The Brutalist, 8 curiosità sul film con Adrien Brody

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Per il regista Brady Corbet la realizzazione della pellicola ha significato notti insonni e un decennio passato a pensare a questo progetto. Ecco cosa sapere sul film vincitore di tre Golden Globe: dalla durata, ai cambiamenti nel cast, fino alla gestione di un budget molto ristretto

Dal 23 gennaio, in tre soli cinema in tutta Italia (Quattro Fontane a Roma, Lumière a Bologna, Arcadia a Melzo), in anticipo sull’uscita ufficiale del 6 febbraio, arriva The Brutalist. Il film di Brady Corbet si è aggiudicato tre Golden Globe: miglior film drammatico, miglior regia, miglior attore (Adrien Brody) ed è stato presentato all’81esima Mostra del Cinema di Venezia, dove è stato premiato con il Leone d’Argento alla miglior regia. Ecco le curiosità sulla pellicola: dalla durata al cast sostituito “in corsa”.

Per Corbet una nuova collaborazione con la moglie

Il film si focalizza sulla figura di László Tóth (Adrien Brody), un architetto ebreo-ungherese sopravvissuto all’Olocausto che arriva negli Usa, a Ellis Island, come rifugiato. Dopo poco si sposta a Filadelfia, dove sperimenta la febbrile esuberanza dell'America del dopoguerra, tra sconfitte e successi, in un’altalena continua. Il regista Brady Corbet ha scritto The Brutalist insieme alla moglie, l’attrice e regista norvegese Mona Fastvold. Corbet e Fastvold avevano già collaborato anche per la sceneggiatura de L’infanzia di un capo e Fastvold aveva recitato per il marito in Vox Lux.

Le notti insonni di Corbet

Corbet ha lavorato per un decennio a The Brutalist: "È stato un film veramente difficile da realizzare. Ci lavoro direttamente da sette anni, ed è stata la mia priorità per la maggior parte di questo decennio", aveva raccontato, a Venezia, il regista. "Questo film fa tutto quello che ci è stato detto di non fare", ha spiegato ancora Corbet. La realizzazione della pellicola, ha rivelato il regista in un’altra occasione, "ha comportato un grande sacrificio personale e fisico, a causa delle innumerevoli notti insonni".

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Oltre 3 ore di film e l’importanza dell’intervallo

Il film, con riprese in pellicola in 70 mm, dura moltissimo: tre ore e quaranta minuti, con un intervallo di 15 minuti nel mezzo, a dividere primo e secondo atto. "L'intervallo era sempre previsto dalla sceneggiatura", ha spiegato Corbet ai Gotham Awards. "È divertente, ha ricevuto più attenzione di quanto ci aspettassimo. Personalmente, ho difficoltà a rimanere fermo per tre ore e mezza, quindi ne avevo bisogno. È stata una decisione pensata per il pubblico".

I luoghi delle riprese: tanta italia

Le riprese sono durate complessivamente 34 giorni e si sono tenute tra il 16 marzo e il 5 maggio 2023. Il film è stato girato a Budapest, in Ungheria, e a Carrara, in Italia. A Carrara, in particolare, le riprese hanno interessato il centro storico della città, Corso Rosselli, Drogheria Riacci e la Cava Corsi a Colonnata.

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Molti cambiamenti nel cast

Il film era stato annunciato per la prima volta nel 2020 con un cast composto da Joel Edgerton, Marion Cotillard e Mark Rylance come personaggi principali, insieme a Sebastian Stan, Vanessa Kirby, Stacy Martin, Isaach De Bankolé, Raffey Cassidy e Alessandro Nivola. Dopo diversi ritardi, dovuti soprattutto alla pandemia da Covid-19, metà del cast è stato sostituito nel 2022. Joel Edgerton, Marion Cotillard e Mark Rylance sono stati sostituiti rispettivamente da Adrien Brody, Felicity Jones e Guy Pearce. Mentre Stacy Martin, Isaach De Bankolé, Alessandro Nivola e Raffey Cassidy sono rimasti a bordo.

Adrien Brody e il suo legame speciale con il film

La stella del cast è senza dubbio Adrien Brody. L’attore - premio Oscar per Il pianista - ha sviluppato un legame particolarmente stretto con il film. In diverse interviste Brody ha spiegato che il progetto ha avuto un grande significato per lui, perché la sua famiglia visse un'esperienza simile a quella del suo personaggio. "Ho avuto una vita intera di preparazione per questo ruolo", ha spiegato. "Ho desiderato a lungo un ruolo di questa complessità, che affrontasse così tanti temi personali per me. Provengo da origini molto umili". "László", ha spiegato l'attore, "è un personaggio ben costruito su carta, ma allo stesso tempo l’ho immediatamente sentito mio, l’ho compreso. Mia mamma è Sylvia Plachy, grande fotografa che lavora a New York: è fuggita dall’Ungheria, è stata quindi una rifugiata e, come László, ha cominciato la sua vita da capo, ma ha seguito il suo sogno di essere un’artista". "Capisco molto le ripercussioni di tutto questo sulla sua vita e sulla sua produzione artistica", ha aggiunto la star, "e credo sia un parallelo fantastico con la vita e le creazioni di László, e su come la psicologia post bellica influenzi il nostro lavoro e altri aspetti della nostra esistenza".

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Per la colonna sonora solo strumenti d'epoca

Per quanto riguarda invece la colonna sonora del film, a realizzarla è stato Daniel Blumberg, dopo la morte di Scott Walker, a cui era stato affidato il compito. Il regista voleva un sound minimalista e massimalista per il film e Blumberg ha usato solo strumenti dell'epoca.

"Al risparmio ovunque"

Per realizzare The Brutalist sarebbero stati spesi dai 6 agli 8 milioni di dollari, come riportato da molte testate di settore: una cifra piuttosto bassa nel mondo del cinema. "Devi avere una fede cieca per portare a termine qualcosa che è completamente sottofinanziato", ha spiegato il regista che, ad ogni modo, ce l’ha fatta. Come detto, gran parte di The Brutalist è stata girata a Budapest, in Ungheria, dove vengono offerti crediti d'imposta molto elevati alle produzioni internazionali: "Abbiamo girato in un Paese in cui le cose costavano quello che realmente dovrebbero costare. Girare in Ungheria non è così economico, almeno non dove eravamo noi. Ma è comunque più economico di New York". Inoltre, il controllo totale del budget ha permesso di evitare sprechi: "Secondo noi spesso i soldi vengono sprecati. È una realtà in cui viviamo tutti. Non credo di esagerare, se dico questo. Ma fare questo film con questa cifra ha significato un vero sacrificio per i nostri capi dipartimento". Tra le ottimizzazioni dei costi c'è stata anche la rinuncia alla stampa dei negativi: "Sarebbe stato troppo costoso elaborare qualcosa che comunque non avremmo usato". Corbet ha poi dichiarato al magazine americano Variety: "Siamo andati a risparmio ovunque possibile, per essere certi che ogni singolo centesimo si vedesse sullo schermo. È stato uno sforzo erculeo, che non consiglio a nessuno [...] anni e anni di lavoro praticamente gratis".

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