semplicemente trovato il coraggio di parlare. Io non vivevo in modo sereno con la mia famiglia, la mia ragazza, gli amici…ho capito che non possiamo sempre salvarci da soli.
Cosa ti ha fatto stare male?
E' un percorso di più episodi, in primis delusioni personali, sono rimasto ferito da persone che credevo diverse. Spesso non capisco bene chi ho davanti e dunque sono rimasto ferito da più persone. Non ho mai esternato e ho interiorizzato e intorno al 2020 non dormivo più, andavo in overthinking. Il lockdown ci ha costretti a restare da soli, è vero, ma devo ringraziarlo perché mi ha fatto capire cosa stavo sbagliando, ho rivisto le mie priorità e compiuto i primi passi per diventare una persona diversa. Siamo in tantissimi che abbiamo vissuto queste cose. Da ragazzino ero fa di Eminem ed emulavo quello che diceva nei testi per cui se qualcuno riesce a chiedere aiuto grazie a me sono felice.
Insomma il messaggio è chiaro.
E’ una canzone che normalizza tutti poiché spesso le nostre paure coincidono. Il pezzo può piacere o meno ma quello che conta è portarlo a Sanremo e aiutare qualcuno che ha vissuto questa situazione.
Come è nata Supereroi?
E' stata concepita nel primo stadio da me e Lorenzo Vizzini, poi ho voluto integrare con Federica Abbate perché poteva darmi qualcosa in più, una sfumatura un po’ diversa. Sono persone che conosco da anni.
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Anche nel tuo passato artistico ci sono dei nodi irrisolti.
Se ho scritto il primo disco è proprio per quello che ho vissuto. Non ragiono sulle frasi, scrivo solo quello che mi viene e soltano nei giorni di pioggia: infatti soffro a non potere scrivere sempre. Non entro in dinamiche che vanno oltre quello che sento, non mi importa se una frase è inflazionata purché lanci il mio messaggio. Per questo dico che è importante portare me stesso a Sanremo.
Hai chiesto un aiuto psicologico?
Sì e non lo finirò mai perché mi si è aperto un mondo. Dovrebbe essere gratuito per tutti, bisogna chiacchierare con una persona esterna al nucleo. Poi mi sono rivolto anche agli amici con i quali non parlo spesso essendo introverso. Per me è stato un passo gigantesco anche mormorare un semplice: oggi non sto bene.
Chi è il tuo supereroe?
Mia madre Francy, di origini svedese, è uno dei miei supereroi, ha cresciuto me e le mie sorelle e le devo molto, mi ha insegnato a sbagliare e fare bene. Per lei ho scritto I Grandi non Piangono mai e glielo ho fatto trovare in auto con un messaggio perché mi vergognavo a cantargliela per il suo compleanno.
Ora dove sei diretto?
Mi prefisso degli obiettivi e più vado oltre più si spostano e dunque mi sento sempre all’inizio. Ma ora sto bene come persone e come artista. Oggi è come fossi all’inizio e mi sento più sicuro.
Hai ricordi del Festival?
Sanremo lo vedevo da bambino e da quando ho iniziato a fare musica lo ho sognato per mettermi in competizione con altri e pure per conoscerli. La vedo come una esperienza positiva, a volte mi sento fan visti i nomi che ci sono. Da quel palco posso diffondere quello che desidero. Il Festival di Sanremo è una manifestazione per portare noi artisti nelle case di tutti.
Arriverà un disco?
Intanto ti dico che il tour parte ad aprile e spero non finisca mai. Sì, lavoro a un disco, sto scrivendo e più avanti arriverà. Spero poi di pubblicare la cover che farò all'Ariston perché la sento come un pezzo mio. Ma ora non è il tempo per il disco, credo nel destino e nel caso, devo lavorare ancora meglio. Supereroi è un punto di rottura, voglio rinascere per l’ennesima volta.
Il sogno?
Incontrare Eminem. Poi un tour negli stadi. Sono davvero un sognatore.