Rosalie, amore, diversità e libertà in barba alle convenzioni. La recensione del film

Cinema
Paolo Nizza

Paolo Nizza

La talentuosissima Nadia Tereszkiewicz è protagonista di uno straordinario lungometraggio in uscita al cinema dal 30 maggio, grazie a Wanted. Ispirata a fatti realmente accaduti, la pellicola racconta la vicenda di una donna affetta da irsutismo alla ricerca della felicità in un mondo omologato e ipocrita. Nel cast anche Benoît Magimel

“Io accetto la grande avventura di essere me stessa", teorizzava Simone de Beauvoir. E in fondo anche Rosalie, la protagonista del film che arriva nelle sale italiane, a partire da giovedì 30 maggio grazie a Wanted Cinema abbraccia l’idea che ognuno di noi possa diventare davvero quello che è. In tempi in cui sovente i film in uscita tendono ad assomigliarsi, tra remake sbiaditi, sequel insipidi, reboot improbabili, il lungometraggio firmato da Stéphanie Di Giusto è un atto di coraggio, un’opera diversa , un viaggio alla scoperta del non conforme. La regista si è  ispirata liberamente alla figura di Clementine Delait, la celebre donna barbuta vissuta nel 1800 in Francia. Ma il film, presentato in Concorso nella categoria Un Certain Regard al Festival di Cannes 2023 e nella sezione Perlas al San Sebastian IFF 2023,  rifugge le scontate strade del mero biopic e financo le scorciatoie dello scandalismo d’accatto. Con le armi del grande cinema e con un’inusitata grazia, Rosalie fa proprie le parole di Tiziano Terzani: "Solo se riusciremo a vedere l'universo come un tutt'uno in cui ogni parte riflette la totalità e in cui la grande bellezza sta nella sua diversità, cominceremo a capire chi siamo e dove stiamo".

 

Rosalie, la trama del film

“Gooble gobble, gooble gobble, We accept her one of us" ossia "la accettiamo come una di noi" cantavano i protagonisti di Freaks, capolavoro di Tod Browning riferendosi alla trapezista Cleopatra, donna “normale” e crudele, Ma se è una umanità ligia alla convenzione a dover includere l’accettazione del diverso da sé, nessun coro di giubilo si leverà al cielo. Sicché è difficile che in un paesino della Francia dell’1870, una ragazza che vuole essere amata e amare possa essere felice. La società vorrebbe ridurla a fenomeno da baraccone come la “donna aragosta”. Ma il desiderio non conosce catene, la pulsione non può essere ingabbiata. Rosalie con il corpo e il viso ricoperto di peli, che ogni giorno depila con certosina perizia, accetta di sposare Abel, proprietario di un caffé sommerso dai debiti. L’uomo ha acconsentito al matrimonio per la intascare dote ma Rosalie sceglie di svelare il proprio segreto e si fa crescere la barba. Sogna che Abel la desideri per quello che è, nonostante gli altri la considerino un mostro. Riuscirà il marito ad accettarla? E potrà Rosalie combattere e sopravvivere la malvagità degli altri?

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Rosalie, intervista alla protagonista del film Nadia Tereszkiewicz

L'immenso talento di  Nadia Tereszkiewicz 

Al netto della sua giovane età, la ventottenne Nadia Tereszkiewicz possiede una rara vis attoriale. Vincitrice del Premio César come promessa femminile nel 2023, si tratta di una interprete dal talento cristallino, in grado di calarsi in complicati ruoli borderline, un’autentica “atleta delle emozioni”, per usare una definizione cara Stanley Kubrik. E come già accaduto nei precedenti Babysitter di Monia Chokri, poi da Forever Young - Les Amandiers di Valeria Bruni Tedeschi a Mon Crime - La colpevole sono io di François Ozon e nella serie tv  Possessions (disponibile on demand su Sky), Nadia riesce con grazia ed empatia a trasportare lo spettatore il luogo estremi, dove ragione e sentimento duellano senza sosta e la passiona brucia in cupe vampe. Mai manierata, né tantomeno scolastica, nel vestire gli abiti e la barba di Rosalie, Tereszkiewicz trasfigura in sguardi, gesto e parole, l’aforisma di Marcel Proust: “il  vero viaggio di scoperta non consiste nel trovare nuovi territori, ma nel possedere altri occhi, vedere l'universo attraverso gli occhi di un altro, di centinaia d'altri: di osservare il centinaio di universi che ciascuno di loro osserva, che ciascuno di loro è".

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Un dramma in costume che parla del mondo di oggi

Non era affatto semplice perdersi, tra i labirinti del desiderio non conforme, tra i dedali dell’attrazione proibita. Ma  Benoît Magimel ci riesce egregiamente. Abel è un uomo divelto dalla guerra, ferito nell’anima e nel corpo. Un io diviso tra la brama erotica verso una donna molto femminile e al contempo irsuta, e la crescente repulsione per un essere umano che il mondo relega a mostro da fiera. In un’epifania di belletti, gioielli, ventagli di piume, cartoline erotiche, lingerie vintage e bicchieri di cognac, Rosalie, grazie alla forza senza tempo delle immagini in movimento, mette in scena una storia d’amore, un conflitto, una voglia di libertà che ci riguarda tutti. Non importa se l’opera è ambienta nella campagna francese dell’Ottocento. Il lungometraggio illustra, senza pontificare o impantanarsi in uno stile pompier, quanto sia difficile essere se stessi oggi. Dai social ai canoni di bellezza imposti come dogmi, l’omologazione regna sovrana. Siamo sempre più quello che gli altri vorrebbero che fossimo. Quindi Rosalie è una sfida vinta conto il conformismo, contro la dittatura dello stereotipo. Una pellicola emozionante, dolente, straordinaria. Una panacea cinematografica per proseguire con successo il viaggio alla scoperta di se stessi.Insomma, una perla rara da ammirare in sala. Perché Rosalie vi conquisterà.

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