In Evidenza
altre sezioni
Altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Hallelujah, il significato della canzone per l'autore Leonard Cohen

Musica
©IPA/Fotogramma

Il cantautore e poeta canadese ha scritto in più di dieci anni centottanta versioni del brano, inizialmente rifiutato dalla Columbia Records. Il documentario Hallelujah: Leonard Cohen, A Journey, a Song, racconta come le versioni di John Cale e di Jeff Buckley e la colonna sonora del film d’animazione Shrek hanno cambiato il destino di una delle ballate più belle della storia della musica

Condividi:

Iscriviti alla nostra newsletter per restare aggiornato sulle notizie di spettacolo

 

Sulle pagine dei taccuini, la matita di Leonard Cohen ha tracciato per più di un decennio scarabocchi e cancellature di centottanta versioni di Hallelujah, uno dei brani più noti del cantautore e poeta canadese. Il documentario Hallelujah: Leonard Cohen, A Journey, A Song, diretto da Dan Geller e Dayna Goldfine, racconta le metamorfosi della ballata divina e profana che ha amalgamato amore, sesso, violenza e religione.

DA LEONARD COHEN A SHREK

Il labirinto artistico del capolavoro di Cohen è iniziato nel 1984 con il rifiuto di Walter Yetnikoff, presidente della Columbia Records, di pubblicare l’album Various Positions e la traccia principale Hallelujah perché alla casa discografica “il mix non piace”. Nessuna ulteriore spiegazione per il giudizio negativo che ha frantumato il poema del cantautore, risorto però nel ventennio successivo grazie agli strumenti e alle voci di altri musicisti. Negli anni Ottanta, la canzone ha risuonato non solo nei concerti di Bob Dylan, ma anche nelle esibizioni dello stesso Cohen, senza tuttavia riscuotere particolare successo. Negli anni Novanta, invece, le versioni di John Cale e di Jeff Buckley hanno revitalizzato il brano. Depurata dai versi più scandalosi, la prima ha fatto da colonna sonora allo struggimento amoroso tra la principessa Fiona e il verde orco Shrek nell’omonimo film d’animazione della Dreamworks del 2001, progetto che Cohen ha scoperto alla fine del ritiro spirituale per curare la depressione e la dipendenza dall’alcool in un monastero buddhista della California. La seconda, invece, ha testimoniato la nascita della travagliata storia d’amore tra Marissa Cooper e Ryan Atwood nella serie tv dei primi anni Duemila The O.C.. Da allora, le cover hanno proliferato tra gli artisti, inclusi il leader degli U2 Bono Vox ed Elisa (che ha dedicato l’esibizione al padre dell’amica Emma Marrone, recentemente scomparso), e nei talent show X Factor (VAI ALLO SPECIALE), The Voice e American Idol. Lo stesso Cohen ha riproposto con successo il brano nei suoi concerti e nei festival di Glastonbury e Coachella, mentre dopo la scomparsa dell’artista la melodia ha risuonato in matrimoni, funerali e alla cerimonia memoriale del Covid a Washington nel 2021. “Ironico” ha commentato Cohen in una scena del documentario sulla tardiva fortuna dell’inno incompreso.

approfondimento

Cinque anni fa moriva Leonard Cohen, i suoi album simbolo

UNA PREGHIERA MODERNA

Nel documentario, la cantautrice Regina Spektor ha definito Hallelujah “una preghiera contemporanea” e “un manuale per la sopravvivenza moderna”. Ispirato alle storie bibliche e ai testi sacri ebraici, il brano di Cohen canta l’umana debolezza del Re Davide, allo stesso tempo suonatore di corde d’arpa segrete e celestiali e vittima della tentazione della bellezza di Betsabea, illuminata dai raggi lunari tra le acque di un bagno. Come Dalila, la seduttrice Sansone, recide i capelli e la forza dell’eroe, anche Betsabea conduce Davide alla rovina: l’adulterio causa disgrazie che sgretolano la famiglia e il regno del re. Cohen narra un Davide devoto e peccatore, che perde il controllo per amore di una donna ma reagisce alle difficoltà cantando l’Halleluja, la preghiera per Dio. Cohen intreccia il sesso e la religione, l’amore divino e terreno, come quello per Marianne Ilhen, la musa di So long, Marianne incontrata nel 1960 sull’isola greca di Hydra e mai dimenticata. Alla morte della donna, Cohen ha scritto: “Addio vecchia amica. Amore senza fine. Ci vediamo alla fine della strada”. Il percorso del cantautore, inserito nel 2008 nella Rock and Roll Hall of Fame, si è interrotto a 82 anni nel 2016. Solo allora Hallelujah è entrata per la prima volta nella classifica Billboard Hot 100.

approfondimento

Le migliori canzoni di Leonard Cohen