Flavio Bruno Pardini festeggia l’annuncio del suo primo concerto allo stadio Olimpico con un nuovo brano. Non lo dire a nessuno è un “classico” pezzo di Gazzelle, dove la malinconia incontra una felicità quasi insperata che è meglio non confessare
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Le cose stanno andando davvero bene a Gazzelle. Qualche giorno fa ha annunciato che il 9 giugno 2023 porterà la sua musica per la prima volta allo Stadio Olimpico di Roma, tagliando un traguardo importante per qualunque artista italiano. Probabilmente dentro di sé è felicissimo ma non lo dà troppo a vedere perché, come canta nel nuovo singolo uscito il 18 novembre, “quando va tutto bene e ti senti leggero” è meglio “non lo dire a nessuno”.
Happy Days da non rivelare
Non lo dire a nessuno nasce anche un po’ per celebrare dove Flavio Pardini è arrivato, in tutto sommato poco tempo. Sembra ieri che il progetto Gazzelle esplodeva con Quella te. Era fine 2016, l’it-pop stava toccando forse il suo apice almeno in termini di popolarità e questo cantante misterioso faceva parlare di sé l’intera scena. Alla fine Gazzelle non era un gruppo, come qualcuno pensava, ma l’alter-ego di un ragazzo che lavorava in una pizzeria al taglio e si era finalmente convinto a pubblicare le sue canzoni. L’anonimato durò poco: al primo concerto al Monk di Roma Gazzelle rivelò la sua identità al pubblico, che già aveva riempito il locale fino a far registrare il sold-out. La struttura delle canzoni che il cantante presentò quella sera erano lievi e malinconiche come lo è anche Non lo dire a nessuno, il singolo che esce pochi giorni dopo l’annuncio del primo live all’Olimpico.
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Nemmeno è tutto nero
L’autore di Non sei tu è passato in sei anni dai locali agli stadi eppure la formula del suo successo è rimasta sempre più o meno la stessa, senza cambiare troppo: canzoni semplici, senza grandi messaggi ma che raccontano storie con cui è facile empatizzare. Il tutto annegato in una romantica malinconia che somiglia tanto al sentimento dolce-amaro cantato da gente come Luca Carboni. Qualche tempo fa Federico Zampiglione dei Tiromancino definì Gazzelle “un artista noir”, una definizione calzante e apprezzata anche dallo stesso destinatario del commento: “Un po’ ci ha preso. Sono molto così, sono come canto, è il mio stato d’animo, sono cronicamente insoddisfatto. Ma se in passato mi sembrava una cosa negativa, col tempo mi sono reso conto che la mia insoddisfazione coincide con la fame, mi spinge a non accontentarmi. È benzina che mi permette di non stare lì seduto a dirmi quanto sono bello e bravo. E allora va bene”. Quella incapacità di limitarsi a godere del proprio trionfo o quantomeno di mostrare la propria gioia senza filtri, quasi se ne avesse pudore, è il fulcro di Non lo dire a nessuno. “Non lo dire a nessuno quando sei felice e ti gira la testa. Che non importa a nessuno se tutto va bene e ti senti leggero”, canta Gazzelle nel ritornello. Lui non insegue la felicità o i grandi riconoscimenti: ci fa sapere che a lui basterebbe che tutto fosse “meno brutto” dopo anni passati a “bere tre litri e mezzo di malinconie”.
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E in fondo sotto sotto sotto stai bene pure te
Flavio Bruno Pardini ha presentato così la sua nuova hit, che arriva a un anno di distanza da quella Fottuta canzone presentata durante un’ospitata a X-Factor: “Mi sono bevuto così tante bugie negli ultimi anni che sono sbronzo di me e non passa con l’aspirina né prendendo a destri il muro. Forse esiste solo una cura per tutto questo mal di testa ed è trovare piccoli momenti di felicità qua e là, condivisi, protetti, messi al riparo dai temporali che la gente si porta dentro. Per questo e per altri mille motivi, quando sei felice davvero tienilo per te, non lo ostentare, non lo dire a nessuno”. Esprimere la propria contentezza, per quanto annegata in copiose sacche di malinconia, è d’altra parte quasi pleonastico oggi. Per citare proprio Gazzelle sappiamo già che “nemmeno tutto può essere nero” se passi in cinque anni e mezzo da scrivere le canzoni per te al prenderti l’Olimpico. Il cantante di Sayonara è saltato dai 600 fan di quella prima sortita al Monk ai più grandi impianti a tempo di record, passando anche attraverso tour massacranti in cui faceva pure cinque concerti in cinque giorni. Anche se magari non diventerà mai Vasco Rossi, come sognava ingenuamente da bambino, siamo sicuri che oggi Flavio si guarda indietro ed è felice. Lo è pure se non lo dirà a nessuno, forse nemmeno a se stesso.