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The Creator, tra l’Intelligenza Artificiale e la paura dell’altro. La recensione del film

Cinema

Paolo Nizza

Arriva al cinema in Italia a partire dal 28 settembre, il thriller Sci-Fi ambientato in un prossimo futuro e diretto da Gareth Edwards, il regista di Rogue One. Una delle pellicole di fantascienza più emozionanti degli ultimi anni, interpretata da un dolente ed empatico John David Washington

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The Creator non è il ritratto del demiurgo cattivo teorizzato da Emil Cioran, Né tantomeno un tributo al briccone divino caro, divinità pagana cara ai Sioux e agli africani Dogon. Nella sale cinematografiche italiane dal 28 settembre, il lungometraggio è una riuscita e assai libera trasfigurazione sul grande schermo di Nirmata, il dio cronocratore della cosmogonia nepalese. Ma non siamo di fronte a un’astrusa docufiction sulle religioni orientali. Anzi, l’idea al regista Gareth Edwards si è manifestata mentre vagabondava in macchina per i campi del Midwest. All’improvviso, in mezzo all’erba alta, è spuntata un fabbrica marchiata con logo giapponese. Che con ogni probabilità fabbricava robot. Da appassionato di fantascienza, il cineasta ha immaginato di essere un androide costruito in quella fabbrica e di non aver mai conosciuto altro; poi un giorno qualcosa è andato storto e si è e ritrovato per la prima volta fuori, in questo campo, a vedere il mondo, il cielo: E nato quindi un film che centrifuga scienza e religione, Bene e Male, esseri umani  e intelligenza artificiale.  Un potente affresco che raffigura un futuro prossimo futuro, tutt’altro che rassicurante, eppure non privo di speranza. Una riflessione originale e coinvolgente che attraverso gli stilemi del fanta-action, ci parla di guerra, di intelligenza artificiale e della paura del diverso, sulle note “e “Flight Of The Rat” dei Deep Purple e della stupenda “Everything In Its Right Place “dei Radiohead.

THE CREATOR, La trama del film



Blade Runner 
alberga in molte sequenze di The Creator. Ma nel film di Edward gli androidi non sognano più pecore elettriche. Sono troppo occupati a salvare l’elettronica ghirba, visto che l’umanità gli ha dichiarato guerra. Il pianeta Terra, ritiene infatti che l’Intelligenza Artificiale voglia prendere il sopravvento. Gli americani in primis ritengono che i robot abbiano fatto detonare a Los Angeles un ordigno nucleare che ha incenerito un milione di persone. Sicché Joshua, un ex agente delle forze speciali, devastato dalla morte della moglie, viene reclutato per trovare e assassinare il Creatore, il misterioso artefice e responsabile dei successi bellici, dell’Intelligenza artificiale. Un leader in grado di sviluppare un'arma segreta, in grado di mettere la parola fine al conflitto...e all'umanità stessa. Joshua, insieme alla sua squadra di militari massicci e cazzutti, supera le linee nemiche e invade la pericolosa zona occupata dall'AI. Ma l’arma apocalittica è incarnata in un’innocente bambina dagli straordinari poteri.

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Un cuore di Tenebra

The Creator è un viaggio nel “Cuore di Tenebra”, tradotto in parole da Joseph Conrad e trasformato in immagini da Francis Ford Coppola. Apocalypse Now si è trasferita in un futuro in cui Occidente e Oriente battagliano, ma alla fine il rischio è che perdano entrambi i contendenti. E il protagonista (un ottimo John David Washington, attore sempre più maturo e convincente) non cerca una missione per i suoi peccati come il capitano Willard, ma un amore perduto e mai dimenticato, Pur all’interno delle regole di genere e consapevole delle logiche economiche di blockbuster, Edwards ribadisce il suo sguardo scevro da corrivi cliché. Le ispirazioni e financo le citazioni (in ordine sparso Terminator 2 Rain ManVende@aE.T. l’extraterrestre e Paper Moon - Luna di carta) salgono in superfice parimenti a uno spumante Franciacorta versato in una coppa e il risultato è altrettanto effervescente e gustoso, mai stantio e sgradevole. 

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Anche un androide può piangere

Parimenti ai suoi precedenti titoli: Monsters (2010) Godzilla (2014) Rogue One: A Star Wars Story, il cineasta britannico sceglie la fantascienza per decifrare la realtà. Senza vezzi da cinema arty indie, spiegoni inutili, con uso moderato degli effetti speciali digitali, la pellicola si interroga su quale potrebbe essere l’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale nei prossimi anni. E con acume, ci introduce con un’intrigante sequenza vintage in bianco e nero che rimanda all’iconografia degli anni Cinquanta e Sessanta con i robot, simili all’ineffabile Robby di Il Pianeta Proibito. Solo che gli umani, per tornare ad Apocalypse Now, sovente sono Gli uomini vuoti dell’omonima poesia di Eliott, recitata dal colonello Kurtz, ovvero: “Figura senza forma, ombra senza colore, forza paralizzata, gesto privo di moto”.  Ma per una curiosa coincidenza come accade in Io Capitano di Matteo Garrone, The Creator si conclude sul primo piano di un giovane sorridente. In questo caso si tratta di una bambina. Sarà la donna a salvare il mondo? Quello che scopriremo è che Visione, il supereroe di casa Marvel, non è l’unico androide in grado di piangere.

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