A pochi giorni dall’uscita del trailer che anticipa il film “Bohemian Rhapsody”, ecco le canzoni che hanno sancito il successo dei Queen esaltando le doti canore di Freddie Mercury
Oltre trecento milioni di copie vendute in tutto il mondo, numerosi riconoscimenti nella Grammy Hall of Fame e vari record infranti. I Queen sono uno dei più importanti gruppi musicali della storia del rock e hanno riscosso grande apprezzamento sia dalla critica che dal pubblico. La voce indimenticabile del compianto Freddie Mercury, unita alle melodie e agli assoli di Brian May hanno reso riconoscibile la musica dei Queen in tutto il mondo.
Le canzoni indimenticabili dei Queen: gli esordi tra rock e opera
Senza nulla togliere agli album di esordio della band britannica, il primo brano indimenticabile dell’infinita produzione dei Queen è contenuto nell’album “A night at the Opera”: si tratta di "Bohemian Rhapsody", scritto nel 1975 direttamente da Farrokh Bulsara, vero nome di Freddie Mercury. Il ritmo del brano è incalzante e teatrale: si parte con voce e piano fino al crescendo finale in cui spicca la chitarra di Brian May. Nonostante i sei minuti complessivi e la particolare struttura musicale, "Bohemian Rhapsody" ha riscosso subito un grande successo ed è considerato un punto di svolta nella produzione, per la fusione di hard rock, opera e ballate. Sarà proprio "Bohemian Rhapsody" a dare il nome al film sulla storia dei Queen e sulla vita di Freddie Mercury . Un anno più tardi, nel 1976, ecco "Somebody to love", primo singolo estratto da “A day at the races”: è una ballata rock a tema amoroso, scritta ancora da Mercury e in grado di stupire tutti per le sovrapposizioni di voci dell’intera band e per il perfetto mix tra la voce del frontman e il tappeto musicale.
I Queen nella leggenda: "We are the champions" e "We will rock you"
La sperimentazione e l’evoluzione musicale dei Queen non ha però soste e nel 1977 si cambia decisamente genere: nessun romanticismo e spazio ai toni trionfalistici. L’album “News of the world” contiene probabilmente due dei brani più famosi della band britannica, "We are the champions" e "We will rock you". Il primo è stato spesso utilizzato dai Queen come encore finale ai concerti ed è tuttora colonna sonora di numerosi eventi sportivi, tanto da essere eletta nel 2002 come la migliore canzone di sempre in un sondaggio a cui avevano partecipato 700mila utenti. "We will rock you" è invece il brano più coinvolgente dei Queen, nato dalla mente di Brian May che intendeva far partecipare maggiormente il pubblico. L’arrangiamento è stato studiato ad hoc e poi riprodotto con l’utilizzo di mani e piedi, mentre il ritornello è talmente noto da essere paragonabile ad un inno del rock & roll. La portata globale del brano è stata tale che la Konami, una delle maggiori case produttrici di videogiochi, ha deciso di inserire "We will rock you" come colonna sonora di Pro Evolution Soccer 2 prima e di PES 2016 poi.
La nuova svolta dei Queen e la collaborazione con David Bowie
Nel 1978, tra agosto e settembre, Freddie Mercury si trova a Nizza e approfitta dei Super Bear Studios per registrare un inno alla libertà sessuale. Si tratta di "Don’t stop me now", e sancisce il ritorno della fusione vincente delle due anime dei Queen: quella più intimistica della prima parte voce e piano che esalta le qualità canore di Mercury e quella più rock, che sprigiona energia nella seconda parte con un ritmo maggiormente incalzante. Nel 1980 i Queen decidono di infrangere nuovamente tutti i record incidendo l’album "The Game", da cui è estratto "Another one bites the dust", capace di essere apprezzato in tutto il mondo e superando persino "Bohemian Rhapsody" come numero di vendite: a scriverlo fu il bassista John Deacon, che fu in grado di stupire tutti con le influenze funky e disco music. A notare il valore commerciale del brano fu Michael Jackson, che convinse i Queen a pubblicare "Another one bites the dust" come brano singolo e che fece così entrare di diritto la sua linea di basso nella storia della musica. Nel 1981 è invece la volta della prima grande collaborazione dei Queen con un grande artista. Da una jam session nello studio svizzero di Montreux è nato "Under Pressure", brano scritto a dieci mani con l’ausilio di David Bowie. La storia di "Under Pressure" passa anche da tre nomi diversi: l’iniziale e incompiuta "Feel like", da cui gli autori sono partiti per incidere “People on streets”, poi rinominata "Under Pressure".
Le ultime perle dei Queen e le note fataliste
Nel 1984 è il turno di Roger Taylor di entrare nella storia come autore: si fa ispirare dalle prime parole pronunciate dal figlio e scrive “Radio Ga Ga”, brano nostalgico nei confronti del mezzo radiofonico e di critica al nuovo potere mediatico della tv e dei programmi musicali che hanno lentamente sostituito le stesse radio. Nonostante la durata di oltre cinque minuti, in breve tempo "Radio Ga Ga" si rivela un successo mondiale, fino a raggiungere la vetta delle classifiche in 19 nazioni diverse anche in virtù dell’apprezzamento del pubblico per le sue esecuzioni dal vivo particolarmente coinvolgenti. Nel 1986, i Queen trattano il delicato argomento dell’immortalità con “Who wants to live forever”, brano scritto da Brian May durante il tragitto in taxi dall’aeroporto di Heathrow agli studi di registrazione. Sarà lo stesso May a cantare la prima strofa, prima di lasciare il microfono a Freddie Mercury e accompagnarlo con un inconfondibile assolo di chitarra. Il brano è contenuto nell’album “A kind of magic”, che prende il titolo da un’altra pietra miliare della discografia dei Queen. Per i temi affrontati “Who wants to live forever” fu poi scelto anche come colonna sonora di "Highlander", film con Christopher Lambert che indossa i panni dell’ultimo scozzese immortale. Nel 1991, a sei settimane dalla scomparsa di Freddie Mercury, i Queen incisero l’ultimo dei loro brani indimenticabili, "The show must go on". Si tratta dell’ultima traccia di "Innuendo" e affronta temi delicati proprio a causa dell’AIDS che da lì a breve avrebbe portato al decesso del frontman della formazione britannica. Quello che inizialmente poteva sembrare proprio un testamento musicale di Mercury è in realtà un tributo scritto da tutto il gruppo, una poesia triste scritta da Brian May e subito accolta dal resto della band. Nonostante la malattia, Freddie Mercury riuscì ad incidere anche le parti più difficili del brano, regalando ai fan e al mondo intero quattro minuti difficili da dimenticare.