L'artista toscana classe Duemila dipinge, con la sua voce e la sua musica, il manifesto di una generazione capace di sacrificare i suoi vent'anni ma non il suo diritto al futuro. LA RECENSIONE
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L'Intro mi rapisce come una visione, come un gioco di fata Morgana. E non sono il solo in un Lokomotiv pieno, attento e festante. Nei pochi secondi che anticipano l'apparizione sul palco di Emma Nolde per la tappa bolognese del suo Dormi Tour (curato da Locusta) ci si attendono i Krafterwerk 2.0 con questo incipit elettronico avvolgente come un sudario per poi ritrovarsi coccolati dal Fuoco coperto di Emma che si presenta al pianoforte sacrificando i suoi vent'anni ma non i suoi ricordi. Poi, il tempo di un respiro profondo e la musica si fa grunge, cupa come solo una ventenne (e spiccioli) può fare. Si alza, leggiadra, eterea, e c’è la chitarra. La voce è un costante rallentare per poi accelerare. Emma Nolde officia una liturgia sonora laica: "Voglio che vi sentiate a casa e che vi sentiate voi stessi, voglio sapere chi siete e se vi sentiate simili a me". E vai con Storia di un bacio e Resta.
"Io sono Emma Nolde e questa canzone si chiama Dormi", dice e in quell'attimo la chitarra scivola sull’anima come un surf e ci porta verso l’onda perfetta senza paura. Una attitudine delicatamente punk ci fa salire sulla macchina del tempo dove...Cerco qualcuno che venda il tempo. Sì, cerchiamo la pace con un ritmo tribale: "Festeggiamo gli sfigati -dice- festeggiamo chi si sente innamorato anche di qualcosa non di qualcuno necessariamente. Voglio che questa sia una serata tra amici". Dopo molto, troppo tempo, ho riassaporato la fascinazione dello spleen nella voce trascinata e trascinante di Emma che ormai è padrona non solo del palco ma anche del pubblico, lei è l'amazzone di una generazione che avrà sempre qualcosa da dire! Il Dormi Tour continua con Sfiorare e Voci stonate. E' il momento delle sorprese: Emma chiama al sua fianco, sul fronte del palco, Emily. Due voci così lontane ma così vicine che vanno in direzione ostinata e contraria. Tieniti pronta che prima o poi ti verrò a prendere: vi invito a soffermarvi un attimo sulla bellezza di questa frase perché mi sento di sostenere che è la prima volta che il poi è accoglienza e non procrastinazione. Tutti sappiamo che Bologna è una città particolare e dunque Emma desidera un concerto particolare e appare Nico per il secondo featuring della serata. Lo show va avanti con Non so chi sei, Sorriso viola e Un mazzo di chiavi. Il messaggio è: felici e soddisfatti...yes I am, yes we are.
Ti prometterei anticipa Te ne sei andata a ballare, brano di una bellezza struggente che Emma ha scritto proprio per sua sorella che ha lasciato la casa di famiglia per inseguire i suoi sogni. La sorellanza qui si sublima con quella nota melanconica che a proposito di spleen fa molto rive gauche. Il finale s'approssima e la porta che lo introduce è un Interludio indipendente. "Non sai quante volte ho deciso di cambiare treno e finire dalla parte opposta"... la canzone si intitola Berlino ma nelle parole di Emma Berlino è ovunque e soprattutto non ha nè mai ha avuto o avrà muri! Respiro ci mostra un'altra Emma ancora e se queste sono le sue anime allora il rock non morirà mai. Come impugna la chitarra è l’evoluzione di Siouxsie Sioux. La band (Andrea Beninati violoncello e percussioni; Marco Martinelli, batteria; Francesco Panconesi, sassofono e synth) è trascinante e la coda del brano passa dal respiro all’ansimo. Pura, dolce follia artistica. Il fascino primordiale dei Prefab Sprout trova qui la sua epifania. È vero, è Nero ardesia ma il riflesso è stordente. Un baluginino, un abbaglio per scoprirci felici. Arriviamo sulfurei da La stessa parte della luna. Chissenefrega se è il dark side. Qui non c’è oscurità perché il mondo ci guarda diverso da quello che ci hanno raccontato. E anche se non siamo dalla stessa parte guardiamo la stessa faccia della luna.