PlayOn Festival, una magia di 72 ore: il racconto di Marco Alboni CEO di Warner Italia

Musica

Fabrizio Basso

Marco Alboni

PlayOn Festival è uno spettacolare evento in streaming di 3 giorni, dal 24 al 26 Aprile. E' il primo Festival musicale virtuale. L'Italia sarà rappresentata da Ghali. Ce ne parla il Chairman e CEO di Warner Italia Marco Alboni

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PlayOn Fest, un festival virtuale di 72 ore a favore dell'OMS

(@BassoFabrizio)

Si chiama PlayOn Festival ed è il primo Festival musicale virtuale, unico nel suo genere: sosterrà il Fondo di solidarietà per l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), realizzato dalla Fondazione delle Nazioni Unite. Sarà uno spettacolare evento in streaming di 3 giorni, dal 24 al 26 Aprile per un totale di 72 (inedite) ore. In cabina di regia c'è Warner Music Group. L'Italia sarà rappresentata da Ghali. Ne ho parlato con Marco Alboni, Chairman & CEO di Warner Music Italia.

Marco come avete costruito queste 72 ore di poesia della musica?
Il primo aspetto è che Warner ha diverse properties di cui una è Songkick, una piattaforma che segnala un artista quando è vicino a dove tu ti trovi e ti informa sui concerti. Nel tempo abbiamo iniziato metterci più contenuti.
Basta leggere i nomi di chi sarà protagonista del PlayOn Festival.
Troverete una serie di artisti internazionali, il repertorio anglo americano primeggia poi ci sono alcuni artisti che sono significativi non solo nel panorama domestico.
L'Italia è presente con Ghali.
Su Ghali c'è tanta attenzione nel gruppo Warner, ha una grande reputazione e mi ha fatto piacere che sia stato chiesto dall’estero, è un riconoscimento alla fatica che facciamo per far conoscere i nostri artisti e dunque farci conoscere. C’è una semina che dona qualche frutto.
Su Ghali è stato svolto un lavoro importante.
C’è un focus molto importante sui risultati precedenti ma anche per il tessuto costruito su di lui nel mondo. Ha caratteristiche che sono state riconosciute, non imposte perché noi crediamo nel  far germogliare le cose pian piano.
Il bello del PlayOn Festival?
Avviato questo percorso la cosa che io reputo affascinante è che non vedo all’interno dell’evento differenziazioni artistiche, ci sono rappresentanti di tutto il mondo. Certo gli anglo-americani per i grandi tour sono più presenti ma siamo rappresentati tutti allo stesso livello.
E' l'inizio del futuro?
Il futuro del business dal vivo va riprogettato, è un settore tra i più colpiti. La ragione stessa di un concerto è di aggregare il pubblico di un artista in un unico luogo e questo dovrà essere evitato. Bisogna trovare un nuovo modo di vivere la musica.
Stai pensando a un PlayOn Festival italiano?
Progetti in testa che vorremmo concretizzare ce ne sono parecchi tra cui uno a livello italiano. Giorni fa abbiamo avviato una cosa quasi sperimentale con quattro artisti internazionali che hanno fatto un live sul nostro instagram per i fan italiani.
Come è andata?
Molto bene, bisogna dargli continuità, per poi giungere a in una iniziativa più grande tra maggio e giugno. Ci aggiungo che abbiamo un progetto ancora in cantiere che si è fermato causa pandemia. Come Warner stiamo creando una video Hub per generare contenuti audio-visuale.
Come spendi il tempo in queste settimane?
Il tempo in questo periodo sembra minore. Le consuetudini che hai in ufficio o viaggiando tra partner, promoter e media non ci sono più. Devi stabilire consuetudini attraverso skype e gli altri sistemi di contatto.
Prosegue il lavoro di scouting tuo e della tua squadra?
Mi appassiona sempre cercare novità e stimolo la mia squadra a perseverare nella missione. Abbiamo lanciato il marchio Elektra Records e Nahaze è stata la prima artista. Ne arriveranno altri. E' un progetto che avanza in collaborazione con Achille Lauro che è il motore come chief creator di questa iniziativa. A questa si aggiunge la nostra attività di ricerca costante di nuovi talenti.


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