Una toccante intervista, rilasciata a Vanity Fair, in cui Loredana Bertè ricorda sua sorella Mimì a ventiquattro anni dalla tragica scomparsa ammettendo di pensare a lei quando è sopra il palco.
Loredana Bertè è senza ombra di dubbio tra i protagonisti indiscussi della 69° edizione del Festival di Sanremo. L’artista si è presentata sul palco del Teatro Ariston con il brano “Cosa ti aspetti da me”, una bomba musicale in cui sentimenti, pezzi di vita e tanto rock esplodono grazie alla voce unica dell’artista. La cantante ha ammaliato tutti nel corso delle prime due serate ricevendo anche una standing ovation durante la sua seconda esibizione. Questa sera Loredana presenterà il suo pezzo, in occasione della serata dei duetti, insieme a Irene Grandi.
Ieri sera Serena Rossi è stata ospite sul palco del Festival per presentare il film dedicato all’indimenticata Mia Martini e proprio Mimì è stata tra gli argomenti discussi da Loredana nel corso della sua intervista al magazine Vanity Fair, articolo poi riproposto anche sul sito della rivista.
Ecco alcune parti dell’intervista rilasciata a Vanity Fair in cui Loredana ricorda Mimì:
Quando si scioglie?
«Quando sono sul palco».
A chi pensa in quel momento?
«A Mimì».
Lei cosa si aspetta da sé?
«Di continuare a cantare, che per me non è un mestiere. Chi canta per mestiere è un mercenario. Io vivo per quei momenti sul palco».
È anche di questo che parla la canzone quando dice: «Ti aspetti tutta una vita per essere un attimo»?
«Quella strofa racchiude il mio concetto di felicità. La felicità non si può definire perché dura un istante. Te ne accorgi dopo, quando è finito».
Un istante felice che ricorda?
«Gli esordi, quando Mimì e io non eravamo nessuno. Se sentivamo che c’era un provino in qualche città, partivamo subito in autostop. Non ci fermava niente, neanche le porte in faccia».
Nel corso dell’intervista Loredana torna a parlare di Mia:
Una delle ragioni che hanno annichilito sua sorella è stata la diceria che portasse sfortuna. Pensa che, se una cosa del genere succedesse oggi, nell’era dei social, una denuncia su Facebook potrebbe fermare questa superstizione assassina?
«Da allora non è cambiato nulla. Vedo ancora gli artisti fare scongiuri, praticare rituali scaramantici, riempirsi le tasche di cornetti prima di un’esibizione. Non io: sul palco vado allo sbaraglio».
Senza paura?
«Paura no, ansia sì. Poi comincio a cantare e passa».
Non si sente brava abbastanza?
«Io me la cavo. Le brave sono altre».
Per esempio?
«Elisa. E Mimì, naturalmente. Sono sempre stata consapevole che non avrei raggiunto il suo livello».
Mai un briciolo di invidia?
«Mai. Ero orgogliosa di averla accanto. E mi sono sempre accontentata di quello che riuscivo a dare io».