Vasco Rossi in concerto a Trento: "No alla guerra, vogliamo pace, amore e musica"

Musica

Fabrizio Basso

Un palco imponente per un concerto da spaziale. Un viaggio lungo oltre due ore e mezza: "Finalmente torniamo ad assembrarci". LA RECENSIONE

È la notte del Kom, la notte in cui l’Albachiara non è solo una canzone ma è uno stato dell’anima. Trento, o meglio quella zona tra Trento e Rovereto che si chiama Mattarello, ha ospitato 120mila amici di Vasco Rossi. È stato, quello di ieri sera, un avamposto di un "quarto stato" che vedrà, nelle prossime settimane, avanzare sotto quel palco immenso, sventolando la bandiera del viva la musica, l’amore e la vita, oltre 660mila persone. Il messaggio che Vasco lancia appena sceso dall’auto è solare, bello, diretto: "Finalmente finalmente finalmente. Torniamo ad assembrarci, torniamo a stare insieme e finalmente ci si può accoppiare. La mia gente è così bella che ieri sera, nella prova generale, ho solo guardato e stasera faccio lo spettacolo. Finalmente è finita, finita, finita. La musica non è guerra, la musica è pace. E io sto benissimo". Il palco è immenso. Magnifico e immaginifico. Una storia nella storia. D’altra parte Vasco sottolinea che l’entusiasmo del suo pubblico è la sua benzina.

Vasco lo ha accolto con l’XI Comandamento, quello che porta avanti il cambiamento. Il vento che aleggia sulla Trentino Music Arena è quello del funk rock rafforzato da un sezione di fiati che emerge in tutta la sua potenza ne L’uomo più semplice. Il viaggio nel passato parte con Ti Prendo e ti porto via, che è improprio chiamare un classicone ma movimenta la scaletta e il pubblico. I videowall hanno la screziatura di un vetro venato e Vasco assicura che “è il brano che aspettavo di fare da tre anni”. C’è un braciere sugli schermi a illuminare Senza Parole e a scatenare l’onda dei 120mila: il finale lieve, flautato è commovente. La macchina del tempo si riannoda fin agli anni Ottanta: il brano è Amore Aiuto e Vasco la ha definita “la canzone d’amore degli anni Ottanta”. Il tuffo in quel decennio prosegue con Muoviti che si adagia al 1989. La pioggia delle Domenica sembra portare, sul volto del rocker, un filo di commozione. Uno dei momenti più alti, più intensi delle due ore e mezzo di concerto è Un Senso, perché dopo quello che abbiamo vissuto abbiamo tutti una gran voglia di dare un senso a questa vita. L’Amore L’Amore, titolo quasi disneyano, sognante e lirico, ci accompagna all’interludio, ovvero al momento in cui Vasco si ritaglia una pausa, lasciando alla sua band il compito di tenere alte le vibrazioni. È il momento in cui Beatrice Antolini si fa sirena e incanta Trento.

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La ripartenza è spinta, è una sottolineatura rock, è Tu ce l’hai con me. Poi si entra nella storia. Il primo morso all’epopea vaschiana è C’è chi dice no: “Torniamo nel mondo reale con una canzone attuale di questi tempi”, dice e quante ragioni ha. Il suo essere contemporaneo, l’esserlo stato ante litteram. Si resta senza fiato col trittico Gli spari sopra, Stupendo e Siamo soli… che è anche siamo vivi. C’è Bologna in Una canzone d’amore buttata via, brano che è una carezza, e anticipa l’iniezione rock di Ti taglio la gola, una rarità sentirla dal vivo. Rewind mantiene la sua carnalità, i reggiseni si sganciano e i seni fluttuano nella notte trentina; e le telecamere, lussuriose, indugiano sulle curve libere da ogni protezione e mostrate sul grande schermo. Con Eh già e Siamo qui si ferma la musica in attesa del gran finale. Ora Vasco parla, un monologo velocissimo ma di una efficacia pazzesca, una vera lezione per chi è maestro di una vacua oratoria. Le note sono quelle di Sballi ravvicinati del terzo tipo, poi tutte le mani si levano verso il cielo e lui urla “fuck’n’roll, fanc**o la guerra, siamo contro la guerra che è contro l’umanità, contro la civiltà, contro le donne, contro i bambini, contro gli anziani. Vogliamo l’amore, la pace e la musica”. Siamo tutti carichi per scivolare verso un finale da capogiro: Toffee, Sally, Siamo solo noi (sublimata da un sorriso di Beatrice Antolini che è stato visto fino al Brennero), Vita spericolata, Canzone e Albachiara. Partono i fuochi artificiali…vedrai che vita vedrai!

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