Familia, il "melodramma nero" presentato a Orizzonti alla Mostra del Cinema di Venezia

Cinema

Camilla Sernagiotto

Credits: sito web Mostra del Cinema di Venezia

Presentata al Lido la pellicola diretta da Francesco Costabile. Racconta di Luigi Celeste, ventenne che vive con la madre Licia e il fratello Alessandro. I tre sono uniti da un legame profondo. Sono quasi dieci anni che nessuno di loro vede Franco, compagno e padre, che ha reso l’infanzia dei due figli e la giovinezza della donna un ricordo fatto di paura. Un giorno lui torna. E rivuole la sua famiglia

Oggi è il giorno in cui alla Mostra del Cinema di Venezia (SEGUI LA DIRETTA - GUARDA LO SPECIALE) è atteso il film Familia, diretto da Francesco Costabile e con protagonisti Francesco Gheghi, Barbara Ronchi, Francesco Di Leva e Marco Cicalese, tra gli altri. Viene presentato nella sezione Orizzonti. È tratto dal romanzo Non sarà sempre così di Luigi Celeste, autore che nell’adattamento cinematografico diventa il personaggio principale, quello chiamato appunto Luigi. E anche il cognome è proprio quello di colui che firma l’opera letteraria, perché la storia è quella, vera e terribile, che Celeste raccontò nel suo libro Non sarà sempre così, scritto quando si trovava nel carcere di Bollate, condannato per aver ucciso il padre per salvare la madre dagli abusi e le violenze subite per una vita intera. Anche lui, l’autore e protagonista del libro autobiografico, è arrivato al Lido da Strasburgo (dove vive e lavora) per sostenere questa pellicola e per condividere la commozione per l’accoglienza davvero calda del film assieme al regista e al cast. Sono passati sedici anni da quei fatti. “Rispetto al 2008, ci sono più leggi e tutele, ma i problemi persistono", racconta il regista al Corriere della Sera. "Le denunce sono aumentate, ma il sistema non sempre riesce a gestire i casi. Le donne hanno paura di denunciare, anche per la risposta delle istituzioni”.

La storia (vera e terribile) raccontata nel film

La trama di Familia racconta la storia di Luigi Celeste, un ventenne che vive con la madre Licia e il fratello Alessandro. I tre sono uniti da un legame profondo. Sono quasi dieci anni che nessuno di loro vede Franco, compagno di Licia e padre dei due ragazzi, che ha reso l’infanzia dei figli e la giovinezza della donna un ricordo fatto di paura. Un giorno lui torna. E rivuole la sua famiglia. Ciò che quest’uomo ha lasciato nella mente e nell’anima del “suo” nucleo familiare è una reminescenza di prevaricazione e terrore. Il ventenne Luigi vive la strada, alla disperata ricerca di un senso di appartenenza e di identità che non è riuscito a ereditare da quella sua “familia” messa a titolo (titolo molto significativo, come vedremo nei prossimi paragrafi, dato che il termine latino familia ha un'accezione particolare). Luigi si unirà a un gruppo di estrema destra, respirando rabbia e senso di sopraffazione.

Quando il padre Franco torna, la storia si ripeterà: quell’uomo avvelena tutto ciò che tocca e rende coloro che dice (e che crede) di amare dei prigionieri della sua ombra. E sarà a quel punto che Luigi e la sua famiglia scenderanno negli inferi dell’esistenza, arrivando a toccare il fondo dell’abisso per compiere un percorso di rinascita. Qualsiasi sia il prezzo da pagare, l’unico modo per affrancarsi dal perpetrarsi del destino sembra essere quello di arrivare al fondo per poi risalire. Riemergere, risorgere. Questo è ciò che il film Familia racconta.

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Francesco Costabile: “Un melodramma nero”

Familia è un melodramma nero, che contamina diversi linguaggi tipici del cinema di genere: dal thriller psicologico, al cinema horror fino al film a tematica sociale”, spiega il regista Francesco Costabile in una nota ufficiale. “In questa contaminazione c’è il desiderio di sperimentare, coinvolgere lo spettatore, andare in profondità e rendere questo racconto universale. Il cinema, come strumento esperienziale, ci permette di conoscere microcosmi inaccessibili, ci permette di sviscerare le emozioni, aprire la narrazione a una complessità di sguardo e di pensiero. Familia si pone questo obiettivo: raccontare la violenza, soprattutto quella psicologica; mostrarne le ferite profonde che segnano l’infanzia, per sempre”.

