Berlinale 2024, bufera per le dichiarazioni contro Israele dei registi di No Other Land

Cinema
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La Berlinale ha preso le distanze dalle opinioni espresse dall'attivista palestinese Basel Adra e dal giornalista israeliano Yuval Abraham, vincitori del premio per il Miglior documentario. Il secondo, che ha sottolineato l'esistenza di fatto di una "situazione di apartheid" tra lui e il collega, ha inoltre ricevuto una serie di messaggi intimidatori e di messaggi di morte. In Germania il cancelliere Olaf Scholz e la Ministra per la Cultura e i Media Claudia Roth hanno condannato le dichiarazioni "unilaterali"

Una bufera ha travolto il Festival Internazionale del Cinema di Berlino, finito sotto accusa a causa delle dichiarazioni giudicate contro Israele pronunciate dall’attivista palestinese Basel Adra e dal giornalista israeliano Yuval Abraham, entrambi registi del documentario No Other Land. La coproduzione israelo-palestinese, che il 24 febbraio ha vinto il premio per il Miglior documentario alla Berlinale, racconta le lotte di un villaggio della Cisgiordania contro i coloni israeliani. Durante la cerimonia di premiazione, Adra ha sottolineato la difficoltà di festeggiare sul palco “quando decine di migliaia di persone del mio popolo vengono massacrate da Israele a Gaza” e ha invitato la Germania a smettere di inviare armi a Israele. Abraham, invece, ha prima precisato di essere israeliano e ha poi aggiunto che “tra due giorni torneremo in una terra dove non siamo uguali. Io vivo sotto la legge civile, mentre Basel è sottoposto a legge militare”. Nonostante l’uno viva ad appena trenta minuti di distanza dall’altro, “io ho diritto di voto, mentre Basel non ce l’ha, io sono libero di muovermi dove voglio mentre Basel è, come milioni di palestinesi, rinchiuso nella Cisgiordania occupata” ha proseguito il giornalista, che ha concluso: “Questa situazione di apartheid tra noi, questa disuguaglianza deve finire”.

L'INDIGNAZIONE DELLA POLITICA

Il discorso dei registi ha alimentato la polemica non solo per le accuse di genocidio rivolte ad Israele, ma anche per la mancanza di riferimenti alle origini dell'offensiva scatenata da Tel Aviv, cioè gli attacchi sferrati da Hamas il 7 ottobre. "Le dichiarazioni rilasciate sabato sera alla cerimonia degli Orsi alla Berlinale sono state scioccanti e unilaterali, caratterizzate da un profondo odio nei confronti di Israele" ha dichiarato la Ministra per la Cultura e i Media tedesca, Claudia Roth, secondo quanto riportato dall'agenzia Dpa. "È inaccettabile che, in una serata del genere, registi internazionali non affrontino il bestiale attacco terroristico di Hamas contro più di mille persone (...) e il loro crudele assassinio e non dicano una parola sugli oltre 130 ostaggi che sono ancora trattenuti da Hamas", ha aggiunto. Inoltre, come spiegato dalla viceportavoce del governo, Christiane Hoffmann, anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz "concorda sul fatto che non si può permettere una posizione così unilaterale". Roth ha infine aggiunto che "indagheremo" per chiarire "come si possa garantire in futuro che la Berlinale sia un luogo libero dall'odio, dalla propaganza, dall'antisemitismo, dal razzismo, dall'ostilità verso i musulmani e da ogni forma di misantropia". Sulla scia degli orrori del nazismo, il governo tedesco ha collocato tra le priorità la lotta all’antisemitismo. Allo stesso tempo, è il principale finanziatore della Berlinale. In una nota inviata all’Afp nella tarda serata di ieri, il Festival ha sottolineato che le dichiarazioni dei registi costituiscono “opinioni individuali ed indipendenti” e "non rappresentano in alcun modo” quelle della Berlinale, ma ha anche affermato che dovrebbero essere “accettate” purché “rispettino il quadro legale”. La direzione della Berlinale ha inoltre dichiarato di “comprendere l’indignazione” suscitata dai commenti “ritenuti troppo di parte” che sono stati espressi durante la cerimonia di premiazione.

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GLI APPELLI E LE MINACCE

Altri registi hanno criticato Israele per il bombardamento su Gaza. Come riportato dal quotidiano tedesco Die Welt, il regista statunitense Ben Russell ha parlato di "genocidio" alla fine del discorso di accettazione di un premio. L'attrice, regista e giurata Jasmine Trinca ha invece scandito dal palco la richiesta di un "cessate il fuoco adesso" per Gaza, apparsa anche su adesivi attaccati agli abiti di alcuni partecipanti alla cerimonia. Le dichiarazioni di Abraham, invece, hanno scatenato contro di lui una serie di messaggi intimidatori e di minacce di morte, alimentati anche dalla messa in onda su un canale israeliano di un passaggio parziale dell’intervento del regista, quello dedicato alla "situazione di apartheid" che esiste di fatto tra lui e il collega Adra. “Il nostro film No Other Land sul brutale sgombero di Masafer Yatta, a Sud di Hebron, ha vinto il premio come Miglior documentario alla Berlinale", ha scritto su X il regista. "Il canale 11 di Israele ha mandato in onda questo segmento di trenta secondi del mio discorso, definendolo follemente "antisemita", e da allora ho ricevuto minacce di morte”.

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IL PROFILO HACKERATO DELLA BERLINALE

Nel frattempo, sul canale Instagram della sezione Panorama della Berlinale, sono apparsi slogal ostili ad Israele (incluso "from the river to the sea, Palestine will be free", in odore di negazionismo dello Stato ebraico), che sono stati poi cancellati. Un comunicato ha spiegato che il profilo "è stato hackerato e sono state pubblicate dichiarazioni a proposito del Medio Oriente che non vengono dal festival e non rappresentano l’attitudine della Berlinale". Immediata la reazione del sindaco della capitale tedesca, Kai Wegner, che su X ha scritto: “Ciò che è successo ieri alla Berlinale è stata una relativizzazione intollerabile. L’antisemitismo non ha posto a Berlino, e questo vale anche per la scena artistica. Mi aspetto che la nuova direzione della Berlinale garantisca che tali incidenti non si ripetano. Berlino ha una posizione chiara quando si tratta di libertà. Berlino è fermamente dalla parte di Israele. Non ci sono dubbi su questo. La piena responsabilità delle profonde sofferenze di Israele e della Striscia di Gaza ricade su Hamas".

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