È un disco che, nato durante la pandemia, rivela a cuore aperto l’esperienza attraversata e i pensieri che si sono susseguiti, in un dialogo intimo con l’ascoltatore. Il 26, 27 e 28 aprile arriva al cinema “Sulle Nuvole”, il suo primo film da regista. Il tour parte il 25 marzo da Jesolo
Paura, solitudine, la ricerca di un nuovo centro, uno spiraglio di serenità, in “Space Cowboy” Tommaso Paradiso descrive attraverso la sua sensibilità gli stati d’animo che lo hanno accompagnato nella scrittura. Incontriamo, canzone dopo canzone, l’amore, la libertà, una genuina italianità, la nostalgia, un senso di incertezza, ma anche il desiderio di spegnere l’odio sterile e i conflitti social, la necessità di vivere una esistenza che lasci spazio all’umanità; undici tracce che sono un manifesto esistenziale contemporaneo.
Tommaso il disco esce mentre ci arrivano addosso venti di guerra.
Facciamo fatica a parlare di cose frivole, a pochi chilometri da noi c'è il disastro. Gli Illuministi dicevano che la storia segue un progresso ma il Novecento ha fatto sbiadire tutto questo, non è vero che seguiamo un ideale di progresso.
Che album è Space Cowboy?
È un disco che porta la canzone alla sua essenza più pura, svuotata di arrangiamenti, sintetizzatori e tutto quello che mettevo prima nei dischi. Mi vedo ogni tanto con Paolo Sorrentino è lui mi chiede cosa mi piace nella musica e perché ho iniziato a fare musica. Io rispondo che voglio fare cose che non sento altrove, vorrei ascoltare qualcosa che suoni così e lui mi dice che per il film ragiona allo stesso modo. Volevo che “Space Cowboy” suonasse così, è la purezza della musica Pop. Per i bassi, ad esempio, ci siamo ispirati a quelli di John Lennon nel suo periodo solista. C’è anche qualche frase scopiazzata, chi è che non copia? Gli artisti che più amo sono quelli che più citano e copiano!
Sei tu lo Space Cowboy del titolo?
Io in questo momento sì, è il mio testamento: tu vuoi fare l’americano ma nel cuore c’è Vasco. L’America è il mio mito, è un orizzonte, è il faro dello show business. Vasco cita James Dean nelle sue canzoni, l'America la cita De Gregori: resta sempre il sogno ma nel disco c’è tanta Italia, c'è Vasco che è un padre non perfetto nel bene e nel male, c’è la costiera amalfitana, il mare è sempre un elemento di ispirazione ma registrarlo davanti a quel Golfo significa che ti entra dentro.
approfondimento
Tommaso Paradiso, la tracklist di "Space Cowboy"
Chi sono i tuoi amici veri?
Ti nomino Calcutta; per altro da tempo i nostri manager ci chiedono di fare una sorta di Banana Republic del futuro. Ci siamo scambiati i profili Instagram, figurarsi fare uno stadio insieme. Con Elisa e Jovanotti ci sentiamo settimanalmente. Poi Niccolò Contessa, Salmo, Dardust, Takagi e Ketra.
La musica non ti basta più visto che c’è anche il film Sulle Nuvole?
Avevo in testa una storia da film e non da canzone, ci pensavo da 5, 6 anni. Neanche in un romanzo poteva stare. Non che la musica non mi basti più ma la sto arricchendo col cinema, credo che sia quella la mia vera passione. Passo ore a parlare con sceneggiatori e registi ma siccome dicono che so fare canzoni quel mondo lì lo metto nella mia musica. Il film lo dedico ad Armando Trovajoli, Nino Rota, Piero Piccioni ed Ennio Morricone.
Che differenza c’è tra te e il protagonista di Sulle Nuvole che è un comunque cantante?
Ci sono tratti in comune, in particolare l’eccesso di vivere tutto al massimo. Ma spero di non fare quella fine, la sua vita è travagliata, la mia spero sia meno tortuosa.
E la differenza tra Thegiornalisti e Tommaso Paradiso?
Non c’è differenza, cambia il nome.
Nelle canzoni ci sono paura, solitudine…come stai ora?
L’arte in generale ha il potere di non fare morire mai le cose, come disse Ugo Foscolo. Dunque, i sentimenti universali che condividiamo anche con un uomo nato otto milioni di anni fa più o meno dove oggi ci sono le Maldive ci appartengono: per questo la paura non va via ma la puoi controllare. Le canzoni mi hanno aiutato a sconfiggere tanti demoni ma l’arte è la memoria storica dell’essere umano dai geroglifici a Space Cowboy. I sentimenti a volte vorremmo cambiarli ma sono sempre gli stessi.
Hai mai pensato a Sanremo?
La voce che avrei partecipato è uscita ma non ci ho mai pensato. Da concorrente non andrò mai a Sanremo, non farò mai una gara canora. È definito il Festival della canzone Italiana e molte volte si è ricorsi al playback: può sfuggire una interpretazione incredibile per l’emozione oppure perché chi è sul palco non è un grande interprete. Bisogna votare la canzone italiana non l’interpretazione e magari chiede di fare il playback. La musica deve essere dal vivo ma nel caso di Sanremo alcuni meno forti dal punto di vista vocale, nell'epoca social, vengono vivisezionati dagli hater.
Cosa ci puoi dire del tour? Nel video c’è Christian De Sica: collaborerete?
Ci sarà tutta la mia storia. Christian di certo lo inviterò. In un'altra occasione ho invitato Gerry Calà e dunque perché non invitare lui? La risposta è sicuramente sì.