Wim Wenders presenta Perfect Days: il video dell'intervista
CinemaNella shortlist per l'Oscar al miglior film internazionale (Giappone), arriva in sala il 4 gennaio il film di Wim Wenders, nato durante la pandemia e presentato in concorso al Festival di Cannes. E' una visione poetica sull'elogio della semplicità
Arriva in sala il nuovo film di Wim Wenders che si intitola "Perfect days".
Premiato al Festival di Cannes per la miglior interpretazione maschile allo straordinario attore giapponese Koji Yakusho, è il lungo elogio alla semplicità, alla vita fatta dalla bellezza delle piccole cose quotidiane, al tempo che scorre inesorabile ma benefico. Ecco con quali parole e passione il regista tedesco lo ha presentato.
Una delle cose che più mi hanno colpito del film sono gli occhi del protagonista, sui quali lei si concentra spesso. Sono pieni di dolcezza, luce e meraviglia. Quale era la sua intenzione?
“La prima immagine del film è quando Hirayama apre gli occhi. Il film inizia proprio così. La sceneggiatura si avvia con un uomo che apre i suoi occhi e poi man mano che il film si sviluppa capiamo che si basa proprio su cosa vedono questi occhi. L'intera pellicola mostra il nostro protagonista Hirayama, intento a guardare il mondo e ci mostra il suo modo di interpretare le cose. Credo che ad un certo punto, anche inconsciamente, lo spettatore adotti il suo modo di vedere e questo è il motivo per cui il protagonista è uno solo. Volevo davvero raccontare qualcosa attraverso gli occhi di un uomo che ha deciso di condurre una vita semplice. Naturalmente immagini che prima conducesse una vita differente e questa convinzione si rafforza quando nel film incontra la sorella che si presenta con una macchina molto costosa e un autista e lì capisci che probabilmente anche Hirayama prima conduceva una vita simile e che di certo prima non puliva i bagni pubblici (come invece fa adesso).
Insomma la sua vita era tutto che modesta. Hirayama però ha deciso di vivere una vita diversa, fatta più di contenuto e sostanza che di apparenza e ci regala una lezione di vita fondamentale: che si è più felici con meno (less is more, come si dice in inglese). Questo credo sia il vero motivo del perchè i suoi occhi risultino così dolci.
Lui non è confuso dalle troppe scelte, dalle troppe opportunità. Lui ha fatto la sua scelta, ha valutato le sue opzioni e ha deciso per la riduzione, per il poco, per ciò che davvero conta e questo alla fine lo ha reso più felice”.
Che cosa rappresenta la luce del sole nella sua vita?
“Hirayama ama vedere i riflessi dei raggi del sole sulle cose, un fenomeno che in giapponese si chiama “Komorebi”. A volte scatta delle foto e vediamo come è felice perché sente che queste luci, questi riflessi sono una vera e propria ricchezza nella sua vita. Forse è questo il segreto della sua felicità, ossia la capacità di vedere cose che noi diamo per scontate. Lui ama gli alberi, ama la luce e guarda come i raggi del sole passano attraverso i rami. Ama anche la musica e i libri e anche in queste cose non si concede molte opzioni: legge un libro alla settimana, quando lo finisce lo riconsegna in biblioteca e ne prende uno, solo uno, nuovo. E’ esattamente questa la sua scelta. Fa la stessa cosa con la sua macchina fotografica: sviluppa le foto e prende un solo rullino alla settimana per fare altre fotografie sapendo che in quel rullino ci sono 36 scatti. Guarda noi, noi che abbiamo il cellulare e possiamo fare infinite foto che alla fine non hanno nemmeno valore per noi. Al contrario, le 36 foto che lui può fare in una settimana, per lui hanno un grande valore”.
Dove crede che possiamo trovare la bellezza nel mondo?
“Credo che il concetto di bellezza sia davvero relativo. La bellezza poi è molto più soddisfacente se hai un momento per viverla, per goderla, per notarla. Dovremmo saperci godere il momento. Hirayama ha un grande rispetto per la capacità di vivere il presente e sa che questo è l’unico modo per vivere la bellezza del mondo che può anche risiedere nelle piccole e semplici cose, non deve per forza essere un magnifico quadro! Quello che lui ha, e si è creato, è il tempo per vivere queste piccole gioie, per interiorizzarle e farle proprie. E’ questo il segreto del vivere “qui e ora”, e forse non è una caso che sia l’unica cosa che spiega alla nipote. Prova a farle capire quanto sia prezioso questo concetto e che forse questo è davvero l’unico modo per vivere la bellezza delle cose”.
Lei come riesce a trovare il bello in ciò che la circonda?
“Questa è naturalmente una cosa che impari a fare nel tempo e ognuno di noi trova il proprio metodo per vivere il presente. Arriva un momento nella vita in cui capisci che liberare te stesso dal troppo, dalle cose inutili, dal superfluo, è l’unico modo per apprezzare meglio le cose. E’ un lento processo di apprendimento. Ho sempre creduto che la pandemia del Covid avrebbe davvero potuto essere un processo di apprendimento collettivo per ognuno di noi. Io stesso ho provato a imparare qualcosa in quei mesi, perché pensavo che ci dovesse essere un motivo per cui la nostra vita all’improvviso fosse stata bloccata, messa in un buco nero, quasi gettata via. La nostra vita si era bloccata e io davvero ho creduto che ci fosse un aspetto positivo dietro tutto questo. Poi quando la pandemia è terminata, siamo ritornati tutti a condurre la solita vita, quella di prima come se nulla fosse, dimenticandoci che forse ci avrebbe potuto insegnare qualcosa quel terribile momento. Mi sono davvero sentito triste per questo e in quel momento ho deciso che avrei fatto un film che in qualche modo testimoniasse invece un cambiamento, testimoniasse che qualcuno nel suo piccolo, aveva preso insegnamento da quei giorni di isolamento e che avesse la speranza di iniziare una vita diversa da prima. L’idea di “Perfect days” dunque è nata durante la pandemia e Hirayama, in effetti, è l’unica persona che conosco che ha imparato la lezione!”.