Daniel Johnston, le canzoni più famose

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I brani che hanno reso il cantautore texano una leggenda dell’underground musicale mondiale

Diventò famoso al grande pubblico quando Kurt Cobain indossò una sua maglietta alle premiazioni degli MTV Video Music Awards. Ma Daniel Johnston è stato uno dei più influenti cantautori della storia della musica alternativa mondiale, pur senza mai raggiungere davvero la notorietà presso il grande pubblico. Tra i suoi fan, oltre al leader dei Nirvana, David Bowie, Tom Waits, Beck e Sonic Youth Ecco le dieci canzoni più importanti di una carriera germogliata all’inizio degli anni Ottanta.

  • Some Things Last a Long Time
  • True Love Will Find You in the End
  • The Story of an Artist
  • Walking the Cow
  • Casper the Friendly Ghost
  • Grievances
  • Devil Town
  • The Sun Shines Down On Me
  • My Life is Starting Over
  • Life in Vain

Some Things Last a Long Time

Un piano scordato, una voce fanciullesca rotta dalle emozioni. “Some Things Last a Long Time” è il manifesto dell’opera minimale di Daniel Johnston. Inserita in “1990”, suo undicesimo album, porta la sua firma e quella di Jad Fair, che a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta lo affiancò spesso nelle sue composizioni. Negli ultimi anni ha trovato un’inaspettata riscoperta grazie alle cover firmate da Beck, Beach House e soprattutto Lana del Rey.

True Love Will Find You in the End

È il brano che chiude “Retired Boxer” , uscito a gennaio 1985. Fu uno dei primissimi successi di Johnston, che anche grazie a questa struggente quanto insolitamente “positiva” ballata d’amore fece accendere i riflettori di MTV su di lui. Anche in questo caso, sono state le cover di Beck e Wilco, negli scorsi anni, a rilanciarne l’eco ad un pubblico più vasto.

The Story of an Artist

Una delle “riscoperte” della carriera di Daniel Johnston. “The Story of an Artist” fa parte del suo secondo album, “Don’t Be Scared”, che esce autoprodotto su cassetta nell’estate del 1982 per poi tornare in produzione più volte negli anni successivi. Il brano, però, è tornato prepotentemente di attualità dopo essere stato inserito in uno spot pubblicitario della Apple nel 2018.

Walking the Cow

L’album “Hi, How Are You?” del 1983 divenne celeberrimo nel cuore degli anni Novanta quando Kurt Cobain decise di indossare agli MTV Video Music Awards 1992 una T-shirt con stampata la copertina dell’album. Un endorsement che fece conoscere a tutto il mondo l’opera di Daniel Johnston e “Walking The Cow” fu uno dei brani di maggior impatto di quell’album. Eddie Vedder amò a tal punto il brano da decidere di aprire tutti gli show del suo primo tour da solista del 2008 con questa canzone.

Casper the Friendly Ghost

Chi non conosce il fantasmino Casper? Johnston dedicò una canzone al popolare personaggio dei fumetti inserendola in “Yip/Jump Music”, album del 1983, ma anche in questo caso trovò il successo solo un decennio dopo, quando il musicista Lou Barlow, chiamato a realizzare la colonna sonora del film “Kids”, ve la inserì al suo interno. 

Grievances

Un brano che Johnston ha reinciso più volte in varie versioni nel corso della sua carriera, ma che è già presente come traccia d’apertura nel suo disco d’esordio, “Songs of Pain” del 1981. È la canzone che introduce nella sua opera la figura di Laurie, sua “musa” e, probabilmente, amore mai corrisposto del cantautore americano.

Devil Town

È la traccia di apertura di “1990”, il suo disco più maturo e profondo. Un brano a cappella, desolante e desolato, spettrale nella sua profonda spiritualità.

The Sun Shines Down On Me

Torniamo nel 1982 con questo brano, inserito in “Don’t Be Scared”, che mostra un Johnston in cui ancora filtrano raggi di luce in mezzo alla solita oscurità che avvolge i suoi pezzi.

My Life is Starting Over

Uno dei pezzi più “scanzonati” della carriera di Johnston quello che apre il suo unico (quasi) successo commerciale: “Artistic Vice” del 1991 gli regala un contratto con la Atlatic Records e, di fatto, la possibilità di incidere e promuovere la sua musica al meglio delle sue possibilità. Un sogno che durerà solo qualche anno prima che i problemi mentali lo portino in una casa di cura.

Life in Vain

Dopo l’ennesimo crollo psichico, Daniel Johnston riuscì a completare “Fun”, il suo primo e unico album per una major (la Atlantic), nel 1994 incidendolo all’interno della casa di cura dove era ospitato. A livello commerciale l’album fu un disastro, ma “Life in Vain” è il manifesto del malessere di vivere dell’artista: “E’ così difficile restare vivo/quando ti senti un morto che cammina/sto rinunciando così chiaramente/sto vivendo la mia vita invano”.

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