The Sun Rises on Us All, colpa e redenzione nella Cina post covid, La recensione del film

Cinema
Paolo Nizza

Paolo Nizza

Presentato in concorso alla Mostra di Venezia, il film segna il ritorno di Cai Shangjun con un’opera intensa che indaga colpa, sacrificio e impossibilità del perdono. Interpretato da Xin Zhilei e Zhang Songwen, distribuito prossimamnente in Italia da Wanted, Cinema ritrae la Cina post-pandemica attraverso gesti quotidiani che diventano parabole di fallimento e resistenza

A quattordici anni dal Leone d’Argento con People Mountain People Sea, Cai Shangjun torna in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia (LA DIRETTA) con The Sun Rises on Us All (Ri Gua Zhong Tian). È il suo lavoro più intimo e stratificato: un dramma morale che intreccia sacrificio e tradimento, impossibilità del perdono e desiderio di redenzione, trasformando una vicenda privata in riflessione universale.

Trama: sacrificio e colpa

La storia ha il respiro della tragedia classica. Meiyun (Xin Zhilei) e Baoshu (Zhang Songwen) erano amanti: lui si è sacrificato per lei, assumendosi la colpa di un crimine che lei aveva commesso. Dopo anni di silenzio, i due si ritrovano, ma il tempo non ha portato catarsi né guarigione. L’incontro diventa un confronto con il fallimento e con la crudeltà del destino: sacrificio non significa giustizia, pentimento non coincide con perdono.

Gesti quotidiani come condanna

Il film scolpisce la sua intensità non nei grandi colpi di scena, ma nei dettagli che graffiano. Gesti quotidiani scandiscono il dolore, come paragrafi di un fallimento: sigarette accese che bruciano lentamente, magliette sporche di sangue, un’ecografia che svela più di mille parole, la tv che trasmette una partita di calcio mentre la vita crolla. Minacce arrivano via cellulare, la protagonista vende abbigliamento online ma una partita difettosa viene respinta al produttore e il rimborso non arriva. È in questi episodi minimi che emerge l’eco di un mondo sospeso, dove la precarietà diventa condizione esistenziale e la giustizia rimane un’illusione.

Un dramma morale profondamente “cinese”

Cai descrive The Sun Rises on Us All come un film sulla moralità, profondamente radicato nella società cinese post-pandemica. Non più denuncia sociale diretta, ma introspezione morale e spirituale: sacrificio e benevolenza, ma anche odio e rancore, convivono nello stesso respiro. Il film diventa così specchio di un Paese in trasformazione, ma anche di un’umanità intera che fatica a trovare equilibrio tra colpa e perdono.

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Fotografia e montaggio: la sottrazione come stile

La fotografia di Kim Hyunseok segue i personaggi come un respiro: nessun virtuosismo, solo inquadrature tese, ombre umide, luci soffuse che avvolgono Guangzhou e le sue notti claustrofobiche. Anche il montaggio, cesellato in 47 versioni da Matthieu Laclau, è un lavoro di cesello che privilegia i silenzi, gli sguardi, i vuoti più che le parole. È un’estetica della sottrazione, che lascia emergere il peso del non detto.

Interpretazioni emozionanti

Xin Zhilei presta a Meiyun un volto scavato dal rimorso, capace di rendere visibile il tormento interiore anche in un gesto minimo. Zhang Songwen restituisce a Baoshu la dignità di un uomo spezzato ma ancora vivo, che ha trasformato il dolore in una forma muta di resistenza. La loro alchimia è fatta di attrazione e rifiuto, di prossimità e distanza: tensione pura.

Un autore trasformato

Cai Shangjun è un autore in metamorfosi. Dopo aver raccontato i margini e le ingiustizie sociali, con questo film sposta lo sguardo sul cuore segreto della vita spirituale cinese. The Sun Rises on Us All segna un cambio di passo: non denuncia, ma introspezione. Non rabbia, ma malinconia. È un cinema che interroga lo spettatore sul senso stesso del sacrificio, sul peso della colpa, sull’impossibilità del perdono.

Un viaggio globale

Presentato in concorso alla Mostra di Venezia 2025 e in seguito al Toronto International Film Festival e al Busan International Film Festival, il film si prepara a un percorso internazionale di prestigio. In Italia verrà distribuito da Wanted, confermando l’interesse crescente del nostro mercato per il cinema d’autore cinese.

Un sole che brucia

Il titolo, The Sun Rises on Us All, sembra annunciare speranza, ma in realtà porta con sé un chiarore che ferisce. È un sole che non illumina, ma costringe a guardare le cicatrici. Nell’abbraccio finale di Meiyun e Baoshu non c’è redenzione, ma la dignità di un dolore condiviso.

Cai Shangjun consegna così un’opera lirica e implacabile, che unisce tragedia e quotidianità, minimalismo estetico e densità emotiva. Un film che resterà inciso nella memoria della Mostra e che segna un nuovo capitolo nella carriera di uno degli autori più raffinati del cinema cinese contemporaneo.

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