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Marco Mengoni torna in concerto: "Ciao sono Marco e sono molto felice di essere qui"

Musica

Fabrizio Basso

Oltre due ore di energia e bellezza, con un perfetto equilibrio tra le scenografie e la musica. Una scaletta che racconta un viaggio e che è un vero messaggio di Buona Vita. E nel 2023 torna negli stadi: Padova, Salerno, Bari, Bologna, Torino

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E mentre tutti guardano il palco lui, come Mosè, fende le fila del suo esercito e, di bluette vestito, arriva sul palco per la strada più ostica. Ma l’esercito lo sfiora con lo sguardo e lo accompagna sul proscenio col cuore. Dove introduce il Palabam di Mantova nel suo mondo con Cambia un Uomo. Lo circondano tre coriste, il chitarrista e il bassista, mentre gli guardano le spalle, scorrendo sul videowall, le immagini del pubblico, tutte persone che hanno il coraggio di Essere Umani. Per fugare ogni dubbio si presenta: “Io sono Marco e sono molto, molto felice di essere qui”. Occhiali scuri per sconfiggere l’ansia, perché se c’è una certezza con Marco è che le serate sono totalmente No Stress. Se mi domando cosa Voglio… penso a Marco che sublima, nel look, i Village People, e nella contemporaneità regala una pelle nuova. Lui, giacca aperta sul petto nudo, si muove come un Tony Manero 2.0. Ma, assicuro, è iconico, travolgente, contagioso. La matematica non è mai stata il mio forte ma credo che sia il decimo suo concerto che vedo (almeno) e ogni volta è come avere letto il sequel di una saga ipnotica. Il valore aggiunto, ed è evidente poco prima che sul ring salga Muhammad Alì, è l’equilibrio tra la musica e le scenografie. A proposito il funky-blues del pugile Alì manda ko il pubblico. Al primo round.

Ti aspetti American Psycho e Patrick Bateman quando parte il ritmo e invece è Marco seguito da immagini che ricordano Gli Uccelli di Alfred Hitchcock, le mani tentacolari di Murnau e La Sposa Cadavere di Tim Burton. Qui siamo nell’onirico più lisergico in assoluto sposato col punk dei The Damned e dei The Stranglers. Cambiamo il destino con Credimi Ancora, accompagnata dal coro del Palabam che lo guarda estasiato quando si adagia sul palco come fosse un triclinio. Le immagini che accompagnano Mi Fiderò ricordano un po’ Yellow Submarine ma la consapevolezza è che, almeno stasera, non c’è da temere niente! Massima attenzione per Tutti i miei ricordi, brano che appartiene al nuovo album Materia (Pelle): per sottolineare che un nuovo capitolo è iniziato ecco una esplosione di stelle filanti. Avanspettacolo puro l’intro di Luce e infatti la didascalia parla di un ritorno al futuro dei Seventies con la presentazione della band stile Motown. Per scalare il mondo e difendere le insicurezze non poteva che essere vestito di rosso utile per proteggere questo cuore fragile…Proteggiti da Me. Caldo fa caldo eppure non si risparmia qualche gioco di voce per prenderci per mano e accompagnarci in una Canzone Triste: per inciso il brano è pazzesco! È visibilmente commosso prima di accompagnarci in questa canzone ed echeggia già mentre scende le scale. È, la sua canzone triste, destinata a diventare un tormentone. Magna cum laude. Arriva lo sgabello (ma è una celia perché sparisce subito) per le Parole in Circolo che trasformano la serata in un happening. Ora se ci guardiamo intorno il mondo cade a pezzi, e purtroppo non è una metafora, ma resta la poetica di Marco che ci porta nell’anima di quello che è per l’umanità L’Essenziale. Torniamo nel disco che verrà e andiamo In Città con una citazione di Battisti: lasciarti non è possibile.

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L’invenzione di un igloo quadrato appare sul palco e ci racconta del nostro pianeta con immagini seducenti, lui sta chiuso dentro, sembra in gabbia ma è semplicemente protetto da una galassia in Sai che. Come look è il momento che unisce James Dean a Marlon Brando, il selvaggio sul fronte del porto che incita alla Hola che chiude con un acuto tenorile. Quello che prima era un rifugio e protezione, era materia pelle, ora diventa un elevatore che richiamo gli oceani, è Capo Horn dove il Pacifico e l’Atlantico si incontrano e Ti ho voluto bene veramente. Resta lassù per venirci a cercare Duemila volte anche se siamo distanti ma caldi tra lapilli e lava. Il finale è un dj set che esalta il nostro Guerriero. L’applauso ora è ininterrotto ed esclusivamente la scarica rock di Ma Stasera riesce a smorzarlo ma solo per dare fiato alle tante voci del Palabam che nonostante sia un sudario umano ci invita a essere Pronti a correre e per esserne certo Marco urla “vi voglio vedere tutti in piedi”. Io ti aspetto è l’apoteosi di una serata pazzesca e mancano ancora due canzoni alla fine. Marco regala un altro nuovo brano, che in Materia (Pelle) è condiviso con Samuele Bersani: è Ancora una Volta. Chiede di accendere le luci, vuole vedere il pubblico in faccia e sussurra che “anche le cose più belle finiscono”. Poi, appunto, aizza l’esercito con una scatenata Ancora una volta e il finale non può che essere con Buona Vita. Che è qualcosa di più di un augurio. È una promessa.

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