Gli ultimi di noi, il documentario che rende omaggio a Sergio Martino e Ruggero Deodato

Cinema
Paolo Nizza

Paolo Nizza

Disponibile sulle principali piattaforme e diretta da Giorgio Bruno, un’opera che racconta le storie che hanno caratterizzato la vita personale e artistica di due cineasti capaci di rappresentare il cinema italiano di genere nel mondo e amati da maestri del calibro di Quentin Tarantino e Tim Burton. Con la partecipazione di Davide Pulici, critico cinematografico, saggista e cofondatore della rivista Nocturno, il docufilm è anche un tributo al regista di Cannibal Holocaust, scomparso il 22 dicembre del 2022

Dopo la visione, vorresti che Gli ultimi di noi (disponibile in streaming sulle principali piattaforme) durasse di più. Sarebbe stato meraviglioso se fosse stata una docuserie, magari in otto episodi. Perché non ci si stanca di ascoltare Sergio Martino e Ruggero Deodato, due titani del cinema italiano di genere, così vicini per talento e ingegno, eppure così lontani come indole e carattere. È un piacere raro assistere al loro incontro. Parimenti a I Duellanti di Ridley Scott si confrontano sfidano, si punzecchiano, sempre con le armi dell’ironia e dell’intelligenza di cui entrambi sono decisamente dotati. E alla fine a vincere è l’amicizia che lega i due cineasti. Un sentimento vero senza smancerie o sdilinquimenti. L’ altra nota di merito dell’opera diretta con passione e capacità da Giorgio  Bruno è quello di trasportarci nell’età dell’oro del cinema italiano. Un tempo in cui si producevano schidionate di pellicole nostrane e il pubblico si scapicollava a vederle. Le sale erano piene e il regista in incognito si sedeva defilato in poltrona per scoprire la reazione dello spettatore. Un universo meravigliosamente analogico. Un’epoca arcadica in cui il nostro Paese rappresentava la seconda cinematografia al mondo dopo quella americana.  Erano anni in cui poteva accadere che Martino fosse chiamato a Hong Kong per girare un lungometraggio con Bruce Lee. Poi non se ne fece nulla. Ma non importa. Come suggerisce il celebre verso di Tennyson: ”È meglio aver amato e perduto che non aver mai amato”.

Davide Pulici, host in un osteria romana

Se l’incontro tra Martino e Deodato funziona, intrattiene, emoziona, il merito è anche di Davide Pulici, autorevole e schietto fondatore, con Manlio Gomarasca, della rivista di cinema di genere Nocturno, nonché critico cinematografico e saggista, Un host, come direbbero gli inglesi, nel senso più alto del termine. Un padrone di casa mai affettato né pletorico. Un moderatore brillante e acuto che ricorda l’Alberto Arbasino del programma televisivo Match, andato in onda sul Rai Due nel 1977. Altro elemento vincente è l’idea di ambientare la conversazione in un’osteria romana. Sullo sfondo campeggia tutta la verace saggezza della capitale incarnata dalla celebre frase di Anna Magnani: “Nun ce pensà. Vivi, fottitene e 'mbriacate de felicità!", unita all’epigrafico  proverbio “con affetto e sentimento meno te vedo e mejo me sento."

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Tra Cannibal Holocaust L'allenatore nel pallone

I cineasti ricordano i loro primo incontro sul set di un film di Mino Guerrini, gli inizi come aiuto regista. Eppoi le versioni dei loro film per i mercati esteri, le sequenze scollacciate, girate sciattamente e aggiunte perché la censura le tagliasse, e non toccasse altre sequenze del film. Ça va sans dire, con Deodato si conversa  a lungo di Cannibal Holocaust, per il quale Ruggero venne condannato a quattro mesi di reclusione, 400.000 lire di multa e un mese di arresto con la condizionale, ma la Corte di cassazione, in ultimo grado, riabilitò il film. Martino puntualizza che in Italia viene ricordato soprattutto per lo straordinario successo di L’allenatore nel pallone, mentre negli States I corpi presentano tracce di violenza carnale viene proiettato nelle università, senza dimenticare che si tratta del thriller all'italiana più amato da  Quentin Tarantino.

In memoria di Ruggero Deodato

Tra aneddoti, curiosità, battute, ricordi, film mai fatti, incontri epocali con miti come Totçe Antony Quinn, Gli ultimi di noi ci offre anche un efficace montaggio delle sequenze di alcuni dei lungometraggi più noti dei due autori. Insomma, il docufilm è una preziosa e unica testimonianza della vita privata e della carriera di una coppia straordinaria di amici e di registi. Ed è anche un meraviglioso e affettuoso modo di ricordare Ruggero Deodato, scomparso il 29 dicembre 2022 all'età di 83 anni. Perché, per citare le parole di Andrej Tarkovskij: Il cinema è in grado di cogliere e rendere il passaggio del tempo, per fermarlo, quasi a possederlo in infinito. Direi che il film è la scultura del tempo.”

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