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Familia è la seconda opera del regista

Francesco Costabile è in gara in Orizzonti con quella che è la sua seconda opera. Familia arriverà in sala con Medusa dal 2 ottobre. Il cast vede Barbara Ronchi e Francesco Di Leva nel ruolo dei genitori di Luigi, Licia e Franco. Il protagonista è Francesco Gheghi (Luigi), affiancato da Marco Cicalese (il fratello Alessandro). Il regista ha voluto trattare la delicatissima materia autobiografica e altamente tragica con delicatezza per farne un “melodramma nero, contro la tossicità del patriarcato, mostrare l’orrore della violenza, compresa quella psicologica di chi vi assiste, le ferite profonde che segnano tutti coloro che ne sono coinvolti, per andare oltre la fredda conta dei femminicidi”.

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Il regista: "Bisogna partire dagli uomini"

Tra gli obiettivi di questo film, c’è anche quello di contribuire a cambiare la situazione: “Se vogliamo che sia reale, bisogna partire dagli uomini. La società patriarcale insegna agli uomini a censurare la propria parte emotiva, non a amare. Si insegna altro, a provare rabbia. È il presupposto che genera carnefici. Il cinema ha tempi e modalità diverse dalla cronaca, ci permette di capire come la violenza generi altra violenza, e che l'unica strada per combattere il patriarcato sia l'amore. Dobbiamo imparare ad amare e insegnare agli uomini a farlo”, queste le parole di Costabile.

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Il film resta un'opera di finzione

Benché la pellicola parta dal libro di Luigi Celeste, che chiaramente è stato coinvolto fin dall'inizio nel progetto, rimane comunque un'opera di finzione. “È stato difficile, emotivamente e non solo. Stare vicino a Gigi e alla sua famiglia mi ha dato una responsabilità in più”, ha detto il regista, intervistato dal Corriere della Sera. “La violenza domestica, la violenza di genere, è trasversale a qualsiasi contesto sociale”.

Il titolo in latino rimanda alla schiavitù

La scelta del titolo in latino, ha spiegato Costabile (il quale ha scritto il film assieme a Vittorio Moroni e Adriano Chiarelli), non è casuale: “Noi le famiglie ce le portiamo addosso e dovrebbero essere il luogo dell'amore, della crescita,
ma purtroppo non è sempre così. Il termine latino, familia, implica il contratto di schiavitù che il padre di famiglia instaura con i propri servi, compresa la moglie. In questa parola  c'è tutto il marcio che si nasconde dietro quest'istituzione in qualunque tipo di ambiente, ormai lo sappiamo tutti bene, in periferia come nei quartieri bene”.

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Barbara Ronchi è Licia

L’attrice Barbara Ronchi interpreta il personaggio femminile, Licia. “Si è resa conto a un certo punto della sua vita che aveva dentro casa una persona che stava stava distruggendo lei, i suoi figli, un'intera famiglia”, spiega Ronchi parlando del suo ruolo. “Ha provato con i mezzi, affidandosi anche alle istituzioni a allontanare questa persona. Ma dentro di sé è cresciuto un sentimento di colpevolezza che l'ha fatta passare dall'essere vittima a essere la colpevole. È stata isolata, non aveva genitori, amici, non aveva più il lavoro perché Franco Celeste glielo aveva fatto perdere. Non aveva delle persone che la potessero sostenere. La storia di Licia, delle sue difficoltà mi ha commossa. E mi ha fatto pensare quanto sia difficile per una donna scegliere di denunciare. Sai cosa hai le spalle, non sai cosa ti aspetta”.

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Di Leva: “Per sconfiggerlo, il male va raccontato”

Tra le prove più impegnative del film, c’è quella di Francesco Di Leva, l’attore a cui spetta il difficilissimo compito di calarsi nella parte di Franco, il padre-compagno-mostro: “Mi sono interrogato moltissimo su come trovare il modo di affrontarlo -spiega l’attore- sapere che ha vissuto da bambino a Secondigliano in una famiglia patriarcale, a contatto con quella violenza che a lui è sembrato normale portare nella sua famiglia, che ha respirato crescendo, mi ha aiutato. Era un manipolatore, ha truffato continuamente emotivamente i suoi, lasciando tanti segnali che è bene saper riconoscere. Per sconfiggere il male lo devi conoscere, il male va raccontato”.

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La produzione

Il film di Francesco Costabile è prodotto da Tramp Limited (Attilio De Razza, Nicola Picone) in associazione con Medusa Film, Indigo Film, O’Groove. Si basa su una sceneggiatura tratta dal romanza di Luigi Celeste, scritta da Francesco Costabile, Vittorio Moroni e Adriano Chiarelli. La fotografia è curata da Giuseppe Maio, il montaggio da Cristiano Travaglioli e la scenografia da Luca Servino, mentre a occuparsi dei costumi c’è Luca Costigliolo. Della musica, se ne è occupato Valerio Vigliar; dei suoni, Gianluca Costamagna, Federico Cabula, Piergiorgio De Luca e Sandro Rossi. Gli effetti visivi sono a cura di Luca Saviotti - Metaphyx.

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