Insignito del Premio Stella della Mole, il grande regista americano con cittadinanza italiana, durante la conferenza stampa presso il Museo del Cinema di Torino ha parlato del suo impegno costante nel restauro delle pellicole del passato, dei suoi progetti futuri e di come il film "Gangs of New York" sia uno specchio ancora attuale degli Stati Uniti
“Il cinema è la scrittura moderna il cui inchiostro è la luce”, diceva Jean Cocteau. E Martin Scorsese, a più di sessanta anni dal suo esordio dietro la macchina da presa, continua a illuminare la storia della settima arte. Sicché vederlo ospite dello splendido e suggestivo Museo Nazionale del Cinema di Torino, nonché insignito del Premio Stella della Mole, è come vederlo giocare in casa. Enzo Ghigo e Domenico De Gaetano, rispettivamente presidente e direttore del Museo, hanno omaggiato il grande cineasta con un preziosissimo DCP contenente alcune scene inedite di Cabiria, il primo kolossal apparso sul grande schermo, diretto da Giovanni Pastrone nel 1914 con i cartelli scritti da Gabriele D’Annunzio. Un tributo anche all’impegno costante del Maestro della New Hollywood nella conservazione e recupero del patrimonio filmico.
La forza del cinema del passato
“Ovunque vada il cinema, non possiamo permetterci di perdere di vista le sue origini”. Martin Scorsese, in giacca blu, camicia azzurra e pantaloni grigi, ribadisce questo concetto nello spiegare il proprio amore per il restauro dei grandi classici. Racconta quanto sia stato complesso, li inizi, quando ancora non c’erano né l’home video, né le piattaforme digitali, far comprendere agli Studio l’importanza della corretta conservazione delle pellicole. Il regista ricorda lo sciagurato incendio a Santa Monica a meta degli anni Sessanta in cui finì in cenere Quarto Potere di Orson Welles. All’epoca esistevano solo magazzini che nascondevano tesori ma spesso in pessime condizioni. Finite le stampe i soldi venivano reinvestiti e nessuno si prendeva cura della longevità di stampe e negativi. Il primo lungometraggio che cercò di recuperare, con grande fatica, fu la versione americana de Il Gattopardo di Luchino Visconti. Spesso a causa dell’usura il tempo il rosso acceso del technicolor si trasformava in rosa pallido. E a questo proposito Martin Scorsese rammenta una terrificante proiezione di Niagara, seguita da Quando la moglie è in vacanza. Marilyn risultava così sbiadita che il regista abbandonò la sala. Per questo il cinema classico va salvaguardato, ammonisce il regista di Goodfellas: “Per mostrare i film nelle scuole, agli studenti, attraverso un’accurata selezione”. Per apprendere quella che Pasolini chiamava la straordinaria forza rivoluzionaria del passato.
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Dal biopic su Frank Sinatra al nuovo film su Gesù Cristo
Il pericolo è scampato: Martin Scorsese non ha nessuna intenzione di ritirarsi: “Spero di continuare ad avere l’energia per fare film. E spero di avere anche i soldi". Il biopic su Frank Sinatra è stato rinviato. Ora Martin Scorsese sa lavorando su un’altra pellicola incentrata sulla vita di Gesù Cristo. E Il cineasta aggiunge lavoro anche nella documentaristica: "Mi piace il mix di fiction e doc, guardo al passato, osservo di persona gli scavi archeologici, mi piace questo genere di scoperta. Ecco perché sono stato produttore esecutivo di un film sull’archeologia sottomarina, la settimana scorsa ero a Ustica e Taormina. Per questo le tempistiche si sono allungate: ho un progetto a Roma, oggi sono a Torino, poi tra un paio di giorni tornerò in Sicilia a visitare la città di mio nonno, Francesco Scozzese…perché si chiamava così, sapete? Sono gli americani che ci hanno ribattezzati Scorsese! Voglio capire le mie radici, è un viaggio sentimentale, ma amo pensare che da questa mia esperienza verranno fuori altri film”.
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L'attualità di Gangs of New York
Come insegnano molte opere di Scorsese, l’America è nata nelle strade e le strade sono spesso violente. A questo proposito Martin accoglie di buon grado la domanda sull’attualità di Gangs of New York diretto nel 2002: “Quando ho girato a Cinecittà il film, abbiamo indagato proprio su questo esperimento di governo, l’idea dell’immigrato, che nel 1840 si trasferisce in un altro Paese. Erano presenti molti gruppi etnici el a possibilità di gestire con successo questo tipo di situazione Oggi abbiamo di nuovo i gruppi che c’erano all’epoca del film. E’ già accaduto in passato e non sappiamo cosa possa succedere tra qualche settimana. Questo esperimento, che chiamiamo “democrazia”, potrebbe continuare oppure finire". Insomma, Scorsese paragonA Gangs of New York aL Satirycon di Fellini. Al posto dei sampietrini romani ci sono i marciapiedi della Grande Mela, ma il fiilm del cineasta americano si è rivelata "Una previsione tragicamente azzeccata".
Il futuro del cinema
Per Scorsese, la settima arte è ancora giovane. Per Martin; “ll cinema è nel periodo dell’infanzia. E’ come il teatro agli inizi dell' Ottocento. Bisogna comprendere perché vogliamo narrare certe storie, per poterci identificare a vicenda, anche nel rispetto della diversità di opinioni. Tuttavia il cinema ora potrebbe andare in qualsiasi direzione, finire su un tablet, o direttamente proiettato con un chip nelle nostre menti: immaginate L’Orlando Furioso o Amleto nella realtà virtuale. Ciò che conta è cosa si vuole dire, con quale passione, e se si è in grado di comunicare ai fini di migliorare gli aspetti del nostro mondo, invece di distruggere tutto. Perché il concetto di informazione è differente da quello di conoscenza. Questa è la chiave. Ho scoperto TikTok da poco, perché mia figlia mi ha segnalato che ci ero finito. Chissà, magari in futuro lo userò. Si potrebbe perfino fare un film in un bicchiere”.
La violenza fa parte di noi
Quando si tratta del cinema di Scorsese, è inevitabile che si parli di violenza. E spesso il cineasta italaoamericano ha avuto problemi con la censura. Da L'ultima tentazione di Cristo a The Wolf of Wall Street. Ma il regista non si considerà ne un buono né un cattivo maestro e aggiunge. "La violenza fa parte di quello che siamo. Era l'essenza quando io crescevo, fa parte della mia storia, del crescere in strada"."C'è attrazione verso la violenza, soprattutto da parte dei giovani. Non siamo violenti intenzionalmente. Non si può certo esultare davanti alla violenza, ma non possiamo negare che faccia parte del nostro essere. Non si può dire che la violenza sia un male in assoluto. Quando si evita di guardare anche questa è violenza"