Uno studio ci dice che i fan Marvel potrebbero presto stancarsi. Ecco perché

Cinema

Manuel Santangelo

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Uno studio ha evidenziato come l’MCU stia iniziando a stancare persino i fan più accaniti del mondo dei cinecomics. A cosa è dovuto questo lento ma costante disinnamoramento e cosa deve fare la Casa delle Idee per evitare di venire battuta dalla cosiddetta “Marvel fatigue”

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Nel 2021 praticamente ogni mese abbiamo avuto un nuovo prodotto targato Marvel da guardare. Tra film e serie si è arrivati a sommare nove diversi titoli, per un totale di più o meno quaranta ore di contenuti inediti da fruire nel solo anno passato. Il 2022 non ha conosciuto rallentamenti con la Casa delle Idee che ha fatto uscire otto titoli in pochi mesi: da marzo a novembre abbiamo potuto godere come spettatori di addirittura trenta ore di intrattenimento arrivato direttamente dai Marvel Studios. Per capire di che mole si tratti basti pensare che con lo stesso numero di ore si possono vedere tutti i film di Spider-Man e compagni da Iron-Man fino a Avengers Infinity War. Una tale abbuffata di supereroi potrebbe stancare chiunque e non a caso si è iniziato a parlare di “Marvel Fatigue”, un lento disinnamoramento da parte del pubblico che ora è certificato anche da uno studio.

Il multiverso è tanta roba (forse troppa)

Quando, nel 2004, Jimmy Wales ha fondato la piattaforma Fandom il suo intento era chiaro: dare strumenti per capire quale fosse l’effettiva qualità del rapporto che lega determinati prodotti della cultura pop e propri fruitori affezionati. Nel caso di un film, per esempio, sarebbe troppo facile cercare di capire lo stato di salute di un progetto solo guardando ai risultati al botteghino. Per questo Fandom produce degli studi che, anche attraverso sondaggi diretti ai fan, danno informazioni interessanti. Di recente l’ultima ricerca della creatura di Wales ha evidenziato come si inizi a percepire una certa stanchezza nei confronti dei cinecomics e in particolare verso quelli della Marvel. Un’insofferenza che, dati alla mano, può essere intuita da una flessione negli incassi e che non può essere imputata solo a fattori esterni (come la mancanza degli introiti da mercati come Cina e Russia nell’ultimo periodo). La fase 4 del Marvel Cinematic Universe si è chiusa con il botto grazie a Black Panther: Wakanda Forever ma l’exploit di quest’opera non basta a nascondere quanto emerge dallo studio: un terzo dei fan Marvel si dice “affaticato” dall’eccessiva mole di contenuti rilasciati dal marchio, non solo al cinema ma anche su Disney+. L’idea di creare un universo (anzi un multiverso) in cui tutto è connesso impone molto spesso a chi ama l’MCU di seguire più o meno tutto, pena il non comprendere a pieno tutte le sfumature di uno dei prodotti. Film e serie Marvel fanno fatica in alcuni casi addirittura a essere fruiti come stand alone (si pensi all’ultimo Doctor Strange) e il dover recuperare tutto per giunta su media diversi, anche solo per stare al passo, sta rendendo le cose difficili ai fan.

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Si prega di rallentare

La Marvel ha sfruttato in questi ultimi anni un aspetto evidenziato anche nello studio: l’81% dei fan della Casa delle Idee è disposto a fruire di ogni progetto partorito dall’MCU, senza troppo fare caso al personaggio scelto come protagonista. Si tratta di una differenza non da poco con la concorrente DC Comics, che vede il 58% dei suoi ammiratori dichiararsi interessato solo a personaggi iconici come Batman o Superman. Questa disponibilità da parte di un pubblico fedele ha spinto quindi Kevin Feige a pescare a piene mani da un catalogo costruito in più o meno mezzo secolo, regalando spazio anche a personaggi secondari spesso sconosciuti a chi non era in precedenza fan dei fumetti. L’operazione negli anni ha regalato in passato felici sorprese, come il “ripescaggio” dei semi-dimenticati Guardiani della Galassia, ma sta ora iniziando a mostrare la corda. A mancare in questa fase quattro è stata soprattutto una visione d’insieme. Il Marvel Cinematic Universe era nato piano piano con due-tre film all’anno che, pur funzionando benissimo da soli, contribuivano a costruire un disegno più grande. Questa visione veniva sublimata in Avengers dove personaggi cui era stato dato spazio in precedenza si univano contro un nemico potentissimo e anch’esso già introdotto con la necessaria attenzione in altri lavori. Ogni pellicola aveva il suo genere di riferimento (dal film di formazione per Spider-Man alla commedia di Ant-Man) e tutto ciò che funzionava già da solo “esplodeva” nel gran finale. L’ultima fase ha invece mostrato l’incapacità di dare una netta direzione al tutto e l’idea dei multiversi, che doveva essere la carta vincente, non ha che peggiorato la situazione. Alcuni film hanno cercato una strada autoriale, fallendo poi proprio nel cercare di far entrare un certo tipo di regista in un mondo con cui c’entrava poco (si veda Eternals di Chloe Zhao) mentre tante pellicole sono state costruite quasi con il pilota automatico e con l’intenzione palese di coprire solo un “buco”.

US director Quentin Tarantino poses on the red carpet at the 16th annual Rome International Film Festival, in Rome, Italy, 19 October 2021. The film festival runs from 14 to 24 October. ANSA/ETTORE FERRARI

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Anche i supereroi si stancano

La fase cinque ha già provato a correggere il tiro in qualche modo, facendo capire che anche questa volta ci sarà una minaccia generale come quella rappresentata da Thanos in passato a fare da trait-d-union. Sperare però che basti il super-cattivo Kang a far superare la Marvel Fatigue è da ingenui. È vero che il Marvel Cinematic Universe ha già abbastanza progetti in cantiere per poter arrivare fino al 2032 ma forse va fatto un discorso più sulla qualità che sulla qualità, almeno sul lungo termine. Il Vice Presidente di Produzione e Sviluppo dei Marvel Studios Nate Moore ha di recente minimizzato il problema, dicendo che (al netto della inevitabile ciclicità del successo di qualcosa) l’MCU è destinato a sopravvivere senza troppi problemi. Nella visione di Moore lo studio deve solo limitarsi a pensare buoni prodotti, magari in uno di quei periodici ritiri in cui tutti i capi della casa si incontrano e decidono la strada da seguire. Va però come detto ripensato forse, oltre al modello produttivo, anche quello di distribuzione: non va fatto l’errore di credere che siccome si vende una torta buonissima il cliente continuerà a mangiarla ogni giorno, senza trovarla alla fine stucchevole dopo un po’. Sono passati dieci anni esatti dal primo Avengers e da quella scena post-credit in cui i nostri eroi apparivano davvero sfiniti. Ora a essere stanchi iniziamo ad essere anche noi spettatori e non darci una piccola pausa sarebbe sgarbato, oltre che controproducente.

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