Dua Lipa nega il coinvolgimento con i Mondiali in Qatar: si esibirà Jeon Jung Kook dei BTS

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©Getty

La popstar britannica ha dichiarato via social che non si esibirà alla Coppa del Mondo in Qatar, complice anche il mancato rispetto dei diritti umani nell'emirato. La cerimonia di inaugurazione, prevista il 20 novembre allo stadio Al Bayt, ospiterà invece la performance di Jeon Jung Kook, star della band K-pop BTS

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La voce di Dua Lipa non risuonerà negli stadi del Qatar, almeno finché l’emirato non garantirà il pieno rispetto dei diritti umani. “Al momento ci sono molte speculazioni sul fatto che mi esibirò alla cerimonia di apertura della Coppa del Mondo in Qatar. Non mi esibirò e non sono stata mai coinvolta in alcuna trattativa per esibirmi” ha dichiarato la popstar inglese in una story su Instagram. “Tiferò l’Inghilterra da lontano e non vedo l’ora di visitare il Qatar quando avrà rispettato tutti gli impegni sui diritti umani presi quando ha vinto il diritto di ospitare la Coppa del Mondo”. La cerimonia inaugurale dei Mondiali di Calcio, che il 20 novembre allo stadio Al Bayt precederà la sfida tra la squadra della nazione ospitante e l’Ecuador, offrirà agli spettatori la performance di Jeon Jung-Kook, membro del gruppo K-pop BTS. La band, che ha recentemente annunciato di aver preso una pausa per concentrarsi sulle carriere soliste dei suoi componenti e per svolgere il servizio militare obbligatorio in Corea del Sud, ha dichiarato su Twitter di essere "orgogliosa di annunciare che Jung Kook sarà parte della colonna sonora della Coppa del Mondo FIFA Qatar 2022 e che si esibirà alla cerimonia di apertura della Coppa del Mondo".

LE VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI IN QATAR

Le organizzazioni internazionali hanno più volte denunciato la compromissione dello stato dei diritti umani in Qatar. Infatti, come emerge da un report dell’organizzazione londinese no-profit per i diritti umani e per i diritti del lavoro Equidem, le migliaia di lavoratori migranti che hanno costruito gli stadi della Coppa del Mondo hanno non soltanto sopportato discriminazioni e lunghe ore di lavoro in condizioni difficili, ma hanno anche subito furti salariali e altri abusi poiché i loro datori di lavoro si sono sottratti alle proprie responsabilità. Inoltre, come ha riportato il Guardian lo scorso anno, dal momento della vittoria del diritto di ospitare la Coppa del Mondo in Qatar sono morti più di 6500 lavoratori migranti provenienti da Bangladesh, India, Nepal, Pakistan e Sri Lanka, tutti ingaggiati per la gigantesca opera di costruzione di infrastrutture come stadi, aeroporti, strade, trasporti pubblici, hotels e persino una nuova città. I decessi, spesso classificati come “morti naturali”, non sono stati seguiti da autopsia e hanno così evidenziato la mancanza di trasparenza da parte del governo. Anche i diritti della comunità LGBTQ+ risultano a serio rischio: in Qatar l'omosessualità è punita con la reclusione da uno a sei anni e, in certi casi, con la pena di morte, oltre ad essere repressa da azioni arbitrarire della polizia, come emerge da un report di Human Rights Watch. Recentemente l'ambasciatore della Coppa del Mondo del Qatar ed ex-calciatore Khalid Salman ha inoltre affermato in un’intervista alla ZDF che l’omosessualità è un “danno mentale”, è “haram” (proibita) e rischiosa per i bambini, che potrebbero imparare “qualcosa che non è buono”. Come riportato dal Guardian, per Human Rights Watch azioni come sollevare la bandiera arcobaleno, partecipare a cori o condividere contenuti pro-LGBTQ+ sui social media durante la manifestazione sportiva rischierebbero di trasformarsi in prove poi utilizzabili contro i singoli individui al termine della Coppa del Mondo.

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GLI ALTRI ARTISTI

Dua Lipa non è l’unica artista che ha manifestato il proprio dissenso per l’atteggiamento del Qatar nei confronti dei diritti umani. Rod Stewart ha infatti dichiarato al Sunday Times di aver rifiutato un'offerta da più di un milione di dollari per esibirsi nell’emirato. “Ho rifiutato. Non è giusto andare. E anche gli iraniani dovrebbero essere esclusi per la fornitura di armi”. Tra coloro che, invece, hanno ugualmente promosso l’evento, l’ex capitano della nazionale inglese David Beckham, attaccato così dalla comunità LGBTQ+ alla quale ha tuttavia da sempre offerto il proprio sostegno.

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