Sai dov'è l'Isola di Wight? 50 anni fa il Festival con l'ultimo Jimi Hendrix

Musica

Giuseppe Pastore

Nell'agosto del 1970 si svolgeva l'ultima edizione di una rassegna funestata da tanti problemi, tra realtà e leggenda, esibizioni passate alla storia e una canzone italiana famosissima...

Solo tre anni, ma che anni. L'Isola di Wight è un luogo mitico nella storia del rock mondiale grazie a tre sole estati, ma quelle decisive: 1968, 1969, 1970. L'idea di tre fratelli inglesi (Ron, Bill e Ray Foulk) crebbe rapidissima e a dismisura fino a diventare leggenda: la prima edizione del Festival dell'Isola di Wight durò un giorno solo, il 31 agosto 1968, con un concerto dei Jefferson Airplane. L'anno dopo due giorni, 30 e 31 agosto 1969, e soprattutto il colpaccio: la clamorosa partecipazione di Bob Dylan, che si era esibito dal vivo solo una volta nei tre anni successivi all'incidente in moto del 29 luglio 1966 e per volare a Wight aveva addirittura snobbato la mitica Woodstock, conclusasi appena undici giorni prima, perché troppo vicina a casa sua. E poi, il 1970.

Il nome in cartellone fu di quelli devastanti, in grado di muovere centinaia di migliaia di persone. Quando gli organizzatori ottennero il sì di Jimi Hendrix, innescarono un circolo virtuoso che portò anche alle adesioni di Doors, Chicago, Who, Miles Davis, Joan Baez, Joni Mitchell, Jethro Tull, Emerson Lake & Palmer... Ma Wight era pur sempre un'isoletta che al massimo nella stagione estiva arrivava a ospitare 100 mila persone, con un turismo alto-borghese che non guardava di buon occhio le migliaia di hippie che si erano dati appuntamento per ben cinque giorni consecutivi, dal 26 al 30 agosto. Le previsioni parlavano di oltre mezzo milione di persone, più di Woodstock 1969, con mezzi pubblici già strapieni e addirittura un gruppo di anarchici francesi che intesero seminare il panico sui traghetti verso l'isola, armati di coltello. Si capì ben presto che da questo festival così disorganizzato non si sarebbe potuto trarre alcun profitto: così, nonostante i molti biglietti venduti, la gente poté entrare gratis da un certo momento in avanti o poté comunque assistere ai concerti dall'alta collina predominante sulla East Afton Farm, la spianata in cui si tenne la terza edizione del concerto.

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Chi c'era ricorda soprattutto un rumore fortissimo, con il volume degli altoparlanti alzato al massimo perchè altrimenti il suono si sarebbe disperso a causa delle forti raffiche di vento. E poi alcuni momenti autenticamente creepy, come si dice oggi, un misto tra imbarazzo, preoccupazione e paura per eventi che sembravano poter sfuggire di mano da un momento all'altro. Ancora semi-sconosciuto (il suo album d'esordio era uscito solo il giugno precedente), Kris Kristofferson fu disturbato per tutta la sua performance da migliaia di spettatori che iniziarono a battere mani e piedi sulle barriere, cercando di abbatterle, e preferì squagliarsela a metà esibizione, temendo che qualcuno potesse aggredirlo o addirittura sparargli. La performance di Joni Mitchell fu disturbata da Yogi Joe, un suo amico hippie che le aveva dato lezioni di yoga: salì senza preavviso sul palco con delle congas e iniziò ad accompagnare la cantautrice, rovinando la canzone Woodstock perché andava clamorosamente fuori tempo. Lei gli chiese di scendere ma questo irritò molto la folla, che iniziò a fischiarla e contestarla portandola sull'orlo delle lacrime, finché lei rivolse un appello al pubblico chiedendo rispetto per gli artisti.

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I Doors – all'ultima esibizione europea della loro storia, con Jim Morrison già piuttosto malconcio – suonarono al freddo, in un momento di forte vento, su un palco quasi completamente buio perché il frontman non voleva i riflettori accesi. Freddie Stone degli Sly and the Family Stone fu colpito da una lattina lanciata dal pubblico. Jimi Hendrix apparve alle prime ore del 31 agosto, in un set anch'esso funestato da enormi problemi audio (durante l'esecuzione di Machine Gun dagli amplificatori si sentirono chiare interferenze dai walkie-talkie della sicurezza). Provò a dare una mano, dietro le quinte, una futura leggenda della musica mondiale: David Gilmour dei Pink Floyd, allora 24enne. “Ero lì come spettatore, accampato in una tenda. Passando per il backstage incontrai il nostro principale roadie, Peter Watts, molto nervoso, insieme all'ingegnere del suono Charlie Watkins: i due avrebbero dovuto occuparsi del suono di Jimi Hendrix, ma l'audio era terribile. Stavo facendo un po’ di missaggi in quel periodo così mi hanno detto “Aiutaci! Aiutaci!”, e l’ho fatto”. Era però un Hendrix già in declino, in grandi difficoltà fisiche, che avrebbe lasciato questo mondo il successivo 18 settembre in una camera d'albergo a Londra. Sul podio dei migliori salirono invece i Jethro Tull, gli Emerson Lake & Palmer e soprattutto gli Who, all'apice della loro grandezza, che eseguirono l'intera opera-rock di Tommy stregando l'enorme folla ai piedi del palco.

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 Dopo un'edizione così tribolata, il Festival dell'Isola di Wight non poteva avere vita lunga, e infatti non la ebbe. Il bagno di sangue economico fu accompagnato anche da un provvedimento del parlamentare che, attraverso una legge apposita (l'Isle Wight Council Act) vietò lo svolgimento di eventi con oltre 5 mila persone sull'isoletta, a meno di permessi speciali. L'ultima memorabile edizione del 1970 rivisse in un documentario del 1996, Message to Love, firmato da Murray Lerner. E in due canzoni molto famose soprattutto in Italia: una francese, intitolata Wight is Wight e cantata da Michel Delpech, che però era dedicata soprattutto al 1969 (nel ritornello venivano citati Bob Dylan e Donovan). E la cover ancora più famosa che ne fecero l'anno successivo i Dik Dik, con testo del giovanissimo paroliere Alberto Salerno (futuro consorte di Mara Maionchi), nella volontà di monetizzare in qualche maniera la moda hippie che si stava diffondendo anche in Italia. “Ha negli occhi il blu/della gioventù/di chi canta hippie-hippie-pie”, pur non essendo i migliori versi di tutti i tempi, entrarono abbastanza velocemente nelle orecchie e nella testa di milioni di italiani. E così, estremizzando un po' il concetto, si può dire che i veri trionfatori dell'Isola furono i milanesissimi Dik Dik, che a Wight non ci avevano mai messo piede.

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