Arriva nelle sale italiane a partire dal 21 novembre il lungometraggio diretto dal regista premio Oscar per Mediterraneo e tratto da un soggetto scritto da Federico Fellini e Tullio Pinelli. Una pellicola interpretata da Pierfrancesco Favino e dai giovanissimi Dea Lanzaro e Antonio Guerra. Nel cast anche Omar Benson Miller, Anna Ammirati, Anna Lucia Pierro, con la partecipazione di Antonio Catania e Tomas Arana. Per l'occasione, ecco una scena in esclusiva per il sito di Sky TG24
Napoli-New York, il nuovo lungometraggio diretto dal regista Premio Oscar Gabriele Salvatores, arriverà nelle sale cinematografiche italiane a partire da giovedì 21 novembre con con 01 Distribution. Una pellicola interpretata da Pierfrancesco Favino e dai giovanissimi Dea Lanzaro e Antonio Guerra. Nel cast anche Omar Benson Miller, Anna Ammirati, Anna Lucia Pierro, con la partecipazione di Antonio Catania e Tomas Arana. Tratta da un soggetto scritto da Federico Fellini e Tullio Pinelli, la pellicola, come ha dichiarato lo stesso Salvatores è ispirata a una storia vera raccontata come una favola oppure, se volete, come una favola molto legata alla realtà. Una storia scritta benissimo, con grande bravura nel tenere desta l’attenzione dello spettatore con continue svolte e colpi di scena. Un film “classico”, potremmo dire, ma con un’anima molto moderna. Nella clip in esclusiva per il sito di Sky TG24, che trovate in testa all'articolo, potete vedere una scena in cui la piccola protagonista entra in un cinema di New York in cui proiettano Paisà, il capolavoro di Roberto Rossellini.
La trama del film
Nell’immediato dopoguerra, tra le macerie di una Napoli piegata dalla miseria, i piccoli Carmine e Celestina tentano di sopravvivere come possono, aiutandosi a vicenda. Una notte, s’imbarcano come clandestini su una nave diretta a New York per andare a vivere con la sorella di Celestina emigrata mesi prima. I due bambini si uniscono ai tanti emigranti italiani in cerca di fortuna in America e sbarcano in una metropoli sconosciuta, che dopo numerose peripezie, impareranno a chiamare casa.
Approfondimento
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Le parole del regista Gabriele Salvatores
"Già solo il fatto di essere venuto in possesso di una storia scritta da Federico Fellini e Tullio Pinelli, di cui si sapeva poco o niente, mi è sembrato meraviglioso. Quando poi ho letto questo “trattamento-sceneggiatura” di circa 80 pagine, la meraviglia è diventata desiderio e spinta creativa. È una bellissima storia ambientata alla fine degli anni ’40 a Napoli, poi su un piroscafo in viaggio per New York e infine nella grande metropoli americana. I protagonisti sono due scugnizzi napoletani, Carmine e Celestina, rispettivamente di 12 e 9 anni, senza famiglia né domicilio stabile, che si imbarcano come clandestini per andare in America a raggiungere la sorella della bambina e cercare una nuova vita. Il viaggio, l’altrove, la solidarietà sono temi che ho spesso trattato nei miei film. Ho anche spesso lavorato con i bambini ed è una cosa che mi ha sempre dato gioia. I bambini non “recitano”, vivono davvero quello che stanno facendo in un “gioco” molto serio. Non è un caso che in inglese o francese “recitare” si dica “to play” o “jouer”: giocare! Mi sono trovato davanti a una storia avventurosa, divertente, commovente che ci racconta, tra l’altro, come una volta eravamo noi i “migranti”, gli “stranieri”, i “diversi” (un tema molto attuale!). Ci sono due bambini napoletani come me (sono nato lì solo un anno dopo quello in cui è ambientata la storia), c’è il tema del viaggio, del cambiamento, il problema di diventare adulti... il tutto scritto da Fellini e Pinelli. Come fare a non lasciarsi coinvolgere?
Tra neorealismo e realismo magico
Fellini... La storia è stata scritta alla fine degli anni ’40. Prima, cioè, che Fellini mettesse a punto la sua personale poetica che lo ha reso famoso nel mondo, al punto che la parola “felliniano” è diventata indicativa di un preciso immaginario. Qui, invece, il racconto si organizza, in maniera tradizionale, nei classici tre atti e, anche se si può parlare di realismo magico, la storia non contiene gli elementi surreali e onirici che hanno caratterizzato la produzione successiva del Maestro ed è stata scritta in un momento di passaggio per il nostro Cinema: tra il neo-realismo (Fellini tra l’altro aveva collaborato alla sceneggiatura di Paisà, film che lui stesso cita nel soggetto), la commedia all’italiana e i primi tentativi di un cinema più “fantastico”.